da Alpinia.net - ARNOLD BERND
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da Alpinia.net - ARNOLD BERND
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Ci sono giornate a cui varrebbe proprio la pena di presenziare come se si fosse seduti in uno stadio greco ad assistere ai giochi olimpici.
Personalmente avrei voluto essere in platea all’incontro Alì-Foreman, Duran-Leonard e Hagler-Hearns; erano tempi in cui la boxe dava i brividi anche a migliaia di km di distanza.
In arrampicata qualcosa di speciale deve essere accaduto quando il miglior arrampicatore americano del momento incontrò il miglior arrampicatore europeo del momento, e questo avvenne nella Primavera del 1976, nei dintorni di Dresda.
Henry Barber aveva decisamente impressionato Inghilterra, Australia, Svizzera, e naturalmente Yosemite, e di lì a poco avrebbe anche scatenato la fantasia del free-climbing in Francia.
Ma nell’allora Germania dell’Est si arrampicava in libera e ad altissimi livelli da decenni, o meglio da inizio secolo; e in quegli anni il migliore era Bernd Arnold, il massimo fra i cosiddetti Master.
Ma proprio come la natura evolve in strane direzioni quando la si isola con crateri o mari così anche l’arrampicata in Sassonia, complice il triste muro di Berlino, aveva intrapreso strade etiche sconcertanti.
Niente magnesite, niente chiodi, niente uso dei nuts. Dove possibile, si arrampicava a piedi nudi.
Si scalava sulle bellissime torri di arenaria dell’Elba, e le uniche protezioni erano enormi anelli di ferro che il primo salitore, in posizioni d’equilibrio precarie, riusciva a più riprese a martellare.
Ma questi anelli erano distanti anche dieci metri l’uno dall’altro, e in quei dieci metri soltanto l’astuzia di Arnold e pochi altri riusciva ad inventare protezioni dubbie che consistevano in anelli di corda strozzati in piccoli buchi. E, come raccontò lo stesso Barber, in quelle arrampicate, assolutamente diverse da qualsiasi altra parte del globo, si era raggiunto già da anni il grado 7a.
Per Barber fu uno choc, anche se lo stesso Arnold commentò con reverenza alcuni free solo che Barber, quasi per disperazione, si concesse nei due mesi di permanenza in Sassonia. Arnold fu giudicato da Barber come il più elegante arrampicatore del mondo, e sicuramente superiore al livello e al talento dei nomi noti di Yosemite.
Soltanto due anni dopo Gullich diede un giudizio diverso, sostenendo che il livello americano era superiore, e portando a prova le sue stesse salite in Sassonia, di livello uguale a quelle di Arnold ma inferiore ai famosi monotiri di Yosemite. Nacquero polemiche anche feroci, perchè lo stesso Arnold non riconobbe valide le salite di Gullich, essendo state protette da nuts.
In realtà avevano ragione sia Barber che Gullich; dal 1976 al 1978, in soli due anni, complice l’avvento del friend, della tecnica yo-yo, del chiodo a pressione, il livello dell’arrampicata americana salì dal 7b all’8a, e le etiche sassoni non potevano certo permettere una così veloce escalation di livello. E d’altronde lo stesso Barber, fedele ai soli nuts e nemico giurato persino del friend, fu rapidamente sorpassato da chi guidava velocemente sull’autostrada del progresso della difficoltà.
Purtroppo Arnold cominciò a viaggiare soltanto dopo la caduta del muro di Berlino, quando aveva ormai superato i 40 anni; diede un contributo decisivo alla mitica salita Raiders of the Storm firmata anche da Gullich, Albert e Batz nel 1991 in Patagonia, e quando Bernd aveva ormai quasi 50 anni. (
Le sue salite sono tutt’ora spauracchio per i migliori arrampicatori tedeschi, così come altre salite di quella regione; di grado ridicolo se confrontato con i livelli attuali, ma ancora terribilmente al limite per il violento ingaggio mentale. Soltanto nel 1998 Thomas Willenberg, nome ben noto nell’ambiente Boulder, ha di fatto spinto in alto, con la stessa etica, il livello raggiunto da Arnold 20 anni prima.
