Salite Leggendarie: Via Attraverso il Pesce
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Salite Leggendarie: Via Attraverso il Pesce
A vederli arrivare, avranno pensato si trattasse di due sprovveduti. Soprattutto nel caso avessero tirato fuori le scarpe con cui avevano intenzione di salire. Scarpe, abbiamo scritto, non scarpette. Molti simili alle Superga (queste ultime peraltro giù utilizzate da altri in montagna, ma su vie decisamente più semplici), di taglio discount. D'altronde, anche l'aspetto generale non lasciava presagire nulla di particolarmente memorabile: in tempi di alpinisti grandi e grossi e progenitori dell'arrampicata libera scolpiti e muscolosi, quei due ricordavano piuttosto una coppia uomo-ragazzino alla scoperta di qualche canale di IV.
La data? Primo Agosto 1981. Circa un anno dopo l'apertura di “Supermatita” al Sass Maor di Manolo, la più alta realizzazione di apertura dal basso su suolo italico fino a quel momento realizzata.
Ma la cordata dei tre giorni successivi aveva qualche asso nella manica, perfino tecnologicamente parlando. Nello zaino c'erano un paio di ganci ad artiglio di tigre, che su quella parete saranno poi utilizzati, spesso a sproposito, sulla maggior parte delle aperture, i cliff. E per proteggersi senza appendersi al cliff o a un chiodo, e quindi progredire in libera, avevano una manciata di tricam, oggetti simili ai nut ma rispetto a quest'ultimi adatti per incastrarsi nei buchi.
Eh già, perchè quella porzione della Sud della Marmolada di fessure e di così-dette linee logiche ne presentava proprio pochine, tranne che nella prima, piuttosto rotta, porzione, e in alto, dopo la cengia, anche se più di tutto colpiva l'occhio una nicchia che dal rifugio Falier assomigliava più che vagamente ad una balena.
Solo una questione tecnologica, dunque?
No, c'era, e non secondaria, una componente umana, grazie al cielo. Igor Koller era un buon scalatore, per esempio, e aveva già sposato i dettami del free climbing, ovvero, aprire una via con più arrampicata in libera possibile, e comunque aprirla per poi poterla successivamente scalarla in libera. E il suo compagno era un ragazzino di 16 anni che da quel giorno e negli anni successivi scalerà praticamente soltanto tre giorni, ed esattamente quelli successivi a quell'arrivo al Falier. Non si dice mica, negli altri sport, che bisogna ritirarsi all'apice della carriera, da vincente? Beh, il ragazzino, evidentemente, aveva intuito che meglio di così non sarebbe stato facile fare...
I due aprono in stile alpino, stando in parete appunto per tre giorni. Non è chiaro dove e quanto vengano usati i cliff, che è un po' il punto debole, eticamente parlando, di qualunque apertura in cui si progredisce con una serie di passi in artificiale su cliff (ma il metodo Martin Scheel in Europa non era ancora arrivato, e negli Usa lo aveva applicato solo John Bachar sulla leggendaria Bachar-Yeran), ma certamente i due spingono, e non poco, il piede sull'acceleratore, tanto che Heinz Mariacher, che quella placconata la sognava da un paio d'anni, dirà che quel ragazzino non doveva avere tutte le rotelle a posto, per aprire in quel modo. Perchè aprire su una placca così, senza fessure di salvezza a cui puntare e senza trapano, presuppone un atteggiamento spregiudicato se non addirittura sfrontato.
Quando la notizia si diffonde, il nome della via, Attraverso il pesce, comincia ad essere mormorato su tutte le labbra dei più forti. Il primo ad accorrere è Beat Kammerlander, e il suo tentativo di ripetizione è fermato soltanto da un temporale, che lo costringe ad una ritirata da un bong incastrato, dopo la nicchia. Sarebbe stata una ripetizione straordinaria, ma il grande Beat dovrà aspettare gli anni a venire e il suo Ratikon per diventare leggenda planetaria. Nel 1983 si decide Heinz Mariacher, che nella valle del Sarca sta scoprendo le infinite possibilità della libera insieme a Manolo, Iovane e Bassi: i quattro attaccano la via a giorno inoltrato, forse un po' spregiudicatamente. Verso fine giornata Mariacher non ce la fa più, sta arrivando il buio e la nicchia è lontana. Vai tu, dice a Manolo.
