Racconto di una laurea
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LucaVi
Topocane
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Racconto di una laurea
......la terza laurea
Ho sempre vissuto le tue tappe scolastiche con un certo distacco, ero più presa ed emozionata dai responsi medici e dalla loro scadenza che non dai tuoi raggiungimenti scolastici
le tue tappe per me erano i tre mesi, i sei mesi, gli anni e i due anni, i dieci anni ....per poi, adesso, ritornare agli anni, ai mesi....
Non ti nascondo che sono stata sempre distratta quando dovevo emozionarmi nelle conclusioni dei tuoi vari cicli scolastici
Si, ero felice dei risultati, ma chssà come mai poi mi ritrovavo ad asciugare le mie lacrime per altro
...oppure mi ritrovavo ad emozionarmi molto di più quando tuo fratello più piccolo faceva la recita di fine asilo, o concludeva le scuole elementari, o quando ha sostenuto l'esame di terza media o, addirittura, quando il piccolo di casa superava l'esame di maturità
in quei momenti sono sempre scese delle lacrime, perchè sapevo che con tuo fratello si concludeva un ciclo, una tappa di vita anche mia e me lo scadenzava più lui che non tu che sei il figlio maggiore.
Ma stamani non ce l'ho fatta
stamani non ero distaccata o distratta...
non ero distratta neppure quando tu esponevi la tua tesi (comunicazione acustica tra veicoli subacquei), incomprensibile per me e non solo perchè era scritta in inglese
ma l'hai esposta divinamente
stamani ero attenta, attenta ad emozionarmi.
Questa volta la lode mi ha commosso, forse perchè sapevo che con oggi si concludeva la tua dura vita da studente a soli 25 anni.
Non è da tutti portarsi a casa una laurea magistrale di 110 e lode a questa età e poi a Pisa e in ingegneria di robotica e automazione.
Ma mi hai commosso ancora di più, perchè te la sei portata a casa con una malattia seria in più rispetto alla prima lode, quella delle scuole superiori.
"E' tanta roba!" ti hanno detto, stamani, chi sa il tuo percorso di vita che certamente non è stato in discesa e non lo è neppure adesso.
Ed è tanta roba anche per i sacrifici, 6 anni circa da pendolare, Carrara-Pisa con sveglia alle 6 e ritorno la sera, 12 ore all'università fuori di casa, e poi il ritorno di un'altra ora in treni affollati....e nel frattempo corsi di cinese serali sempre a 50 km da casa senza chiedere passaggi o aiuti, e il giapponese studiato da autodidatta, l'inglese con il livello c1, raggiunto facilmente e senza aver fatto neppure un giorno in Inghilterra.
Ed è tanta roba perchè tutto questo veniva miscelato con altre batoste e speranze mediche, le tue, ma anche di persone molto vicino a te.
Stamani quando al microfono hanno proclamato la tua laurea avevo davanti una scena: tu e tuo fratello svegli alle 3 di notte che mi aiutavate a pulire il pavimento della camera: poche ore dopo partivate per gli esami a Pisa con la pena nel cuore, con la preoccupazione per un malato grave, ma tornavate con i 30, sia tu che tuo fratello...
Stamani quella scena di voi due fratelli sempre tosti e tenaci nonostante tutto è il riassunto della mia, della nostra vita:
una vita piena di sentieri in salita, ma con gente allenata all'impegno e alla fatica
una vita piena di tanti problemi seri, ma anche di tante soddisfazioni
una vita di insicurezze, ma anche di coraggio
forse quella scena che si è presentata stamani senza andarla a cercare ha dato via allo scorrere delle mie lacrime....
e quando ti sei avvicinato a me, con la tua tesi tutta relegata e precisa, da cui non ti sei mai allontanato come se volessi stringere ancora per un altro pò il tuo pezzo di vita universitario, quando ti sei avvicnato a me, dicevo, per abbracciarmi, hai detto: "lo sapevo, mamma, che questa volta avresti pianto, ma non pensavo così forte"
ero l'unica che piangeva forte, ma non mi sono vergognata delle mie lacrime, anzi ne ero fiera, come sono fiera di te, di tuo fratello che solo sei mesi fa, nella stessa aula, si è laureato pure lui in ingegneria informatica con 110
sono fiera di tutti gli ostacoli che abbiamo, per ora, affrontato!
una foto del dottore lontano dai dottori (ho chiesto il permesso a lui sia del topic che della foto )
ma molto vicino alla mia gratitudine come ho scritto nella lavagna della tua camera
Ho sempre vissuto le tue tappe scolastiche con un certo distacco, ero più presa ed emozionata dai responsi medici e dalla loro scadenza che non dai tuoi raggiungimenti scolastici
le tue tappe per me erano i tre mesi, i sei mesi, gli anni e i due anni, i dieci anni ....per poi, adesso, ritornare agli anni, ai mesi....
Non ti nascondo che sono stata sempre distratta quando dovevo emozionarmi nelle conclusioni dei tuoi vari cicli scolastici
Si, ero felice dei risultati, ma chssà come mai poi mi ritrovavo ad asciugare le mie lacrime per altro
...oppure mi ritrovavo ad emozionarmi molto di più quando tuo fratello più piccolo faceva la recita di fine asilo, o concludeva le scuole elementari, o quando ha sostenuto l'esame di terza media o, addirittura, quando il piccolo di casa superava l'esame di maturità
in quei momenti sono sempre scese delle lacrime, perchè sapevo che con tuo fratello si concludeva un ciclo, una tappa di vita anche mia e me lo scadenzava più lui che non tu che sei il figlio maggiore.
