Visentin: il lato oscuro
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Visentin: il lato oscuro
Dopo estenuanti trattative (estenuanti per il Falco, non per me ) la meta è decisa: come già avevamo abbozzato qualche tempo fa compiremo un itinerario ad anello che ci permetta di salire da Nord al Col Visentin, nota silhouette tra le terre del prosecco trevigiano e la ridente pianura bellunese. Sulla carta abbiamo stabilito un itinerario di massima, l'unico che sembra possibile per compiere un giro completo senza infiniti sali-scendi; e mai sarò sufficientemente grato a Bed (sempre sia lodato) per averci consigliato di percorrerlo in senso orario!
Dunque, procediamo con ordine. Per modo di dire, ché già in fase di approccio tra i vaneggiamenti di un improbabile navigatore GPS e di un ancor più improbabile guidatore arriviamo al punto di partenza dalla parte sbagliata. Ma almeno il posto è giusto: Pian del Monte (570m), frazioncina di Tassei, in Comune di Belluno, poche case una chiesa e alcuni campi contornati da freschi boschi, sospesi sul fianco d'una valle colla vista che spazia diritta verso la lontana Gusela del Vescovà.
Dietro suggerimento di una prodiga autoctona parcheggiamo nel vasto piazzale (!) della chiesetta e compiamo i preparativi di rito; poco dopo le 7 siamo già in sella, il Falco ed io, temendo la tremenda calura che ci aspetta. Prendiamo verso monte l'asfaltato che già riporta indicazioni per Nevegàl; si sale bene, le pendenze sono subito di discreto impegno ma non estenuanti, a poco a poco prendiamo il ritmo andando a guadagnare dopo neanche mezz'ora i riposanti prati de Le Ronce (820m). Dopo pochi minuti di strada, imboccata una aperta valletta, presso le case Caviola (880m) raggiungiamo un bivio fondamentale (oltre che un provvisenziale fontanile): a sx ci accomodiamo dietro evidenti segnalazioni sulla strada - per ora asfaltata - che ci consentirà di riallacciarci alla strada principale del Nevegàl.
Di colpo ci troviamo in un freschissimo bosco di conifere, la strada - ora sterrata - che fila piacevolmente sotto le nostre ruote; più aventi ritroviamo l'asfalto ed una buona salita che in breve ci deposita a pochi passi dalla rotonda del Nevegàl (1025m). Prendiamo la strada verso monte, superando alberghi chiusi e innumerevoli "villaggi" turistici, e ancora all'ombra di alti abeti ci alziamo con una bella serie di tornanti. Raggiungiamo infine il culmine della strada asfaltata, ormai in prossimità della cresta, giusto in tempo per l'apertura dell'accogliente "Casetta" che ci permette di reintegrare le corte liquide: fin qui la salita è stata quasi tutta piacevolmente all'ombra, ma da ora in poi ci attende un assolato percorso di cresta.
Pure ci attende, incombente, una rampetta cementata dall'aspetto minaccioso: ho evitato di guardarla bene arrivando ma, riprese le bici, non possiamo esimerci dall'affrontarla. Ben presto siamo col piede a terra, consci dei nostri limiti. Ma il percorso resta piacevolissimo, ché la rampa è breve, la temperatura è un po' scesa e il percorso si snoda mai troppo affannoso tra amene conche erbose. Anche il fondo spesso mosso non impensierisce troppo, mentre i brevi strappi più duri sono nuovamente cementati. Proseguiamo vicini alla cresta, con l'impressione ormai di un vuoto imminente. Ma dobbiamo aspettare di doppiare ancora il Monte Faverghera per affacciarci infine sulle foschie dell'afosa pianura: in primo piano si distende Vittorio Veneto, dietro la prima linea di colline sfuma ogni cosa dietro un velo opaco.
Presso la prima delle orrende costruzioni di vetta, che poi è il rifugio "Brigata Alpina Cadore", scorgiamo pure la nostra meta, evidenziata da un folto di antenne e preceduta da altre, troppe, antenne che sono disseminate lungo questo tratto di cresta. Ancora qualche tratto dal fondo un po' ostico, quindi una breve discesa che ci fa ritornare per poco tempo nel bosco, sotto costa, ed infine una lunga rampa cementata: siamo ormai all'ultimo valico, sopra di noi - a portata di mano - la massima elevazione. Compiamo un breve traverso sull'opposto versante, ci congiugiamo alla strada che sale dalla parte opposta; l'ultima ostica rampetta la vinciamo d'orgoglio, per giungere in sella ai gradini del rifugio "5° Artiglieria Alpina" (1763m). Dominiamo l'orizzonte, anche se i monti sfuggono dietro l'inevitabile caligine. Suggelliamo l'ascesa con l'altrettanto scontata ma meritatissima radler.
