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Le città invisibili

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Messaggio  Ospite Mar Mag 08, 2012 11:06 pm

"Così mi sono portato dietro questo libro delle città negli ultimi anni, scrivendo saltuariamente, un pezzetto per volta, passando attraverso fasi diverse. Per qualche tempo mi veniva da immaginare solo città tristi e per qualche tempo solo città contente; c'è stato un periodo in cui paragonavo le città al cielo stellato, e in un altro periodo invece mi veniva sempre da parlare della spazzatura che dilaga fuori dalle città ogni giorno. Era diventato un po' come un diario che seguiva i miei umori e le mie riflessioni; tutto finiva per trasformarsi in immagini di città: i libri che leggevo, le esposizioni d'arte che visitavo, le discussioni con gli amici."

[Italo Calvino nella presentazione de "Le città invisibili"]

Prendendo a riferimento le parole di Calvino, e volendo restare all'interno del suo libro, se dovessi paragonare il mio umore attuale o le mie riflessioni ad una città, tra le tante che popolano "Le città invisibili", ora come ora mi sentirei come fossi a Ottavia:

Se volete credermi, bene. Ora dirò come è fatta Ottavia, città - ragnatela. C'è un precipizio in mezzo a due montagne scoscese: la città è sul vuoto, legata alle due creste con funi e catene e passerelle. Si cammina sulle traversine di legno, attenti a non mettere il piede negli intervalli, o ci si aggrappa alle maglie di canapa. Sotto non c'è niente per centinaia e centinaia di metri: qualche nuvola scorre; s'intravede più in basso il fondo del burrone. Questa è la base della città: una rete che serve da passaggio e da sostegno.Tutto il resto, invece d'elevarsi sopra, sta appeso sotto: scale di corda, amache, case fatte a sacco, attaccapanni, terrazzi come navicelle, otri d'acqua, becchi del gas, girarrosti, cesti appesi a spaghi, montacarichi, docce, trapezi e anelli per i giochi, teleferiche, lampadari, vasi con piante dal fogliame pendulo. Sospesa sull'abisso, la vita degli abitanti d'Ottavia è meno incerta che in altre città. Sanno che più di tanto la rete non regge.


E voi, in quale città, reale o inventata, sentite di trovarvi in questo momento?


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Messaggio  AndreaVe Mer Mag 09, 2012 12:11 am

E' sul comodino da un bel po', ne leggo un pezzetto ogni tanto e ora era da un po' di tempo che non lo riprendevo in mano.

Apro una pagina caso:

- D'ora in avanti sarò io a descrivere le città - aveva detto il Kan. - Tu nei tuoi viaggi verificherai se esistono.
Ma le città visitate da Marco Polo erano sempre diverse da quelle pensate dall'imperatore.
- Eppure io ho costruito nella mia mente un modello di città da cui dedurre tutte le città possibili, - disse Kublai. - Esso racchiude tutto quello che risponde alla norma. Siccome le città che esistono si allontanano in vario grado alla norma, mi basta prevedere le eccezioni alla norma e calcolarne le combinazioni più probabili.
- Anch'io ho pensato un modello di città da cui deduco tutte le altre, - rispose Marco. - E' una città fatta di eccezioni, preclusioni, contraddizioni, incongruenze, controsensi. Se una città così è quanto c'è di più improbabile, diminuendo il numero degli elementi abnormi si accrescono le probabilità che la città ci sia veramente. Dunque basta che io sottragga eccezioni al mio modello, e in qualsiasi ordine proceda arriverò a trovarmi davanti una delle città che, pur sempre in via d'eccezione, esistono. Ma non posso spingere la mia operazione oltre un certo limite: otterei delle città troppo verosimili per essere vere.
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Messaggio  buzz Mer Mag 09, 2012 8:32 am

Una città che sta implodendo. Diventa ogni giorno più piccola e densa, anche se da fuori sembra si allarghi. Dove gli abitanti diminuiscono di numero ma aumentano in quantità. Dove le indicazioni stradali mancano. Dove si paga per entrare in posti da cui si paga per uscire. Dove ci sono uomini il cui lavoro consiste nell'attraversare la strada su e giù. E dato che non vengono pagati perché è cambiata la sede fisica dell'ufficio addetto al pagamento e nessuno sa dov'è quella nuova, loro per protesta occupano la strada dove prima lavoravano. Dove le scuole sono sugli autobus e gli studenti fanno lezione nel tragitto per andare nelle loro vecchie scuole trasformate in centri commerciali. Entrano fanno merenda al macdonald e poi altre ore di lezione sull'autobus fino a casa. Dove gli anziani lavorano come volontari negli studi medici e nelle farmacie o negli uffici postali. In fila attendendo il loro turno. Dove la raccolta dei rifiuti è eseguita in turni: prima gli zingari, poi i barboni, poi qualche anziana signora, quindi il camion della nettezza urbana.
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Messaggio  Ospite Mer Mag 09, 2012 11:12 pm

A volte anch'io, come un abitante di Ersilia, mi guardo indietro per ritrovare il senso nell'intrico dei tanti rapporti costruiti, oppure definitivamente distrutti.

