[Escursionismo verticale] Via "Alessandra" al Piccolo Lagazuoi
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alessandro
panoramix
kala
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[Escursionismo verticale] Via "Alessandra" al Piccolo Lagazuoi
Ultimamente, con sommo disappunto degli alpinisti tutti, mi capita pure di razzolare su vie di roccia. E visto che ci vado con lo stesso spirito (e la stessa preparazione tecnica, asserisce qualche detrattore) col quale vado a far camminate perché - mi son detto - non provare a deliziarvi con un report della medesima fattura? Che culo!, dirà qualcuno fra noi che la sa lunga e al quale sempre augurerò buona pesca. Ma per intanto beccatevi questo...
- - -
Marco è fuggito anzitempo alla calura cittadina: meglio dormire in auto al fresco della montagna che sopportare ancora una notte di sudore. Così la mattina partiamo sul presto, e in una mezz'oretta siamo già al Falzarego; il quale, peraltro, è già sia assolato che affollato della più eterogenea umanità. Con insolita celerità (da parte mia) facciamo su gli zaini e indossiamo già l'imbrago, giusto per fugare ogni dubbio sulle nostre bellicose intenzioni. Un'altra mezz'ora abbondante di buona sudata ci porta al cospetto della nostra via. Certo, per riuscire a trovare ancora una "linea" libera qui ci vuole molta fantasia; e anche nell'88 non credo ci fosse ancora tanto spazio, visto che per aprire la nostra via Andrea e il socio andarono a tracciarla a cavalcioni dell'estremo margine sinistro. Torniamo qui dopo l'ingloriosa ritirata dell'ottobre scorso, quando non calcolando bene i tempi ci trovammo oltre la metà della giornata a paragonare i pochi metri fatti con tutti quelli ancora da scalare. Ci troviamo a predisporre il materiale e filare le corde ben più agguerriti (e più mattinieri) di quella volta; raddrizziamo l'ometto, infiliamo un cordino per segnar l'attacco e partiamo.
Geometrie di guerra.
1. Il primo tiro lo conosciamo e andiamo su spediti (cioè, "spediti": tutto riproporzionato alla mia proverbiale lentezza in croda, ovviamente). Dopo un breve e facile zoccolo troviamo il fittone lasciato la scorsa volta sul primo terrazzino: è in buono stato e sembra pure tenere! Dopo le cose si fan serie ma essendoci già stati sappiamo dove andare e le poche difficoltà non ci spaventano: saliamo verso un tettino, traversiamo a destra, risaliamo un'aerea e solidissima costola sul bordo di un canale. Superiamo la sosta della volta scorsa e togliamo (non senza qualche imprecazione) il chiodo di "raddoppio" che vi avevamo lasciato; risaliamo quindi alla vera sosta, che si trova su un minuscolo terrazzino dopo aver traversato (con qualche brivido) il canale.
2. Ora l'esposizione è maggiore e anche le difficoltà sembrano accrescersi; ma Marco va via spedito traversando a destra e quando lo seguo mi accorgo che è più facile di quanto pensassi. Anzi, la roccia è bella solida e i passaggi sono tra i più piacevoli dell'intera escursione - ehm - ascensione. La seconda sosta è decisamente più comoda, anche se proprio sotto verticali (e insuperabilissime) colate nere: ne usciremo fuori senza grossi danni?
3. Ed ecco il passaggio chiave della via. Il traverso a sinistra era evidente anche dal sentiero, e il passaggio è logico: ma trovarcisi dentro è diverso. Marco parte con decisione e anche grazie ai miei preziosissimi consigli ("ecco, su per di là, blocca basso di destro e spara di sinistro, così, bravo, cerca di tenerti, spacca col sinistro sulla placca, un po' più in là, quasi ci sei..." - "taci e vedi di farmi sicura al posto di dir minchiate") in breve ne è fuori. Poi una bassa cengia da "Giù la testa..." prelude ad un terrazzo da rave party: un tiro corto ma intenso. Anch'io ne vengo fuori veloce (già mi vedevo spalmato da qualche parte in basso dopo un pendolo assurdo) e raggiungo il socio sull'ampio spiazzo. Rinveniamo vicino al vecchio "libretto" di via un pezzo di osso (!) e un grosso frammento di granata: vi accostiamo il nuovo libro di via che ci ha lascito Andrea assieme a qualche cordone da sostituire.