Fabio Palma
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un video amatoriale della zona delle torri di arenaria dell'Elba (Sassonia) Elbsandsteingebirge
Arnold Bernd ora tiene dei corsi di arrampicata,
spiega le tecniche di assicurazione con i nodi
altre foto dell'arenaria dell'Elba qui
e qualche informazione qui
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da Alpinia.net - ARNOLD BERND :: Commenti
Bernd....
l'ho incontrato a piedi nudi sull'arenaria
agile ed elegante come pochi......
l'ho visto camminare, alla fine della via, nel labirinto roccioso, col suo inseparabile cappellino (e cane!)
l'ho visto fotografare un tramonto dell'est, prima di cenare insieme
sì, qualche anno fa ho passato una settimana nel suo regno fiabesco, fatto di torri e boschi
torri a volte raggruppate vicine...come per proteggersi da un attacco "vegetale"
a volte più isolate, ma sempre strane
Grattacieli di arenaria di altezze diverse.
Tu arrivi alla tua cima e ti guardi attorno, guardi prima il cielo un pò più vicino... poi in basso
e vieni catturato da altre costruzioni rocciose abitate da arrampicatori in sosta.
E mentre fotografi l'attimo, non solo lo scalatore ti sorride, ma tutto il bosco intorno si mette in posa ...
altra foto, altra bellissima vegetazione, altri arrampicatori appoggiati a roccia che sembra in equilibrio precario
e poi i tuoi occhi si posano su altre creature della natura...
arrampicata a volte "claustrofobica", mai scontata, ma sempre divertente...(anche se dal mio sguardo concentrato non si direbbe )
Insomma...un posto bellissimo e Bernd Arnold uno scalatore e padrone di casa eccezionale, una persona affabile, peccato solo che tutte le discussioni su etica e storia dell'arrampicata del posto e non avvenivano in tedesco ed io capivo pochissimo
Comunque scalata un pò diversa, assicurazioni diverse, coraggi diversi , divieti diversi...un'etica ancora molto forte!
La cosa più simpatica era mettere/togliere i cordoni di tutte le dimensioni dalle fessure e la cosa più difficile era "sprigionarmi" da alcuni tipi di vie, diciamo molto, molto strette ...
ma devo dire che alla fine della settimana avevo preso familiarietà con quel tipo di scalata particolare, avevo preso familiarietà con quei labirinti boscosi, con quel posto fatato che sembrava fosse abitato da tanti gnomi, folletti e arrampicatori ....
Un posto dove tornerei volentieri!!!!
l'ho incontrato a piedi nudi sull'arenaria
agile ed elegante come pochi......
l'ho visto camminare, alla fine della via, nel labirinto roccioso, col suo inseparabile cappellino (e cane!)
l'ho visto fotografare un tramonto dell'est, prima di cenare insieme
sì, qualche anno fa ho passato una settimana nel suo regno fiabesco, fatto di torri e boschi
torri a volte raggruppate vicine...come per proteggersi da un attacco "vegetale"
a volte più isolate, ma sempre strane
Grattacieli di arenaria di altezze diverse.
Tu arrivi alla tua cima e ti guardi attorno, guardi prima il cielo un pò più vicino... poi in basso
e vieni catturato da altre costruzioni rocciose abitate da arrampicatori in sosta.
E mentre fotografi l'attimo, non solo lo scalatore ti sorride, ma tutto il bosco intorno si mette in posa ...
altra foto, altra bellissima vegetazione, altri arrampicatori appoggiati a roccia che sembra in equilibrio precario
e poi i tuoi occhi si posano su altre creature della natura...
arrampicata a volte "claustrofobica", mai scontata, ma sempre divertente...(anche se dal mio sguardo concentrato non si direbbe )
Insomma...un posto bellissimo e Bernd Arnold uno scalatore e padrone di casa eccezionale, una persona affabile, peccato solo che tutte le discussioni su etica e storia dell'arrampicata del posto e non avvenivano in tedesco ed io capivo pochissimo
Comunque scalata un pò diversa, assicurazioni diverse, coraggi diversi , divieti diversi...un'etica ancora molto forte!