Ma stamani non ce l'ho fatta
stamani non ero distaccata o distratta...
non ero distratta neppure quando tu esponevi la tua tesi (comunicazione acustica tra veicoli subacquei), incomprensibile per me e non solo perchè era scritta in inglese
ma l'hai esposta divinamente
stamani ero attenta, attenta ad emozionarmi.
Questa volta la lode mi ha commosso, forse perchè sapevo che con oggi si concludeva la tua dura vita da studente a soli 25 anni.
Non è da tutti portarsi a casa una laurea magistrale di 110 e lode a questa età e poi a Pisa e in ingegneria di robotica e automazione.
Ma mi hai commosso ancora di più, perchè te la sei portata a casa con una malattia seria in più rispetto alla prima lode, quella delle scuole superiori.
"E' tanta roba!" ti hanno detto, stamani, chi sa il tuo percorso di vita che certamente non è stato in discesa e non lo è neppure adesso.
Ed è tanta roba anche per i sacrifici, 6 anni circa da pendolare, Carrara-Pisa con sveglia alle 6 e ritorno la sera, 12 ore all'università fuori di casa, e poi il ritorno di un'altra ora in treni affollati....e nel frattempo corsi di cinese serali sempre a 50 km da casa senza chiedere passaggi o aiuti, e il giapponese studiato da autodidatta, l'inglese con il livello c1, raggiunto facilmente e senza aver fatto neppure un giorno in Inghilterra.
Ed è tanta roba perchè tutto questo veniva miscelato con altre batoste e speranze mediche, le tue, ma anche di persone molto vicino a te.
Stamani quando al microfono hanno proclamato la tua laurea avevo davanti una scena: tu e tuo fratello svegli alle 3 di notte che mi aiutavate a pulire il pavimento della camera: poche ore dopo partivate per gli esami a Pisa con la pena nel cuore, con la preoccupazione per un malato grave, ma tornavate con i 30, sia tu che tuo fratello...
Stamani quella scena di voi due fratelli sempre tosti e tenaci nonostante tutto è il riassunto della mia, della nostra vita:
una vita piena di sentieri in salita, ma con gente allenata all'impegno e alla fatica
una vita piena di tanti problemi seri, ma anche di tante soddisfazioni
una vita di insicurezze, ma anche di coraggio
forse quella scena che si è presentata stamani senza andarla a cercare ha dato via allo scorrere delle mie lacrime....
e quando ti sei avvicinato a me, con la tua tesi tutta relegata e precisa, da cui non ti sei mai allontanato come se volessi stringere ancora per un altro pò il tuo pezzo di vita universitario, quando ti sei avvicnato a me, dicevo, per abbracciarmi, hai detto: "lo sapevo, mamma, che questa volta avresti pianto, ma non pensavo così forte"
ero l'unica che piangeva forte, ma non mi sono vergognata delle mie lacrime, anzi ne ero fiera, come sono fiera di te, di tuo fratello che solo sei mesi fa, nella stessa aula, si è laureato pure lui in ingegneria informatica con 110
sono fiera di tutti gli ostacoli che abbiamo, per ora, affrontato!
una foto del dottore lontano dai dottori (ho chiesto il permesso a lui sia del topic che della foto )
ma molto vicino alla mia gratitudine come ho scritto nella lavagna della tua camera
virgy- Messaggi : 3250
Data d'iscrizione : 12.03.12
Re: Racconto di una laurea
Uno degli scritti più emozionanti letti qua dentro e non solo... grazie
E ovviamente complimenti al ragazzo!
E ovviamente complimenti al ragazzo!
alessandro- Messaggi : 1147
Data d'iscrizione : 04.01.15
Re: Racconto di una laurea
.....già letto su fb, tsk
complimentoni, dai!
arragazzo.... e alla mammina a cui tanto è dovuto
un abbraccio
bau
tc
complimentoni, dai!
arragazzo.... e alla mammina a cui tanto è dovuto
un abbraccio
bau
tc
Topocane- Messaggi : 6181
Data d'iscrizione : 12.03.12
Re: Racconto di una laurea
Ed è anche figo!
LucaVi- Messaggi : 3780
Data d'iscrizione : 11.03.12
Località : Cimolais
Re: Racconto di una laurea
(siamo o non siamo su FB ??? ... eccheccac.. )
Tempo di lauree...
Alessio ed Alessia.... stessa età.... stesso momento di laurea... stessa emozione dei genitori...
Piccole differenze....
laurea triennale contro magistrale ....
un genitore ha pianto e l'altro no ...
e da ora in poi: in bocca al lupo a tutti e due!!!! (i figli, non i genitori )
Tempo di lauree...
Alessio ed Alessia.... stessa età.... stesso momento di laurea... stessa emozione dei genitori...
Piccole differenze....
laurea triennale contro magistrale ....
un genitore ha pianto e l'altro no ...
e da ora in poi: in bocca al lupo a tutti e due!!!! (i figli, non i genitori )
fabri- Messaggi : 433
Data d'iscrizione : 12.03.12
Località : 4 mori
Re: Racconto di una laurea
La mia, fine primo anno di liceo scientifico, media del 9,3 (cinque 10, tre 9 e due 8 ): se il tuo aspetta qualche anno, Virgy, diventon parenti!
LucaVi- Messaggi : 3780
Data d'iscrizione : 11.03.12
Località : Cimolais
Re: Racconto di una laurea
ma che brava la mia Marinella
congratulazioni pure a lei!