Roba nova, roba vecia...
Dove andremo a finire?
4. Le indicazioni della relazione che abbiamo in mano sono (come spesso accade) variamente interpretabili: riesco a convincere Marco per l'interpretazione peggiore (e più conigliesca) e ricevo puntualmente i suoi insulti quando, dopo aver traversato a sinistra ed essere risalito praticamente sopra di me, deve tirare come un dannato per recuperare la corda. Ammetto che esiste forse la possibilità di salire direttamente dallo spit verso sinistra, ma mi sembrava così liscio! Comunque sia dopo un bel passaggetto strapiombante ed altri più tranquilli lo raggiungo di nuovo in sosta.
5. La parete qui è più mossa e tanti sembrano i punti ove salire senza grosse difficoltà; ma traversando a sinistra riusciamo a trovare il cordone della relazione originale, anche se dopo quasi trent'anni di arancione è rimasto ben poco. Ancora qualche passaggio più verticale, dove la stanchezza si fa sentire, quindi la sosta ad un nuovo terrazzino.
6. Il tiro successivo è rapido, su rocce più articolare e sporadiche difficoltà; Marco salta - non trovandola - la sosta ma va a fermarsi, giustamente, sulle ultime rocce buone.
Là in alto l'autostrada.
Andiamo sul facile.
7. L'ultimo tiro è la passerella per me. Supero arditamente un gradinetto di II, arranco su roccette dal I al I-, mi trascino carponi su sfasciumi e quindi riacquisto dignitosa postura verticale giusto in tempo per fare un'inutile sicura a spalla a Marco che - spazientito - sta già venendo su.
Seguono euforici festeggiamenti, gran pacche sulle spalle, reciproci complimenti. Né ci preoccupano adesso le eventuali doppie e l'incognita del periglioso ritorno. In questo solenne momento il "Bergheil" risuona tra le crode. Pensiamo - forse a voce un po' alta - a quei miserandi che si trascinano con due soli arti sui sentieri segnati; a quei derelitti che non sanno cosa sia l'impegno della scalata, la gioia sublime dell'ascesa, la ricompensa della vetta raggiunta; a quei cialtroni che... Sguardi perplessi ci commiserano venti metri più in là, sul sentiero dei Kaiserjaeger. Ripasso mentalmente le ultime frasi per ricordarmi cosa avevamo detto dopo "crucchi", ma magari ci è andata bene e non hanno capito. Facciamo su le nostre robe e col caschetto intesta "ché non si sa mai" ci avviamo per le corde fisse. La calda discesa sul ghiaione e l'arrivo all'incandescente parcheggio della funivia anticipano orrendamente quello che sarà il bollente rientro di domattina in pianura.
La Parete dell'Impresa.
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Nota: Questo report non può sostituire la così detta Relazione Tecnica dell'Ascensione, redatta dai Migliori Alpinisti e che ogni Esperto Scalatore deve sempre portarsi appresso. Declino inoltre ogni responsabilità sul giudizio che restituisco circa la difficoltà dell'ascesa e l'andamento della via. Anche sui nomi tecnici che uso non fate troppo affidamento, anche se "destra" e "sinistra" dovrebbero esser usati il più delle volte con corretta proprietà di linguaggio; parimenti non mi sento responsabile se qualche escursionista si imbarcherà in questa Avventura credendola una normale escursione e, incrodatosi irrimediabilmente, debba allertare il Soccorso Alpino per venirne fuori illeso. A dirla tutta sarebbe stato meglio che non aveste letto niente di tutto ciò, per la vostra sicurezza; ma ormai è tardi...