La cosa più simpatica era mettere/togliere i cordoni di tutte le dimensioni dalle fessure e la cosa più difficile era "sprigionarmi" da alcuni tipi di vie, diciamo molto, molto strette ...
ma devo dire che alla fine della settimana avevo preso familiarietà con quel tipo di scalata particolare, avevo preso familiarietà con quei labirinti boscosi, con quel posto fatato che sembrava fosse abitato da tanti gnomi, folletti e arrampicatori ....
Un posto dove tornerei volentieri!!!!
Le torri di arenaria della Sassonia
Alla scoperta degli albori dell’arrampicata sportiva
di Marco Flamminii Minuto (m.flamminii@gruppoespresso.it) - 25.10.2002
La regione della Svizzera Sassone si sviluppa al confine tra la Germania e la Repubblica Ceca, a pochi chilometri dalla città di Dresda e nei pressi della valle dell’Elba.
Questa zona ricca di boschi è caratterizzata dalla presenza di numerose torri e pareti di arenaria, alte anche diverse centinaia di metri. L’arenaria è una roccia molto particolare, di consistenza particolarmente friabile che al tatto risulta simile a sabbia compressa. Il termine tedesco Sandstein, infatti, tradotto letteralmente significa roccia sabbiosa. Per gli arrampicatori, sempre alla ricerca di rocce solide, una struttura di questo tipo solitamente non è particolarmente considerata.
Ciononostante le torri di arenaria dell’Elba sono uno dei luoghi storicamente più importanti nell’evoluzione dell’arrampicata ed hanno tutt’ora moltissimi estimatori.
Su queste torri si è cominciato ad arrampicare intorno al 1870, anche se l’uso di scale ed altri artifizi nei primi anni di frequentazione fu prassi comune e rispecchiava quanto accadeva anche su altri massicci montuosi, Alpi comprese.
La prima figura di un certo rilievo a frequentare la zona è Oskar Schuster, esperto alpinista, che oltre ad aprire diversi itinerari ed a scrivere le prime relazioni delle ascensioni, elesse queste pareti quale suo terreno di allenamento preferito.
Nel 1903 fa la sua comparsa Rudolf Fehrmann, alpinista famoso e carismatico, che aprì anche numerosi itinerari sulle Dolomiti. Fehrmann contribuisce in maniera decisiva allo sviluppo dell’etica nell’arrampicata ed è il primo a dichiarare apertamente di voler rinunciare all’aiuto di mezzi artificiali. Tra di essi venivano considerati anche i chiodi, sui quali fino ad allora era consuetudine attaccarsi con le mani nel corso della salita. D’ora in poi nell’Elbsandsteingebirge (questo il nome tedesco che contraddistingue le pareti della valle dell’Elba) i chiodi potranno essere usati solo per la sicurezza dell’arrampicatore. E’ di fatto il primo passo verso il concetto di arrampicata libera, per la progressione possono essere usati solo elementi naturali, la corda ed i chiodi servono solo ad arrestare eventuali cadute.
Questa nuova mentalità ebbe come conseguenza che già nel 1906 alcuni arrampicatori sassoni fossero in grado di arrampicare in libera sul VI grado, a quei tempi considerato dalla comunità alpinistica il limite delle possibilità umane. Tale limite sull’arenaria dell’Elba venne superato nel 1918, con l’apertura delle prime vie di VII grado, in anticipo di 60 anni rispetto al riconoscimento ufficiale di tale difficoltà da parte dell’Unione Internazionale delle Associazioni Alpinistiche (UIAA), che aprì verso l’alto la scala delle difficoltà solo nel 1977!
In poche parole, mentre in altre regioni l’arrampicata in bassa quota era ancora poco sviluppata e comunque considerata come propedeutica alle uscite in montagna, in Sassonia si arrampicava già per il piacere del gesto e con una mentalità molto simile a quella di uno sport, con tanto di regole e divieti.