(magari diventassimo parenti! )
e congratulazioni anche ad Alessia, Fabri
grazie a tutti ...e vi ringrazia pure il critico
virgy- Messaggi : 3250
Data d'iscrizione : 12.03.12
Re: Racconto di una laurea
Hai fatto emozionare anche me ...virgy ha scritto:......la terza laurea
Ho sempre vissuto le tue tappe scolastiche con un certo distacco, ero più presa ed emozionata dai responsi medici e dalla loro scadenza che non dai tuoi raggiungimenti scolastici
le tue tappe per me erano i tre mesi, i sei mesi, gli anni e i due anni, i dieci anni ....per poi, adesso, ritornare agli anni, ai mesi....
Non ti nascondo che sono stata sempre distratta quando dovevo emozionarmi nelle conclusioni dei tuoi vari cicli scolastici
Si, ero felice dei risultati, ma chssà come mai poi mi ritrovavo ad asciugare le mie lacrime per altro
...oppure mi ritrovavo ad emozionarmi molto di più quando tuo fratello più piccolo faceva la recita di fine asilo, o concludeva le scuole elementari, o quando ha sostenuto l'esame di terza media o, addirittura, quando il piccolo di casa superava l'esame di maturità
in quei momenti sono sempre scese delle lacrime, perchè sapevo che con tuo fratello si concludeva un ciclo, una tappa di vita anche mia e me lo scadenzava più lui che non tu che sei il figlio maggiore.
Ma stamani non ce l'ho fatta
stamani non ero distaccata o distratta...
non ero distratta neppure quando tu esponevi la tua tesi (comunicazione acustica tra veicoli subacquei), incomprensibile per me e non solo perchè era scritta in inglese
ma l'hai esposta divinamente
stamani ero attenta, attenta ad emozionarmi.
Questa volta la lode mi ha commosso, forse perchè sapevo che con oggi si concludeva la tua dura vita da studente a soli 25 anni.
Non è da tutti portarsi a casa una laurea magistrale di 110 e lode a questa età e poi a Pisa e in ingegneria di robotica e automazione.
Ma mi hai commosso ancora di più, perchè te la sei portata a casa con una malattia seria in più rispetto alla prima lode, quella delle scuole superiori.
"E' tanta roba!" ti hanno detto, stamani, chi sa il tuo percorso di vita che certamente non è stato in discesa e non lo è neppure adesso.
Ed è tanta roba anche per i sacrifici, 6 anni circa da pendolare, Carrara-Pisa con sveglia alle 6 e ritorno la sera, 12 ore all'università fuori di casa, e poi il ritorno di un'altra ora in treni affollati....e nel frattempo corsi di cinese serali sempre a 50 km da casa senza chiedere passaggi o aiuti, e il giapponese studiato da autodidatta, l'inglese con il livello c1, raggiunto facilmente e senza aver fatto neppure un giorno in Inghilterra.
Ed è tanta roba perchè tutto questo veniva miscelato con altre batoste e speranze mediche, le tue, ma anche di persone molto vicino a te.
Stamani quando al microfono hanno proclamato la tua laurea avevo davanti una scena: tu e tuo fratello svegli alle 3 di notte che mi aiutavate a pulire il pavimento della camera: poche ore dopo partivate per gli esami a Pisa con la pena nel cuore, con la preoccupazione per un malato grave, ma tornavate con i 30, sia tu che tuo fratello...
Stamani quella scena di voi due fratelli sempre tosti e tenaci nonostante tutto è il riassunto della mia, della nostra vita:
una vita piena di sentieri in salita, ma con gente allenata all'impegno e alla fatica
una vita piena di tanti problemi seri, ma anche di tante soddisfazioni
una vita di insicurezze, ma anche di coraggio
forse quella scena che si è presentata stamani senza andarla a cercare ha dato via allo scorrere delle mie lacrime....
e quando ti sei avvicinato a me, con la tua tesi tutta relegata e precisa, da cui non ti sei mai allontanato come se volessi stringere ancora per un altro pò il tuo pezzo di vita universitario, quando ti sei avvicnato a me, dicevo, per abbracciarmi, hai detto: "lo sapevo, mamma, che questa volta avresti pianto, ma non pensavo così forte"
ero l'unica che piangeva forte, ma non mi sono vergognata delle mie lacrime, anzi ne ero fiera, come sono fiera di te, di tuo fratello che solo sei mesi fa, nella stessa aula, si è laureato pure lui in ingegneria informatica con 110
sono fiera di tutti gli ostacoli che abbiamo, per ora, affrontato!
una foto del dottore lontano dai dottori (ho chiesto il permesso a lui sia del topic che della foto )
ma molto vicino alla mia gratitudine come ho scritto nella lavagna della tua camera
Comunque dopo il giusto pianto devi avere una grande soddisfazione e orgoglio, tanto orgoglio, per come hai portato Ale a questo risultato
Bravo, tenace, combattivo lui ma anche fortunato ad averti cosi vicino... poche mamme avrebbero avuto la tua forza.
Ad_adri- Messaggi : 1501
Data d'iscrizione : 21.05.12
Re: Racconto di una laurea
virgy, sei una tosta.
complimenti al Dottore. e adesso? ......
..... prevedo un dottorato dietro l'angolo.
complimenti al Dottore. e adesso? ......
..... prevedo un dottorato dietro l'angolo.
flicker- Messaggi : 251
Data d'iscrizione : 23.03.12
Re: Racconto di una laurea
flicker ha scritto:virgy, sei una tosta.
complimenti al Dottore. e adesso? ......