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Marco è fuggito anzitempo alla calura cittadina: meglio dormire in auto al fresco della montagna che sopportare ancora una notte di sudore. Così la mattina partiamo sul presto, e in una mezz'oretta siamo già al Falzarego; il quale, peraltro, è già sia assolato che affollato della più eterogenea umanità. Con insolita celerità (da parte mia) facciamo su gli zaini e indossiamo già l'imbrago, giusto per fugare ogni dubbio sulle nostre bellicose intenzioni. Un'altra mezz'ora abbondante di buona sudata ci porta al cospetto della nostra via. Certo, per riuscire a trovare ancora una "linea" libera qui ci vuole molta fantasia; e anche nell'88 non credo ci fosse ancora tanto spazio, visto che per aprire la nostra via Andrea e il socio andarono a tracciarla a cavalcioni dell'estremo margine sinistro. Torniamo qui dopo l'ingloriosa ritirata dell'ottobre scorso, quando non calcolando bene i tempi ci trovammo oltre la metà della giornata a paragonare i pochi metri fatti con tutti quelli ancora da scalare. Ci troviamo a predisporre il materiale e filare le corde ben più agguerriti (e più mattinieri) di quella volta; raddrizziamo l'ometto, infiliamo un cordino per segnar l'attacco e partiamo.
Geometrie di guerra.
1. Il primo tiro lo conosciamo e andiamo su spediti (cioè, "spediti": tutto riproporzionato alla mia proverbiale lentezza in croda, ovviamente). Dopo un breve e facile zoccolo troviamo il fittone lasciato la scorsa volta sul primo terrazzino: è in buono stato e sembra pure tenere! Dopo le cose si fan serie ma essendoci già stati sappiamo dove andare e le poche difficoltà non ci spaventano: saliamo verso un tettino, traversiamo a destra, risaliamo un'aerea e solidissima costola sul bordo di un canale. Superiamo la sosta della volta scorsa e togliamo (non senza qualche imprecazione) il chiodo di "raddoppio" che vi avevamo lasciato; risaliamo quindi alla vera sosta, che si trova su un minuscolo terrazzino dopo aver traversato (con qualche brivido) il canale.
2. Ora l'esposizione è maggiore e anche le difficoltà sembrano accrescersi; ma Marco va via spedito traversando a destra e quando lo seguo mi accorgo che è più facile di quanto pensassi. Anzi, la roccia è bella solida e i passaggi sono tra i più piacevoli dell'intera escursione - ehm - ascensione. La seconda sosta è decisamente più comoda, anche se proprio sotto verticali (e insuperabilissime) colate nere: ne usciremo fuori senza grossi danni?
3. Ed ecco il passaggio chiave della via. Il traverso a sinistra era evidente anche dal sentiero, e il passaggio è logico: ma trovarcisi dentro è diverso. Marco parte con decisione e anche grazie ai miei preziosissimi consigli ("ecco, su per di là, blocca basso di destro e spara di sinistro, così, bravo, cerca di tenerti, spacca col sinistro sulla placca, un po' più in là, quasi ci sei..." - "taci e vedi di farmi sicura al posto di dir minchiate") in breve ne è fuori. Poi una bassa cengia da "Giù la testa..." prelude ad un terrazzo da rave party: un tiro corto ma intenso. Anch'io ne vengo fuori veloce (già mi vedevo spalmato da qualche parte in basso dopo un pendolo assurdo) e raggiungo il socio sull'ampio spiazzo. Rinveniamo vicino al vecchio "libretto" di via un pezzo di osso (!) e un grosso frammento di granata: vi accostiamo il nuovo libro di via che ci ha lascito Andrea assieme a qualche cordone da sostituire.
Roba nova, roba vecia...
Dove andremo a finire?
4. Le indicazioni della relazione che abbiamo in mano sono (come spesso accade) variamente interpretabili: riesco a convincere Marco per l'interpretazione peggiore (e più conigliesca) e ricevo puntualmente i suoi insulti quando, dopo aver traversato a sinistra ed essere risalito praticamente sopra di me, deve tirare come un dannato per recuperare la corda. Ammetto che esiste forse la possibilità di salire direttamente dallo spit verso sinistra, ma mi sembrava così liscio! Comunque sia dopo un bel passaggetto strapiombante ed altri più tranquilli lo raggiungo di nuovo in sosta.
5. La parete qui è più mossa e tanti sembrano i punti ove salire senza grosse difficoltà; ma traversando a sinistra riusciamo a trovare il cordone della relazione originale, anche se dopo quasi trent'anni di arancione è rimasto ben poco. Ancora qualche passaggio più verticale, dove la stanchezza si fa sentire, quindi la sosta ad un nuovo terrazzino.