Lo stile sassone fu esportato in America da Fritz Wiessner, quando il famoso alpinista tedesco emigrò negli Stati Uniti nel 1928, contribuendo ad ispirare la scuola californiana della valle del Yosemite. Anni dopo l’evoluzione del seme piantato da Wiessner ritornò in Europa con il nome di “free climbing”. In realtà tale termine non è altro che la traduzione di quello che in Sassonia negli anni di inizio secolo veniva chiamato A.F. (Alles Frei), ovvero tutto in libera.
All’inizio degli anni ’70 due figure di rilievo della storia dell’arrampicata tedesca e mondiale, Kurt Albert e Wolfgang Güllich, vennero molto influenzate da alcune visite sulle rocce della Sassonia (allora parte della ex DDR). Entrambi legati allo sviluppo dell’arrampicata libera, contribuirono ad innalzarne il livello, portando una mentalità diversa nell’universo arrampicatorio.
Albert sviluppò sulle rocce del Frankenjura il c.d. stile “Rotpunkt”. Questo prevede che il capocordata non utilizzi i chiodi e la corda nemmeno per riposarsi tra un passaggio e l’altro, come era invece prassi fino a quel momento. Le vie che egli riusciva a salire senza appendersi alla corda per riposarsi (ovvero senza resting) venivano contrassegnate con un bollino rosso alla base, da cui il termine “Rotpunkt”.
Wolfgang Güllich fu, invece, uno dei massimi esponenti del movimento dell’arrampicata libera tedesca e mondiale a cavallo fra gli anni ’70 e ’80. Originario del Palatinato, teorizzò e realizzò lo stile AF (alles frei in tedesco significa tutto in libera) fino a portarlo ai massimi livelli della sua epoca. La sua attività si sviluppò sia in falesia che sulle rocce delle montagne più elevate del di tutto il mondo.
La rigida etica sassone è codificata in un apposito regolamento scritto che costituisce un esempio probabilmente unico di disciplina dell'arrampicata. Di essa parleremo più dettagliatamente in un prossimo articolo.
Alla scoperta degli albori dell’arrampicata sportiva
di Marco Flamminii Minuto (m.flamminii@gruppoespresso.it) - 25.10.2002
La regione della Svizzera Sassone si sviluppa al confine tra la Germania e la Repubblica Ceca, a pochi chilometri dalla città di Dresda e nei pressi della valle dell’Elba.
Questa zona ricca di boschi è caratterizzata dalla presenza di numerose torri e pareti di arenaria, alte anche diverse centinaia di metri. L’arenaria è una roccia molto particolare, di consistenza particolarmente friabile che al tatto risulta simile a sabbia compressa. Il termine tedesco Sandstein, infatti, tradotto letteralmente significa roccia sabbiosa. Per gli arrampicatori, sempre alla ricerca di rocce solide, una struttura di questo tipo solitamente non è particolarmente considerata.
Ciononostante le torri di arenaria dell’Elba sono uno dei luoghi storicamente più importanti nell’evoluzione dell’arrampicata ed hanno tutt’ora moltissimi estimatori.
Su queste torri si è cominciato ad arrampicare intorno al 1870, anche se l’uso di scale ed altri artifizi nei primi anni di frequentazione fu prassi comune e rispecchiava quanto accadeva anche su altri massicci montuosi, Alpi comprese.
La prima figura di un certo rilievo a frequentare la zona è Oskar Schuster, esperto alpinista, che oltre ad aprire diversi itinerari ed a scrivere le prime relazioni delle ascensioni, elesse queste pareti quale suo terreno di allenamento preferito.