A Ersilia, per stabilire i rapporti che reggono la vita della città, gli abitanti tendono dei fili tra gli spigoli delle case, bianchi o neri o grigi o bianco-e-neri a seconda se segnano relazioni di parentela, scambio, autorità, rappresentanza. Quando i fili sono tanti che non ci si può più passare in mezzo, gli abitanti vanno via: le case vengono smontate; restano solo i fili e i sostegni dei fili.
Dalla costa d’un monte, accampati con le masserizie, i profughi di Ersilia guardano l’intrico di fili tesi e pali che s’innalza nella pianura. E’ quello ancora la città di Ersilia, e loro sono niente. Riedificano altrove. Tessono con i fili una figura simile che vorrebbero più complicata e insieme più regolare dell’altra. Poi l’abbandonano e trasportano ancora più lontano sé e le case.
Così viaggiando nel territorio di Ersilia incontri le rovine delle città abbandonate, senza le mura che non durano, senza le ossa dei morti che il vento fa rotolare: ragnatele di rapporti intricati che cercano una forma.


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Messaggio  virgy Mar Lug 03, 2012 2:53 pm

alessandro ha scritto:

E voi, in quale città, reale o inventata, sentite di trovarvi in questo momento?




una città invisibile, eppure presente
spesso opprimente, pesante
fili che si legano e si slegano, fili resistenti e fragili
ma tutti intorno a me, dentro di me
una ragnatela di attese mi imprigiona, poi mi libera e poi mi cattura ancora
una ragnatela oscillante

abito pensieri positivi che cercano di farsi strada tra questi fili, questi nodi, questi ostacoli

abito una città invisibile, ma la mia
spesso opprimente e pesante, ma mia

abito un susseguirsi di attese e risposte
e sono mie, queste attese
le risposte, invece, arrivano da altri




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Messaggio  giggio Mar Lug 03, 2012 4:43 pm

Entrato nel territorio che ha Eutropia per capitale, il viaggiatore vede non una città ma molte, di eguale grandezza e non dissimili tra loro, sparse per un vasto e ondulato altopiano. Eutropia non è una ma tutte queste città insieme; una sola è abitata, le altre vuote; e questo si fa a turno. Vi dirò ora come. Il giorno in cui gli abitanti di Eutropia si sentono assalire dalla stanchezza, e nessuno sopporta più il suo mestiere, i suoi parenti, la sua casa e la sua via, i debiti, la gente da salutare o che saluta, allora tutta la cittadinanza decide dispostarsi nella città vicina che è lì ad aspettarli, vuota e come nuova, dove ognuno prenderà un altro mestiere, un'altra moglie, vedrà un altro paesaggio aprendo la finestra, passerà le sere in altri passatempi amicizie maldicenze.
Così la loro vita si rinnova di trasloco in trasloco, tra città che per l'esposizione o la pendenza o i corsi d'acqua o i venti si presentano ognuna con qualche differenza dalle altre. Essendo la loro società ordinata senza grandi differenze di ricchezza o di autorità, i passaggi da una funzione all'altra avvengono quasi senza scosse; la varietà è assicurata dalle molteplici incombenze, tali che nello spazio d'una vita raramente uno ritorna a un mestiere che già era stato il suo.Così la città ripete la sua vita uguale spostandosi in su e in giù sulla sua scacchiera vuota. Gli abitanti tornano a recitare le stesse scene con attori cambiati; ridicono le stesse battute con accenti variamente combinati; spalancano bocche alternate in uguali sbadigli. Sola tra tutte le città dell'impero, Eutropia
permane identica a se stessa. Mercurio, dio dei volubili, al quale la città è sacra, fece questo ambiguo miracolo.
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Località : Penn-Ar-Bed

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Messaggio  luna Mar Lug 03, 2012 8:14 pm

in questo momento sento di trovarmi in una città reale: calda,ragazzi, molto calda!!!! Le città invisibili 2698994151 mi piacciono sempre i vostri dibattici e in questo ho trovato lo spunto per rileggere il libro di Calvino. si, voglio fare qualcosa di buono! Le città invisibili 2698994151
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