6. Il tiro successivo è rapido, su rocce più articolare e sporadiche difficoltà; Marco salta - non trovandola - la sosta ma va a fermarsi, giustamente, sulle ultime rocce buone.
Là in alto l'autostrada.
Andiamo sul facile.
7. L'ultimo tiro è la passerella per me. Supero arditamente un gradinetto di II, arranco su roccette dal I al I-, mi trascino carponi su sfasciumi e quindi riacquisto dignitosa postura verticale giusto in tempo per fare un'inutile sicura a spalla a Marco che - spazientito - sta già venendo su.
Seguono euforici festeggiamenti, gran pacche sulle spalle, reciproci complimenti. Né ci preoccupano adesso le eventuali doppie e l'incognita del periglioso ritorno. In questo solenne momento il "Bergheil" risuona tra le crode. Pensiamo - forse a voce un po' alta - a quei miserandi che si trascinano con due soli arti sui sentieri segnati; a quei derelitti che non sanno cosa sia l'impegno della scalata, la gioia sublime dell'ascesa, la ricompensa della vetta raggiunta; a quei cialtroni che... Sguardi perplessi ci commiserano venti metri più in là, sul sentiero dei Kaiserjaeger. Ripasso mentalmente le ultime frasi per ricordarmi cosa avevamo detto dopo "crucchi", ma magari ci è andata bene e non hanno capito. Facciamo su le nostre robe e col caschetto intesta "ché non si sa mai" ci avviamo per le corde fisse. La calda discesa sul ghiaione e l'arrivo all'incandescente parcheggio della funivia anticipano orrendamente quello che sarà il bollente rientro di domattina in pianura.
La Parete dell'Impresa.
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Nota: Questo report non può sostituire la così detta Relazione Tecnica dell'Ascensione, redatta dai Migliori Alpinisti e che ogni Esperto Scalatore deve sempre portarsi appresso. Declino inoltre ogni responsabilità sul giudizio che restituisco circa la difficoltà dell'ascesa e l'andamento della via. Anche sui nomi tecnici che uso non fate troppo affidamento, anche se "destra" e "sinistra" dovrebbero esser usati il più delle volte con corretta proprietà di linguaggio; parimenti non mi sento responsabile se qualche escursionista si imbarcherà in questa Avventura credendola una normale escursione e, incrodatosi irrimediabilmente, debba allertare il Soccorso Alpino per venirne fuori illeso. A dirla tutta sarebbe stato meglio che non aveste letto niente di tutto ciò, per la vostra sicurezza; ma ormai è tardi...
Ultima modifica di kala il Dom Lug 26, 2015 9:02 pm - modificato 1 volta.
kala- Messaggi : 1669
Data d'iscrizione : 12.03.12
Re: [Escursionismo verticale] Via "Alessandra" al Piccolo Lagazuoi
aspetta kala, fammi capire... ti sei messo a fare vie di roccia adesso?
Re: [Escursionismo verticale] Via "Alessandra" al Piccolo Lagazuoi
Questa domenica? Se me lo dicevi ti lasciavamo due birre pagate da schenot
alessandro- Messaggi : 1147
Data d'iscrizione : 04.01.15
Re: [Escursionismo verticale] Via "Alessandra" al Piccolo Lagazuoi
panoramix ha scritto:aspetta kala, fammi capire... ti sei messo a fare vie di roccia adesso?
che quella rumenta sarebbe una via di roccia???
mapperpiacere...
Drugo Lebowsky- Messaggi : 857
Data d'iscrizione : 12.03.12
Re: [Escursionismo verticale] Via "Alessandra" al Piccolo Lagazuoi
Drugo Lebowsky ha scritto:panoramix ha scritto:aspetta kala, fammi capire... ti sei messo a fare vie di roccia adesso?
che quella rumenta sarebbe una via di roccia???
mapperpiacere...
beh... in effetti chiamare *roccia* quelle smarzumere che ci son ad est dell'adige....
ce ne vuole, ehhh
Topocane- Messaggi : 6181
Data d'iscrizione : 12.03.12
Re: [Escursionismo verticale] Via "Alessandra" al Piccolo Lagazuoi
@Pano: ti sei fermato al titolo?