Al rifugio, mentre parliamo col nuovo gestore, un ospite - tra una bestemmia e l'altra, usate come intercalare - ci consiglia una via alternativa per la nostra discesa. Uno sguardo intercorre tra me e il Falco e ci capiamo al volo: a forcella Pezzei tireremo dritto come previsto, senza inseguire improbabili deviazioni. Dopo breve sosta ci fiondiamo dunque giù verso la cresta nella direzione opposta a quella di salita: il parere è unanime, mai più saremmo saliti da questa parte, abbiamo fatto benissimo a salire dal Nevegàl. In effetti ricordavo la salita - già fatta anni addietro - piuttosto dura ma oggi il fondo ci mette veramente a dura prova (ahi, l'allenamento è ormai solo un ricordo!).
Dopo un simpatico siparietto, col Falco che perde il GPS ed è costretto ad aggiungere altri 300m di dislivello in tecnica mista al ruolino di marcia odierno, caliamo rapidissimi (sì - beh - si fa per dire) su Forcella Pezzei, dalla quale ci manteniamo decisamente in versante meridionale calando con ulteriore lunghissima diagonale su sterrato già migliore. In poco tempo - se togliamo i 45' persi prima - siamo al tornante di quota 1225m (Pian dei Grassi), dove ritroviamo l'asfalto. Una velocissima discesa e dopo due tornanti vediamo evidente la deviazione per collegarci con la strada di Pian de le Femene: forti delle nostre intuizioni topografiche la ignoriamo bellamente e preferiamo imboccare (e per poco pure ci sfuggiva) la stradina 500m più sotto. La quale proprio stradina non è, piuttosto tratturo; che da tratturo si trasforma poi in sentierino che percorriamo con perplessità sempre maggiori. Ma qualche santo ha pietà delle nostre miserie e fa sì che pure questo indegno ravanamento giunga a buon fine: sbuchiamo sull'ottimo sterrato snobbato in precedenza, stravolti. Una breve discesa ancora e siamo subito all'asfalto e all'ultima lunga salita.
Dai nostri attuali 900m abbondanti ai 1100m e poco più di Pian de le Femene il dislivello è contenuto, ma ora il percorso impietosamente al sole ci fa soffrire non poco: saranno i kilometri più duramente sudati. Metto in atto tutti i trucchi del mestiere, dall'inseguire le rade macchie di ombra al rinfrescarmi la testa coll'acqua della borraccia; raggiungo infine il culmine dell'ultima nostra fatica con il ragguardevole aspetto di uno straccio da pavimenti (usato). Pure il Falco sembra aver avuto giorni migliori, ma dietro la terza "lemon" della giornata il nostro morale riprende rapidamente quota.
A Pian de le Femene il piano sussisterà sì e non in qualche metro quadro, ma l'alternarsi di collinette prati e boschi è quanto mai piacevole e suggestivo; ben ritemprati affrontiamo una breve salita, divaghiamo un po' per ammirare i dintorni e quindi imbocchiamo il bivio di quota 1100m ca con chiare indicazioni per Melere. Segue una discesa ripida ma non impegnativa su sterrato che dopo aver percorso a lungo il fondo di una vallecola ne piglia il fianco per scodellarci nuovamente su un buon asfaltato. Con veloce percorso e alcune brevi contropendenze scendiamo fino all'evidente bivio di quota 777m. Ora a dx, di nuovo in salita e sempre sotto un sole implacabile: sono poche decine di metri ma la fatica si fa sentire. Una ltro paio di contropendenze, sempre più corte, ci impegnano ancora; poi l'arrivo a Valmorel, quella famosa dei miracoli di Buzzati, è una bella volata.
Da qui ci manca solo l'ultima discesa, da fare giusto con quel po' di prudenza che ci permetta di rimaner dentro la stretta strada asfaltata senza barriere; le ultime contropendenze, che non giungono inaspettate, sono vinte di slancio: in salita chiudiamo il nostro giro, portandoci a casa la bella soddisfazione di un giro impegnativo e particolamente vario.
[ Sviluppo: 45Km ca - Dislivello: 1650m ca - Le prime immagini sono tratte da Google Maps]
Dunque, procediamo con ordine. Per modo di dire, ché già in fase di approccio tra i vaneggiamenti di un improbabile navigatore GPS e di un ancor più improbabile guidatore arriviamo al punto di partenza dalla parte sbagliata. Ma almeno il posto è giusto: Pian del Monte (570m), frazioncina di Tassei, in Comune di Belluno, poche case una chiesa e alcuni campi contornati da freschi boschi, sospesi sul fianco d'una valle colla vista che spazia diritta verso la lontana Gusela del Vescovà.