..... prevedo un dottorato dietro l'angolo.
...dietro l'angolo prevedo l'apertura di un ristorante e lui che lavora come aiuto-cuoco
seriamente
per il momento non è interessato al dottorato, lo tiene come ultima spiaggia
adesso si riposa 10 giorni e poi ricomincia a ripassare/studiare tutte le materie per superare l'esame di stato, visto che è fresco di nozioni ed è allenato allo studio.
Nel frattempo manderà in giro i curriculum (anche se il suo professore gli ha consigliato di non mandarli in estate), già una ditta buona sta cercando personale con questo tipo di laurea.
Vedrà lui, la vita è la sua , a me sembra di capire che voglia entrare presto nel mondo del lavoro per fare esperienze (e per pagarsi finalmente il cinema da solo )
Se gli accade come al fratellino che da anni, ogni tre mesi circa, viene cercato per un lavoro e lui puntualmente rifiuta perchè vuole la laurea magistrale pure lui, siamo a posto
(penso che il fratellino detenga il record nazionale di rifiuti lavorativi, è già a quota 6/7, due posti come perito chimico e 4/5 lavori con la laurea triennale....qualche opportunità, anche se poche, c'è ancora per questi giovani!)
@ Adri.. grazie
@Topoc.. che dici, tu che sei esperto di Social , consigli di mettere il curriculum anche su fb?
virgy- Messaggi : 3250
Data d'iscrizione : 12.03.12
Re: Racconto di una laurea
ad una settimana esatta dalla laurea, senza aver inviato ancora il suo curriculum, ha ricevuto la prima telefonata per un colloquio di lavoro
(naturalmente ha accettato subito questo colloquio)
virgy- Messaggi : 3250
Data d'iscrizione : 12.03.12
Re: Racconto di una laurea
Riprendo questo topic per aggiornarvi
lo so che non vi interessa nulla ....
dopo pochi giorni dalla laurea, il 18 giugno, il critico cinematografico (molto più a cinema che critico ) è stato contattato da due o tre società in Toscana e una di Milano semplicemente dopo aver visto il suo profilo nel data-base universitario.
Una di queste aziende, una multinazionale, dopo un colloquio tenutosi a luglio, gli ha comunicato che l'avrebbero preso e che avrebbe iniziato a lavorare a fine settembre (con la possibilità di fare dei brevi periodi anche in Germania e Canada).
Quindi... senza raccomandazioni all'italiana senza aiuti da professori universitari è riuscito a non rimanere "disoccupato" per molto tempo (diciamo che se l'è spassata solo un mesetto, due ) anche se i giovani che trovano un lavoro ora, purtroppo, non potranno mai considerarsi sistemati definitivamente tra jobs act, tirocini, stage, contratti a tempo determinato, lavori a progetto, ecc ecc ...una giungla!!!!!!
E se avesse avuto, come laurea triennale, quella in informatica invece di quella in biomedica, addirittura avrebbe potuto iniziare a lavorare già dopo il primo colloquio
Quindi, mio figlio inizia la sua avventura lavorativa il primo ottobre, dopodomani, esattamente 34 anni dopo sua madre
sì, avete letto bene, 34 anni dopo
io iniziai proprio il primo ottobre del lontano 1981 , con altre garanzie e certezze lavorative (e altri limiti pensionistici )
insomma, diverse garanzie, ma stessa data di inizio, una bella coincidenza
e, cosa ancora più bella, avendo trovato lavoro a Livorno, andrà a vivere da solo durante la settimana
una doppia esperienza: lavorare e cavarsela da solo
una bella sfida
non so quale delle due cose gli riuscirà meglio, di sicuro so quale sarà la cosa che gli riuscirà peggio: avere a che fare con i livornesi (tanto il livornese non mi legge )
Spero riesca in tutte e due le cose, perchè mi è sempre piaciuto vedere i giovani lasciare la casa dei genitori indipendentemente dal matrimonio o mettere su una nuova famiglia, ma uscire di casa solamente per sentirsi realizzati, indipendenti, per mettersi in gioco, per accumulare esperienze lavorative e di vita (di sicuro non accumulare risparmi con gli stipendi da fame che ci sono in circolazione )
Un pò quello che accade in tanti paesi stranieri dove i giovani hanno più voglia di indipendenza e dove spesso lavorano e studiano contemporanemanete per poter uscire di casa già a 19 anni, oppure accettano qualsiasi tipo di lavoro o sistemazione pur di non dipendere completamente dai genitori.
a questo proposito posto un articolo di qualche tempo fa.....
http://27esimaora.corriere.it/articolo/a-casa-con-i-genitori/
E posto qualche commento che è vicino al mio pensiero, anche per questo sono contenta che Ale, a 25 anni, abbia l'opportunità di continuare a "crescere", uscendo di casa, accontentandosi anche di uno stipendio misero, prendendo in affitto una stanza, adattandosi, facendo dei sacrifici, affrontando difficoltà ecc ecc
E' così che devono fare!
--------------
E’ vero che la disoccupazione giovanile è dilagante ma è anche vero che i giovani italiani trovano molto comodo rimanere con mamma e papà.
Negli anni ’70 la disoccupazione giovanile era anche allora molto alta, eppure noi giovani dell’epoca non vedevamo l’ora di lasciare casa dei genitori e farci una famiglia e una casa nostra.
A 28 anni ero sposato e avevo già cinque-sei anni di lavoro alle spalle in giro per il mondo (scelsi di fare un lavoro difficile e scomodo pur di non rimanere disoccupato), con una laurea.