@Ale: si sarebbero scaldate, son venuto giù lunedì mattina presto per lo Zoldano, ma grazie pel pensiero
@Drugo: le solite robette a cui può aspirare un arrampicatore come me... Mai stato in Falzarego?
@Ale: si sarebbero scaldate, son venuto giù lunedì mattina presto per lo Zoldano, ma grazie pel pensiero
@Drugo: le solite robette a cui può aspirare un arrampicatore come me... Mai stato in Falzarego?
kala- Messaggi : 1669
Data d'iscrizione : 12.03.12
Re: [Escursionismo verticale] Via "Alessandra" al Piccolo Lagazuoi
Devo, a malincuore, concordare col Drugo; quella roba lì perché abbia un senso va fatta senza corde e protezioni.Drugo Lebowsky ha scritto:panoramix ha scritto:aspetta kala, fammi capire... ti sei messo a fare vie di roccia adesso?
che quella rumenta sarebbe una via di roccia???
mapperpiacere...
Re: [Escursionismo verticale] Via "Alessandra" al Piccolo Lagazuoi
Manco uno che abbia letto sul serio la mia pappardella, altrimenti mi avreste fatto notare che ho scritto "ignota" al posto di "incognita".
kala- Messaggi : 1669
Data d'iscrizione : 12.03.12
Re: [Escursionismo verticale] Via "Alessandra" al Piccolo Lagazuoi
fanno a.gara chi.ce l'ha più.lungo
alessandro- Messaggi : 1147
Data d'iscrizione : 04.01.15
Re: [Escursionismo verticale] Via "Alessandra" al Piccolo Lagazuoi
Bravo Kala ma un poema meno logorroico la prossima volta!
Pet1992- Messaggi : 9
Data d'iscrizione : 27.07.15
Re: [Escursionismo verticale] Via "Alessandra" al Piccolo Lagazuoi
Pet1992 ha scritto:Bravo Kala ma un poema meno logorroico la prossima volta!
Primo: non ti sei presentato
Terzo: vaffanculo a prescindere
kala- Messaggi : 1669
Data d'iscrizione : 12.03.12
Re: [Escursionismo verticale] Via "Alessandra" al Piccolo Lagazuoi
kala ha scritto:Pet1992 ha scritto:Bravo Kala ma un poema meno logorroico la prossima volta!
Primo: non ti sei presentato
Terzo: vaffanculo a prescindere
Leggendo il sottotitolo della sezione "Chi Siamo" vedo scritto: "presentiamoci, se vogliamo". Al momento ho poca voglia di presentarmi; la sto canalizzando tutta contro di te!
Ah... hai scordato il "Secondo".... la vecchiaia si fa sentire!
Pet1992- Messaggi : 9
Data d'iscrizione : 27.07.15
Re: [Escursionismo verticale] Via "Alessandra" al Piccolo Lagazuoi
Pet1992 ha scritto:kala ha scritto:Pet1992 ha scritto:Bravo Kala ma un poema meno logorroico la prossima volta!
Primo: non ti sei presentato
Terzo: vaffanculo a prescindere
Ah... hai scordato il "Secondo".... la vecchiaia si fa sentire!
Sapevo che me l'avresti chiesto.
Secondo: vaffanculo
Sentenza
kala- Messaggi : 1669
Data d'iscrizione : 12.03.12
Re: [Escursionismo verticale] Via "Alessandra" al Piccolo Lagazuoi
forse scordi che Sentenza muore alla fine... Il Biondo nokala ha scritto:Pet1992 ha scritto:kala ha scritto:Pet1992 ha scritto:Bravo Kala ma un poema meno logorroico la prossima volta!
Primo: non ti sei presentato
Terzo: vaffanculo a prescindere
Ah... hai scordato il "Secondo".... la vecchiaia si fa sentire!
Sapevo che me l'avresti chiesto.
Secondo: vaffanculo
Sentenza
Pet1992- Messaggi : 9
Data d'iscrizione : 27.07.15
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