Dietro suggerimento di una prodiga autoctona parcheggiamo nel vasto piazzale (!) della chiesetta e compiamo i preparativi di rito; poco dopo le 7 siamo già in sella, il Falco ed io, temendo la tremenda calura che ci aspetta. Prendiamo verso monte l'asfaltato che già riporta indicazioni per Nevegàl; si sale bene, le pendenze sono subito di discreto impegno ma non estenuanti, a poco a poco prendiamo il ritmo andando a guadagnare dopo neanche mezz'ora i riposanti prati de Le Ronce (820m). Dopo pochi minuti di strada, imboccata una aperta valletta, presso le case Caviola (880m) raggiungiamo un bivio fondamentale (oltre che un provvisenziale fontanile): a sx ci accomodiamo dietro evidenti segnalazioni sulla strada - per ora asfaltata - che ci consentirà di riallacciarci alla strada principale del Nevegàl.
Di colpo ci troviamo in un freschissimo bosco di conifere, la strada - ora sterrata - che fila piacevolmente sotto le nostre ruote; più aventi ritroviamo l'asfalto ed una buona salita che in breve ci deposita a pochi passi dalla rotonda del Nevegàl (1025m). Prendiamo la strada verso monte, superando alberghi chiusi e innumerevoli "villaggi" turistici, e ancora all'ombra di alti abeti ci alziamo con una bella serie di tornanti. Raggiungiamo infine il culmine della strada asfaltata, ormai in prossimità della cresta, giusto in tempo per l'apertura dell'accogliente "Casetta" che ci permette di reintegrare le corte liquide: fin qui la salita è stata quasi tutta piacevolmente all'ombra, ma da ora in poi ci attende un assolato percorso di cresta.
Pure ci attende, incombente, una rampetta cementata dall'aspetto minaccioso: ho evitato di guardarla bene arrivando ma, riprese le bici, non possiamo esimerci dall'affrontarla. Ben presto siamo col piede a terra, consci dei nostri limiti. Ma il percorso resta piacevolissimo, ché la rampa è breve, la temperatura è un po' scesa e il percorso si snoda mai troppo affannoso tra amene conche erbose. Anche il fondo spesso mosso non impensierisce troppo, mentre i brevi strappi più duri sono nuovamente cementati. Proseguiamo vicini alla cresta, con l'impressione ormai di un vuoto imminente. Ma dobbiamo aspettare di doppiare ancora il Monte Faverghera per affacciarci infine sulle foschie dell'afosa pianura: in primo piano si distende Vittorio Veneto, dietro la prima linea di colline sfuma ogni cosa dietro un velo opaco.
Presso la prima delle orrende costruzioni di vetta, che poi è il rifugio "Brigata Alpina Cadore", scorgiamo pure la nostra meta, evidenziata da un folto di antenne e preceduta da altre, troppe, antenne che sono disseminate lungo questo tratto di cresta. Ancora qualche tratto dal fondo un po' ostico, quindi una breve discesa che ci fa ritornare per poco tempo nel bosco, sotto costa, ed infine una lunga rampa cementata: siamo ormai all'ultimo valico, sopra di noi - a portata di mano - la massima elevazione. Compiamo un breve traverso sull'opposto versante, ci congiugiamo alla strada che sale dalla parte opposta; l'ultima ostica rampetta la vinciamo d'orgoglio, per giungere in sella ai gradini del rifugio "5° Artiglieria Alpina" (1763m). Dominiamo l'orizzonte, anche se i monti sfuggono dietro l'inevitabile caligine. Suggelliamo l'ascesa con l'altrettanto scontata ma meritatissima radler.
Al rifugio, mentre parliamo col nuovo gestore, un ospite - tra una bestemmia e l'altra, usate come intercalare - ci consiglia una via alternativa per la nostra discesa. Uno sguardo intercorre tra me e il Falco e ci capiamo al volo: a forcella Pezzei tireremo dritto come previsto, senza inseguire improbabili deviazioni. Dopo breve sosta ci fiondiamo dunque giù verso la cresta nella direzione opposta a quella di salita: il parere è unanime, mai più saremmo saliti da questa parte, abbiamo fatto benissimo a salire dal Nevegàl. In effetti ricordavo la salita - già fatta anni addietro - piuttosto dura ma oggi il fondo ci mette veramente a dura prova (ahi, l'allenamento è ormai solo un ricordo!).