A 29 iniziai un master e a 30 arrivò il primo figlio, mentre mi trovavo a 1000 km di distanza da lui per aver scelto un nuovo lavoro.
Sarà anche che oggi, oltre al lavoro, mancano gli attributi???
----
E’ principalmente questione di cultura, siamo fondalmentamente bamboccioni. La colpa cade principalmente sui genitori che non spronano i figli.
----
Diciamo la verità, molti vorrebbero anche lasciare la casa dei genitori ma ai più non piace proprio l’idea di convivere con qualcuno che non conoscono e adattarsi a poco. Un posto a buon mercato in condivisione volendo si trova anche in una Milano. Io sono uscito di casa a 19 anni grazie all’università, sono stato in camere doppie prima di avere la singola e anche i primi anni di lavoro (all’estero) ho convissuto: in tutto 10 anni della mia vita prima di potermi permettere un posto mio. Quando parlo con i miei amici d’infanzia che non hanno mai lasciato il nido, vedo bene dove sono rimasti con la testa…
-----
Scusate ma tutti a dare la colpa alla disoccupazione giovanile.. si ok ora la situazione e’ grave, ma 10,20 o 30 anni fa? stiamo parlando degli anni 80, non del medio evo! le madri italiane non hanno mai visto di buon occhio che i figli/e andassero a vivere da soli (ma poverino/a, cosa mangi, devi farti la spesa, chi ti pulisce casa, chi ti stira, ma non stai bene qui con noi? ecc ecc) e ai figli non pareva vero di avere una cameriera e cuoca a disposizione gratuitamente e di poter utilizzare lo stipendio per farsi ferie, auto nuova, vestiti. questo e’ cosi’ DA SEMPRE. mentre 10 o 20 anni fa gia’ all’estero i giovani andavano a vivere da soli, in Italia 30-40enni (maschi e femmine) ancora stavano con mamma e papa’........
lo so che non vi interessa nulla ....
dopo pochi giorni dalla laurea, il 18 giugno, il critico cinematografico (molto più a cinema che critico ) è stato contattato da due o tre società in Toscana e una di Milano semplicemente dopo aver visto il suo profilo nel data-base universitario.
Una di queste aziende, una multinazionale, dopo un colloquio tenutosi a luglio, gli ha comunicato che l'avrebbero preso e che avrebbe iniziato a lavorare a fine settembre (con la possibilità di fare dei brevi periodi anche in Germania e Canada).
Quindi... senza raccomandazioni all'italiana senza aiuti da professori universitari è riuscito a non rimanere "disoccupato" per molto tempo (diciamo che se l'è spassata solo un mesetto, due ) anche se i giovani che trovano un lavoro ora, purtroppo, non potranno mai considerarsi sistemati definitivamente tra jobs act, tirocini, stage, contratti a tempo determinato, lavori a progetto, ecc ecc ...una giungla!!!!!!
E se avesse avuto, come laurea triennale, quella in informatica invece di quella in biomedica, addirittura avrebbe potuto iniziare a lavorare già dopo il primo colloquio
Quindi, mio figlio inizia la sua avventura lavorativa il primo ottobre, dopodomani, esattamente 34 anni dopo sua madre
sì, avete letto bene, 34 anni dopo
io iniziai proprio il primo ottobre del lontano 1981 , con altre garanzie e certezze lavorative (e altri limiti pensionistici )
insomma, diverse garanzie, ma stessa data di inizio, una bella coincidenza
e, cosa ancora più bella, avendo trovato lavoro a Livorno, andrà a vivere da solo durante la settimana
una doppia esperienza: lavorare e cavarsela da solo
una bella sfida
non so quale delle due cose gli riuscirà meglio, di sicuro so quale sarà la cosa che gli riuscirà peggio: avere a che fare con i livornesi (tanto il livornese non mi legge )
Spero riesca in tutte e due le cose, perchè mi è sempre piaciuto vedere i giovani lasciare la casa dei genitori indipendentemente dal matrimonio o mettere su una nuova famiglia, ma uscire di casa solamente per sentirsi realizzati, indipendenti, per mettersi in gioco, per accumulare esperienze lavorative e di vita (di sicuro non accumulare risparmi con gli stipendi da fame che ci sono in circolazione )
Un pò quello che accade in tanti paesi stranieri dove i giovani hanno più voglia di indipendenza e dove spesso lavorano e studiano contemporanemanete per poter uscire di casa già a 19 anni, oppure accettano qualsiasi tipo di lavoro o sistemazione pur di non dipendere completamente dai genitori.
a questo proposito posto un articolo di qualche tempo fa.....
http://27esimaora.corriere.it/articolo/a-casa-con-i-genitori/
E posto qualche commento che è vicino al mio pensiero, anche per questo sono contenta che Ale, a 25 anni, abbia l'opportunità di continuare a "crescere", uscendo di casa, accontentandosi anche di uno stipendio misero, prendendo in affitto una stanza, adattandosi, facendo dei sacrifici, affrontando difficoltà ecc ecc
E' così che devono fare!
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E’ vero che la disoccupazione giovanile è dilagante ma è anche vero che i giovani italiani trovano molto comodo rimanere con mamma e papà.
Negli anni ’70 la disoccupazione giovanile era anche allora molto alta, eppure noi giovani dell’epoca non vedevamo l’ora di lasciare casa dei genitori e farci una famiglia e una casa nostra.
A 28 anni ero sposato e avevo già cinque-sei anni di lavoro alle spalle in giro per il mondo (scelsi di fare un lavoro difficile e scomodo pur di non rimanere disoccupato), con una laurea.