Nel 1903 fa la sua comparsa Rudolf Fehrmann, alpinista famoso e carismatico, che aprì anche numerosi itinerari sulle Dolomiti. Fehrmann contribuisce in maniera decisiva allo sviluppo dell’etica nell’arrampicata ed è il primo a dichiarare apertamente di voler rinunciare all’aiuto di mezzi artificiali. Tra di essi venivano considerati anche i chiodi, sui quali fino ad allora era consuetudine attaccarsi con le mani nel corso della salita. D’ora in poi nell’Elbsandsteingebirge (questo il nome tedesco che contraddistingue le pareti della valle dell’Elba) i chiodi potranno essere usati solo per la sicurezza dell’arrampicatore. E’ di fatto il primo passo verso il concetto di arrampicata libera, per la progressione possono essere usati solo elementi naturali, la corda ed i chiodi servono solo ad arrestare eventuali cadute.
Questa nuova mentalità ebbe come conseguenza che già nel 1906 alcuni arrampicatori sassoni fossero in grado di arrampicare in libera sul VI grado, a quei tempi considerato dalla comunità alpinistica il limite delle possibilità umane. Tale limite sull’arenaria dell’Elba venne superato nel 1918, con l’apertura delle prime vie di VII grado, in anticipo di 60 anni rispetto al riconoscimento ufficiale di tale difficoltà da parte dell’Unione Internazionale delle Associazioni Alpinistiche (UIAA), che aprì verso l’alto la scala delle difficoltà solo nel 1977!
In poche parole, mentre in altre regioni l’arrampicata in bassa quota era ancora poco sviluppata e comunque considerata come propedeutica alle uscite in montagna, in Sassonia si arrampicava già per il piacere del gesto e con una mentalità molto simile a quella di uno sport, con tanto di regole e divieti.
Lo stile sassone fu esportato in America da Fritz Wiessner, quando il famoso alpinista tedesco emigrò negli Stati Uniti nel 1928, contribuendo ad ispirare la scuola californiana della valle del Yosemite. Anni dopo l’evoluzione del seme piantato da Wiessner ritornò in Europa con il nome di “free climbing”. In realtà tale termine non è altro che la traduzione di quello che in Sassonia negli anni di inizio secolo veniva chiamato A.F. (Alles Frei), ovvero tutto in libera.
All’inizio degli anni ’70 due figure di rilievo della storia dell’arrampicata tedesca e mondiale, Kurt Albert e Wolfgang Güllich, vennero molto influenzate da alcune visite sulle rocce della Sassonia (allora parte della ex DDR). Entrambi legati allo sviluppo dell’arrampicata libera, contribuirono ad innalzarne il livello, portando una mentalità diversa nell’universo arrampicatorio.
Albert sviluppò sulle rocce del Frankenjura il c.d. stile “Rotpunkt”. Questo prevede che il capocordata non utilizzi i chiodi e la corda nemmeno per riposarsi tra un passaggio e l’altro, come era invece prassi fino a quel momento. Le vie che egli riusciva a salire senza appendersi alla corda per riposarsi (ovvero senza resting) venivano contrassegnate con un bollino rosso alla base, da cui il termine “Rotpunkt”.
Wolfgang Güllich fu, invece, uno dei massimi esponenti del movimento dell’arrampicata libera tedesca e mondiale a cavallo fra gli anni ’70 e ’80. Originario del Palatinato, teorizzò e realizzò lo stile AF (alles frei in tedesco significa tutto in libera) fino a portarlo ai massimi livelli della sua epoca. La sua attività si sviluppò sia in falesia che sulle rocce delle montagne più elevate del di tutto il mondo.
La rigida etica sassone è codificata in un apposito regolamento scritto che costituisce un esempio probabilmente unico di disciplina dell'arrampicata. Di essa parleremo più dettagliatamente in un prossimo articolo.
Da quelle parti era molto in voga (non so se lo sia ancora adesso) lo sport del salto (nella foto: Kurt Albert):
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Bellissimo ricordo Virgy e belle foto.
Non sono riuscito a trovare, non vorrei sbagliarmi, un filmato che ho visto di p. berhault e p. edlinger, su questa roccia. Mi ricordo le lor espressioni, però...
Non sono riuscito a trovare, non vorrei sbagliarmi, un filmato che ho visto di p. berhault e p. edlinger, su questa roccia. Mi ricordo le lor espressioni, però...
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