Salite leggendarie: Est del Cerro Torre via Direttissima all'Inferno 85-86
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Salite leggendarie: Est del Cerro Torre via Direttissima all'Inferno 85-86
Inverno 86-87, Est del Cerro Torre. Silvo Karo, Franček Knez, Janez Jeglič, Pavle Kozjek, Slavko Svetičič, Peter Podgornik aprono dal 6.12.1985 al 21.2.1986 la nuova via Direttissima all'Inferno (1100m,VIII+,A4,A1e,ghiaccio a 95°). scriteriata, temeraria, pericolosa. Oggi Janez Jeglič, Pavle Kozjek, Slavko Svetičič non ci sono più. Il team è, indiscutibilmente, uno dei più forti di tutti i tempi. la via, mai ripetuta.
Peter Podgornik e Franček Knez.
Nel numero 009 di Stile Alpino abbiamo pubblicato l'articolo dell'epoca, MAI pubblicato fuori dalla ex Yugoslavia.
"Primo di gennaio: tiempo mierda. Franček e Silvo se ne tornarono alla base. Con Pavlet preparammo due grandi zaini e ci mettemmo in cammino verso la montagna con la speranza di tornare con la vetta in tasca. Raggiungemmo la truna con la tempesta e seguì tutto ciò cui ci eravamo abituati col maltempo. Nei giorni in cui non c'eravamo, nella truna, tra la “camera da letto” e la “cucina”, si era formata una bella fessura, che si andava allargando lentamente ma inesorabilmente. La notte, gli elementi all'esterno si erano scatenati e la truna era diventata un vero e proprio imbuto per la neve fresca. Verso le tre di mattina un rumore strano mi aveva svegliato e ai nostri piedi c'era un cumulo di neve che cresceva a grande velocità. Nel guscio degli scarponi di plastica e con la vanga in mano mi tirai fuori dalla massa nevosa con la speranza che mi sarei rivisto di lì a breve con Pavlet.
Fuori imperversava una tempesta di neve che si mescolava alle valanghe della neve vecchia. Scavai nella direzione dalla quale ero arrivato e il putiferio durò piuttosto a lungo. La neve, che scivolava lungo la parete, mi ricopriva in continuazione e lo scavare era diventata una lotta per la sopravvivenza. Nella truna, Pavle si imbarcò a spalare con un pentolino d'alluminio che ci serviva per cucinare. Di tanto in tanto ci davamo l'un l'altro una voce ed eravamo felici quando arrivavamo a sentire una voce debole dall'altra parte del muro di neve. Indescrivibile la gioia per esserci rincontrati, ma per breve tempo, poi scavavamo di nuovo a tutto vapore e buttavamo fuori tutto quello che arrivava. La truna con l'attrezzatura era sepolta profondamente e noi dall'interno cercavamo di gettare fuori la neve, sul bivacco, e la vanga era quasi rovente per l'uso.
Il maltempo durò quattordici giorni e rimanemmo noi due con la vanga. Riducemmo al minimo il cibo ed il piccolo mangianastri ci spezzava con la musica la monotonia della prigionia bianca. Discutemmo innumerevoli volte tutti i problemi mondiali e locali, conoscemmo ogni modo e gesto del comportamento dell'altro. "
Foto e testo: proprietà STILE ALPINO
— presso Direttissima dell'inferno, Est del Torre.
Peter Podgornik e Franček Knez.
Nel numero 009 di Stile Alpino abbiamo pubblicato l'articolo dell'epoca, MAI pubblicato fuori dalla ex Yugoslavia.
"Primo di gennaio: tiempo mierda. Franček e Silvo se ne tornarono alla base. Con Pavlet preparammo due grandi zaini e ci mettemmo in cammino verso la montagna con la speranza di tornare con la vetta in tasca. Raggiungemmo la truna con la tempesta e seguì tutto ciò cui ci eravamo abituati col maltempo. Nei giorni in cui non c'eravamo, nella truna, tra la “camera da letto” e la “cucina”, si era formata una bella fessura, che si andava allargando lentamente ma inesorabilmente. La notte, gli elementi all'esterno si erano scatenati e la truna era diventata un vero e proprio imbuto per la neve fresca. Verso le tre di mattina un rumore strano mi aveva svegliato e ai nostri piedi c'era un cumulo di neve che cresceva a grande velocità. Nel guscio degli scarponi di plastica e con la vanga in mano mi tirai fuori dalla massa nevosa con la speranza che mi sarei rivisto di lì a breve con Pavlet.
Fuori imperversava una tempesta di neve che si mescolava alle valanghe della neve vecchia. Scavai nella direzione dalla quale ero arrivato e il putiferio durò piuttosto a lungo. La neve, che scivolava lungo la parete, mi ricopriva in continuazione e lo scavare era diventata una lotta per la sopravvivenza. Nella truna, Pavle si imbarcò a spalare con un pentolino d'alluminio che ci serviva per cucinare. Di tanto in tanto ci davamo l'un l'altro una voce ed eravamo felici quando arrivavamo a sentire una voce debole dall'altra parte del muro di neve. Indescrivibile la gioia per esserci rincontrati, ma per breve tempo, poi scavavamo di nuovo a tutto vapore e buttavamo fuori tutto quello che arrivava. La truna con l'attrezzatura era sepolta profondamente e noi dall'interno cercavamo di gettare fuori la neve, sul bivacco, e la vanga era quasi rovente per l'uso.
Il maltempo durò quattordici giorni e rimanemmo noi due con la vanga. Riducemmo al minimo il cibo ed il piccolo mangianastri ci spezzava con la musica la monotonia della prigionia bianca. Discutemmo innumerevoli volte tutti i problemi mondiali e locali, conoscemmo ogni modo e gesto del comportamento dell'altro. "
Foto e testo: proprietà STILE ALPINO
— presso Direttissima dell'inferno, Est del Torre.
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