A 29 iniziai un master e a 30 arrivò il primo figlio, mentre mi trovavo a 1000 km di distanza da lui per aver scelto un nuovo lavoro.
Sarà anche che oggi, oltre al lavoro, mancano gli attributi???
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E’ principalmente questione di cultura, siamo fondalmentamente bamboccioni. La colpa cade principalmente sui genitori che non spronano i figli.
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Diciamo la verità, molti vorrebbero anche lasciare la casa dei genitori ma ai più non piace proprio l’idea di convivere con qualcuno che non conoscono e adattarsi a poco. Un posto a buon mercato in condivisione volendo si trova anche in una Milano. Io sono uscito di casa a 19 anni grazie all’università, sono stato in camere doppie prima di avere la singola e anche i primi anni di lavoro (all’estero) ho convissuto: in tutto 10 anni della mia vita prima di potermi permettere un posto mio. Quando parlo con i miei amici d’infanzia che non hanno mai lasciato il nido, vedo bene dove sono rimasti con la testa…
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Scusate ma tutti a dare la colpa alla disoccupazione giovanile.. si ok ora la situazione e’ grave, ma 10,20 o 30 anni fa? stiamo parlando degli anni 80, non del medio evo! le madri italiane non hanno mai visto di buon occhio che i figli/e andassero a vivere da soli (ma poverino/a, cosa mangi, devi farti la spesa, chi ti pulisce casa, chi ti stira, ma non stai bene qui con noi? ecc ecc) e ai figli non pareva vero di avere una cameriera e cuoca a disposizione gratuitamente e di poter utilizzare lo stipendio per farsi ferie, auto nuova, vestiti. questo e’ cosi’ DA SEMPRE. mentre 10 o 20 anni fa gia’ all’estero i giovani andavano a vivere da soli, in Italia 30-40enni (maschi e femmine) ancora stavano con mamma e papa’........
virgy- Messaggi : 3250
Data d'iscrizione : 12.03.12
Re: Racconto di una laurea
bla, bla, bla .....
bastava....
è tutto così semplice.....
altro che esperienze all'estero....
E bravo il "bimbo" ... (che a livorno siamo bimbi a tempo indeterminato... )
bastava....
virgy ha scritto:
cosa ancora più bella, avendo trovato lavoro a Livorno, ....
avere a che fare con i livornesi .....
è tutto così semplice.....
altro che esperienze all'estero....
E bravo il "bimbo" ... (che a livorno siamo bimbi a tempo indeterminato... )
fabri- Messaggi : 433
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Re: Racconto di una laurea
virgy ha scritto:Riprendo questo topic per aggiornarvi...
alessandro- Messaggi : 1147
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Re: Racconto di una laurea
Azz...ma sei uscita prima dal lavoro per scrivere tutto questo malloppo ?virgy ha scritto:Riprendo questo topic per aggiornarvi
lo so che non vi interessa nulla ....
dopo pochi giorni dalla laurea, il 18 giugno, il critico cinematografico (molto più a cinema che critico ) è stato contattato da due o tre società in Toscana e una di Milano semplicemente dopo aver visto il suo profilo nel data-base universitario.
Una di queste aziende, una multinazionale, dopo un colloquio tenutosi a luglio, gli ha comunicato che l'avrebbero preso e che avrebbe iniziato a lavorare a fine settembre (con la possibilità di fare dei brevi periodi anche in Germania e Canada).
Quindi... senza raccomandazioni all'italiana senza aiuti da professori universitari è riuscito a non rimanere "disoccupato" per molto tempo (diciamo che se l'è spassata solo un mesetto, due ) anche se i giovani che trovano un lavoro ora, purtroppo, non potranno mai considerarsi sistemati definitivamente tra jobs act, tirocini, stage, contratti a tempo determinato, lavori a progetto, ecc ecc ...una giungla!!!!!!
E se avesse avuto, come laurea triennale, quella in informatica invece di quella in biomedica, addirittura avrebbe potuto iniziare a lavorare già dopo il primo colloquio
Quindi, mio figlio inizia la sua avventura lavorativa il primo ottobre, dopodomani, esattamente 34 anni dopo sua madre
sì, avete letto bene, 34 anni dopo
io iniziai proprio il primo ottobre del lontano 1981 , con altre garanzie e certezze lavorative (e altri limiti pensionistici )
insomma, diverse garanzie, ma stessa data di inizio, una bella coincidenza
e, cosa ancora più bella, avendo trovato lavoro a Livorno, andrà a vivere da solo durante la settimana
una doppia esperienza: lavorare e cavarsela da solo
una bella sfida
non so quale delle due cose gli riuscirà meglio, di sicuro so quale sarà la cosa che gli riuscirà peggio: avere a che fare con i livornesi (tanto il livornese non mi legge )
Spero riesca in tutte e due le cose, perchè mi è sempre piaciuto vedere i giovani lasciare la casa dei genitori indipendentemente dal matrimonio o mettere su una nuova famiglia, ma uscire di casa solamente per sentirsi realizzati, indipendenti, per mettersi in gioco, per accumulare esperienze lavorative e di vita (di sicuro non accumulare risparmi con gli stipendi da fame che ci sono in circolazione )
Un pò quello che accade in tanti paesi stranieri dove i giovani hanno più voglia di indipendenza e dove spesso lavorano e studiano contemporanemanete per poter uscire di casa già a 19 anni, oppure accettano qualsiasi tipo di lavoro o sistemazione pur di non dipendere completamente dai genitori.
a questo proposito posto un articolo di qualche tempo fa.....
http://27esimaora.corriere.it/articolo/a-casa-con-i-genitori/
E posto qualche commento che è vicino al mio pensiero, anche per questo sono contenta che Ale, a 25 anni, abbia l'opportunità di continuare a "crescere", uscendo di casa, accontentandosi anche di uno stipendio misero, prendendo in affitto una stanza, adattandosi, facendo dei sacrifici, affrontando difficoltà ecc ecc
E' così che devono fare!