Dopo un simpatico siparietto, col Falco che perde il GPS ed è costretto ad aggiungere altri 300m di dislivello in tecnica mista al ruolino di marcia odierno, caliamo rapidissimi (sì - beh - si fa per dire) su Forcella Pezzei, dalla quale ci manteniamo decisamente in versante meridionale calando con ulteriore lunghissima diagonale su sterrato già migliore. In poco tempo - se togliamo i 45' persi prima - siamo al tornante di quota 1225m (Pian dei Grassi), dove ritroviamo l'asfalto. Una velocissima discesa e dopo due tornanti vediamo evidente la deviazione per collegarci con la strada di Pian de le Femene: forti delle nostre intuizioni topografiche la ignoriamo bellamente e preferiamo imboccare (e per poco pure ci sfuggiva) la stradina 500m più sotto. La quale proprio stradina non è, piuttosto tratturo; che da tratturo si trasforma poi in sentierino che percorriamo con perplessità sempre maggiori. Ma qualche santo ha pietà delle nostre miserie e fa sì che pure questo indegno ravanamento giunga a buon fine: sbuchiamo sull'ottimo sterrato snobbato in precedenza, stravolti. Una breve discesa ancora e siamo subito all'asfalto e all'ultima lunga salita.
Dai nostri attuali 900m abbondanti ai 1100m e poco più di Pian de le Femene il dislivello è contenuto, ma ora il percorso impietosamente al sole ci fa soffrire non poco: saranno i kilometri più duramente sudati. Metto in atto tutti i trucchi del mestiere, dall'inseguire le rade macchie di ombra al rinfrescarmi la testa coll'acqua della borraccia; raggiungo infine il culmine dell'ultima nostra fatica con il ragguardevole aspetto di uno straccio da pavimenti (usato). Pure il Falco sembra aver avuto giorni migliori, ma dietro la terza "lemon" della giornata il nostro morale riprende rapidamente quota.
A Pian de le Femene il piano sussisterà sì e non in qualche metro quadro, ma l'alternarsi di collinette prati e boschi è quanto mai piacevole e suggestivo; ben ritemprati affrontiamo una breve salita, divaghiamo un po' per ammirare i dintorni e quindi imbocchiamo il bivio di quota 1100m ca con chiare indicazioni per Melere. Segue una discesa ripida ma non impegnativa su sterrato che dopo aver percorso a lungo il fondo di una vallecola ne piglia il fianco per scodellarci nuovamente su un buon asfaltato. Con veloce percorso e alcune brevi contropendenze scendiamo fino all'evidente bivio di quota 777m. Ora a dx, di nuovo in salita e sempre sotto un sole implacabile: sono poche decine di metri ma la fatica si fa sentire. Una ltro paio di contropendenze, sempre più corte, ci impegnano ancora; poi l'arrivo a Valmorel, quella famosa dei miracoli di Buzzati, è una bella volata.
Da qui ci manca solo l'ultima discesa, da fare giusto con quel po' di prudenza che ci permetta di rimaner dentro la stretta strada asfaltata senza barriere; le ultime contropendenze, che non giungono inaspettate, sono vinte di slancio: in salita chiudiamo il nostro giro, portandoci a casa la bella soddisfazione di un giro impegnativo e particolamente vario.
[ Sviluppo: 45Km ca - Dislivello: 1650m ca - Le prime immagini sono tratte da Google Maps]
kala- Messaggi : 1669
Data d'iscrizione : 12.03.12
Re: Visentin: il lato oscuro
Non è possibile! Tutti quegli errori grammaticali! Sembra di essere sballottati da una bici in discesa sullo sterrato.
Lo hai fatto apposta: dillo! Per non negarci la sensazione di essere lì con voi!
Lo hai fatto apposta: dillo! Per non negarci la sensazione di essere lì con voi!
Re: Visentin: il lato oscuro
Non ho fatto errori grammaticali.
In effetti avrei anche potuto farne ma per fotruna scrivo ancora decentemente (dal punto di vista grammaticale, né!).
Mi fa piacere che ti abbia coinvolto.
In effetti avrei anche potuto farne ma per fotruna scrivo ancora decentemente (dal punto di vista grammaticale, né!).
Mi fa piacere che ti abbia coinvolto.
kala- Messaggi : 1669
Data d'iscrizione : 12.03.12
Re: Visentin: il lato oscuro
Troppe chiacchiere, ma bel giro.
LucaVi- Messaggi : 3780
Data d'iscrizione : 11.03.12
Località : Cimolais
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