Manolo, in quel momento, è il numero uno d'Europa, e forse del mondo. E' un fatto, parlano le vie salite e quello che ha fatto in montagna, in Trentino, al Verdon. Lo chiamano Mago proprio per questo. Mariacher gli aggancia anche un cliff all'imbrago e Manolo parte. Molti minuti più tardi Manolo tenterà di mettere un chiodo, perdendo il martello. “la situazione è molto strana”, dice nella sua parlata. Vede il cliff, lo prova, lo incastra, si cala in doppia, mentre in sosta una candela cerca di fare un po' di luce. Il cliff tiene, e il tentativo di ripetizione fallito diventa leggenda molto di più che se fosse riuscito.
L'anno dopo i quattro con Pederiva al posto di Bassi riescono, e questa volta Manolo è in prima linea molto più spesso. Mariacher racconterà di un mago distrutto alla fine di un tiro di corda che aveva fatto troppo lungo, con le corde che tiravano e lui che non sapeva più dove andare. La seconda ripetizione è della cordata Gullich-Albert, scusate se è poco.
Più avanti arriverà la libera, di Mariacher e di Pederiva ( 7b+, oggi un po' ridimensionato a 7a+/b secondo la maggior parte dei ripetitori), la prima salita a vista ( De Candido), e poi molte altre salite a vista ( nel 2005 Matteo Della Bordella la compierà in giornata nel giorno del suo 21° compleanno, tutta da primo di cordata) e anche però incidenti molto gravi, fra cui quello che interromperà la carriera del fuoriclasse Neil Bentley e che quasi farà fuori la grande Ines Papert. Arriveranno anche vie e aperture più impegnative, ovviamente, e proprio lo stesso Koller, con la via Fram, aprirà un nuovo capitolo. In altre parti, sempre negli anni '80, inizierà la saga delle aperture in libera di vie estreme e super impegnative dal punto di vista mentale, con Ratikon, Rote Wand e Wenden a proporre le cose più avventate. Anche se, anche questo bisogna precisarlo, comparare “Il pesce” di adesso a quello di allora è assolutamente impossibile: oggi ci sono molti più chiodi dei 25 chiodi intermedi ( furono poi usati 15 chiodi di progressione artificiale) usati in apertura.
Ma la leggenda della via Attraverso il Pesce è praticamente imbattibile, quanto a popolarità europea, e la possiamo affiancare a quella di Astroman a Yosemite. Quando Hans Jorg Auer la salirà slegato, nel 2007, infatti, si parlerà di un'impresa pari a quella di Peter Croft sulla via americana, una cosa sensazionale e al tempo stesso quasi inspiegabile.
Igor Koller è ancora appassionatissimo e ogni tanto lo potete trovare ancora al Falier, e di lui Stile Alpino ha anche pubblicato la storia dell'apertura di Fram, tutta da leggere. Quanto a Sustr...beh, si è ritirato, abbiamo detto. In qualsiasi altro sport, avrebbe vissuto di rendita, pubblicità, interviste, etc, etc.
Ma questo è alpinismo.
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Salite Leggendarie: Via Attraverso il Pesce :: Commenti
paolo75 ha scritto:
Comunque bell'articolo e bellissima storia, sempre.
sono d'accordo. Ma sono solo l'unico che s'infastidisce quando in un articolo del genere non viene citato il nome originale della via in questione (Weg Durch den Fisch)?
In effettiPaolin ha scritto:paolo75 ha scritto:
Comunque bell'articolo e bellissima storia, sempre.
sono d'accordo. Ma sono solo l'unico che s'infastidisce quando in un articolo del genere non viene citato il nome originale della via in questione (Weg Durch den Fisch)?
paolo75 ha scritto:Solo due precisazioni: non avevano il trapano, ma il pianta-spit sì.
E non è vero che Sustr da quel giorno non ha più scalato.
Comunque bell'articolo e bellissima storia, sempre.
PS: cosa si intende con "metodo Martin Scheel"?
Martin Scheel e' stato il primo a chiodare via sportive in montagna con il trapano e alte difficolta' obbligate tra chiodo e chiodo. In Ratikon ha iniziato lui con amarcord, dohle jonathan, hannibal, acacia e poi hanno proseguito i vari Kammerlander e Mathis.
Era svizzero: penso sia per questo che ha scritto che il suo metodo di apertura non era ancora stato importato in europa.
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