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E’ vero che la disoccupazione giovanile è dilagante ma è anche vero che i giovani italiani trovano molto comodo rimanere con mamma e papà.
Negli anni ’70 la disoccupazione giovanile era anche allora molto alta, eppure noi giovani dell’epoca non vedevamo l’ora di lasciare casa dei genitori e farci una famiglia e una casa nostra.
A 28 anni ero sposato e avevo già cinque-sei anni di lavoro alle spalle in giro per il mondo (scelsi di fare un lavoro difficile e scomodo pur di non rimanere disoccupato), con una laurea.
A 29 iniziai un master e a 30 arrivò il primo figlio, mentre mi trovavo a 1000 km di distanza da lui per aver scelto un nuovo lavoro.
Sarà anche che oggi, oltre al lavoro, mancano gli attributi???
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E’ principalmente questione di cultura, siamo fondalmentamente bamboccioni. La colpa cade principalmente sui genitori che non spronano i figli.
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Diciamo la verità, molti vorrebbero anche lasciare la casa dei genitori ma ai più non piace proprio l’idea di convivere con qualcuno che non conoscono e adattarsi a poco. Un posto a buon mercato in condivisione volendo si trova anche in una Milano. Io sono uscito di casa a 19 anni grazie all’università, sono stato in camere doppie prima di avere la singola e anche i primi anni di lavoro (all’estero) ho convissuto: in tutto 10 anni della mia vita prima di potermi permettere un posto mio. Quando parlo con i miei amici d’infanzia che non hanno mai lasciato il nido, vedo bene dove sono rimasti con la testa…
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Scusate ma tutti a dare la colpa alla disoccupazione giovanile.. si ok ora la situazione e’ grave, ma 10,20 o 30 anni fa? stiamo parlando degli anni 80, non del medio evo! le madri italiane non hanno mai visto di buon occhio che i figli/e andassero a vivere da soli (ma poverino/a, cosa mangi, devi farti la spesa, chi ti pulisce casa, chi ti stira, ma non stai bene qui con noi? ecc ecc) e ai figli non pareva vero di avere una cameriera e cuoca a disposizione gratuitamente e di poter utilizzare lo stipendio per farsi ferie, auto nuova, vestiti. questo e’ cosi’ DA SEMPRE. mentre 10 o 20 anni fa gia’ all’estero i giovani andavano a vivere da soli, in Italia 30-40enni (maschi e femmine) ancora stavano con mamma e papa’........
A parte gli scherzi, bravissimo Ale
Fondalmentamente in Italia uno dei problemi piu gravi per la disocupazione giovanile è questo...
"E’ principalmente questione di cultura, siamo fondalmentamente bamboccioni. La colpa cade principalmente sui genitori che non spronano i figli."
Ad_adri- Messaggi : 1501
Data d'iscrizione : 21.05.12
Re: Racconto di una laurea
Queste cose, Virgy, danno un po' di speranza.
LucaVi- Messaggi : 3780
Data d'iscrizione : 11.03.12
Località : Cimolais
Re: Racconto di una laurea
LucaVi ha scritto:Queste cose, Virgy, danno un po' di speranza.
un pò di speranza c'è per quelli che si danno tanto da fare (e se arrivi, presto, ad avere due lauree e a sapere bene due lingue straniere significa che un pò di impegno ce l'hai messo)
grazie dei saluti, Luca
mi sono arrivati mentre finivamo il mini-mini trasloco (aveva più congegni tecnologici che vestiti )
Ora la sua stanza (bella e spaziosa) ce l'ha, la sua auto (brutta e usata) ce l'ha, la sua indipendenza (desiderata) ce l'ha....i livornesi vicini (che leggono questo forum e scrivono bla bla bla) ce l'ha
@Adri ..è vero, per molti genitori italiani (soprattutto le mamme) è meno faticoso creare dei bamboccioni/neet che educarli all'indipendenza e al sacrificio
virgy- Messaggi : 3250
Data d'iscrizione : 12.03.12
Re: Racconto di una laurea
virgy ha scritto:
@Adri ..è vero, per molti genitori italiani (soprattutto le mamme) è meno faticoso creare dei bamboccioni/neet che educarli all'indipendenza e al sacrificio
A proposito di rapporto madri/figli...
ho appena finito di leggere questo articolo
http://www.ilgazzettino.it/lealtre/mamma_conto_figlio_reddit-1585424.html
Se da una parte mi pare eccessiva la mossa di questa madre che presenta un conto ad un figlio di "soli" 23 anni e soltanto perchè è stato in casa con lei un annetto...
(ci sono delle realtà, davvero incomprensibili per me, dove un figlio rimane a casa senza fare assolutamente nulla per 10 lunghi anni e oltre, dopo la fine delle scuole superiori io mai e poi mai l'avrei permesso ai miei figli )...
...dall'altra mi sento di dare anche ragione a questa donna dell'Ontario .
A volte è meglio fare un gesto cosi eclatante/impopolare per far capire ad un figlio che ad un certo punto della sua vita deve, per forza, trovare la sua indipendenza e darsi da fare, che non perdere tempo con atteggiamenti superficiali e accondiscendenti verso il figlio stesso, oppure perdere tempo con una pseudo-educazione fatta solamente di parole inascoltate.
Insomma, anche questa madre se è stata costretta a presentare un conto di spese/uscite ad un figlio per fargli capire che niente è dovuto a 23 anni, non è che l'abbia "educato" molto bene in precedenza
Però almeno ad un certo punto della sua vita, questa signora, ha smesso di mettere la testa sotto la sabbia, si è svegliata e ha fatto un'azione per certi versi "antipatica", ma costruttiva.
Ha cercato finalmente, con questo gesto duro, di scuotere il figlio, per non avere più in casa uno "sfaticato" irrispettoso.
Meglio tardi che mai!
virgy- Messaggi : 3250
Data d'iscrizione : 12.03.12
Re: Racconto di una laurea
gesto eclatante della mamma, che forse servirà a dare una svegliata al 23enne...
forse hai ragione tu Virgy a dire che c'è stata qualche "falla" nell'educazione del ragazzo, forse a 23 anni si è ancora troppo immaturi per capire certe cose, che lo si voglia oppure no si stanno dilatando i tempi e a 40 anni ci si sente ancora dei ragazzi quando invece una volta a quell'età si era uomini/donne maturi.. quindi immagino la maturità che possa avere un 23enne medio, ovviamente ci sono anche le eccezioni
forse hai ragione tu Virgy a dire che c'è stata qualche "falla" nell'educazione del ragazzo, forse a 23 anni si è ancora troppo immaturi per capire certe cose, che lo si voglia oppure no si stanno dilatando i tempi e a 40 anni ci si sente ancora dei ragazzi quando invece una volta a quell'età si era uomini/donne maturi.. quindi immagino la maturità che possa avere un 23enne medio, ovviamente ci sono anche le eccezioni
Daffi- Messaggi : 500
Data d'iscrizione : 14.03.12
Re: Racconto di una laurea
virgy ha scritto:
A proposito di rapporto madri/figli...
ho appena finito di leggere questo articolo
http://www.ilgazzettino.it/lealtre/mamma_conto_figlio_reddit-1585424.html
Se da una parte mi pare eccessiva la mossa di questa madre che presenta un conto ad un figlio di "soli" 23 anni e soltanto perchè è stato in casa con lei un annetto...
(ci sono delle realtà, davvero incomprensibili per me, dove un figlio rimane a casa senza fare assolutamente nulla per 10 lunghi anni e oltre, dopo la fine delle scuole superiori io mai e poi mai l'avrei permesso ai miei figli )...
...dall'altra mi sento di dare anche ragione a questa donna dell'Ontario .
A volte è meglio fare un gesto cosi eclatante/impopolare per far capire ad un figlio che ad un certo punto della sua vita deve, per forza, trovare la sua indipendenza e darsi da fare, che non perdere tempo con atteggiamenti superficiali e accondiscendenti verso il figlio stesso, oppure perdere tempo con una pseudo-educazione fatta solamente di parole inascoltate.
Insomma, anche questa madre se è stata costretta a presentare un conto di spese/uscite ad un figlio per fargli capire che niente è dovuto a 23 anni, non è che l'abbia "educato" molto bene in precedenza
Però almeno ad un certo punto della sua vita, questa signora, ha smesso di mettere la testa sotto la sabbia, si è svegliata e ha fatto un'azione per certi versi "antipatica", ma costruttiva.
Ha cercato finalmente, con questo gesto duro, di scuotere il figlio, per non avere più in casa uno "sfaticato" irrispettoso.
Meglio tardi che mai!
Sono perfettamente daccordo con quello che scrivi , in particolare sottolineo le frasi in neretto, dovrebbe essere cosi, meglio tardi che mai, una vera madre.
Ad_adri- Messaggi : 1501
Data d'iscrizione : 21.05.12
Re: Racconto di una laurea
@Adri
@Daffi
Che a 23 anni i figli possano essere ancora troppo immaturi per capire certe cose (e poi capire cosa? Qui si parla di rispetto ed educazione, concetti che non vanno capiti ma solamente messi in pratica da subito dai genitori e quindi assorbiti dai figli fin da piccoli) è forse una invenzione/alibi dei genitori attuali (per fortuna non di tutti, almeno qui nella mia realtà)
Sono i genitori che attraverso esempi e impegno costante (senza mai risparmiarsi o mollare la presa o delegare l'educazione ad altri e altro) che hanno il dovere/piacere di inculcare nei figli il senso del rispetto verso i genitori stessi e l'mpegno verso la vita in genere.
Qui non si parla solo di maturità o meno che ogni ragazzo la raggiunge in base a tanti fattori e non solo all'educazione, qui c'entra il rispetto verso questa madre (che lei non l'ha saputo probabilmente seminare e quindi poi raccogliere una volta avuto il figlio 23enne).
Qui non si parla di maturità o meno, ripeto, ma solo di voglia, da parte del figlio ormai grande, di impegnarsi (chessò: impegnarsi seriamente a trovare un lavoro, aiutare la madre nei lavori domestici/spesa, impegnarsi ad ubbidire, cercare la propria autonomia ecc ecc)
Nello specifico non sappiamo tutto di questa madre dell'Ontario e di suo figlio, ma posso dire che ci sono tanti genitori (ripeto, soprattutto le madri) che scambiano il voler bene ad un figlio con il dover essere quasi "schiavi" dei figli stessi .
L'affetto e il bene, materno soprattutto, verso un figlio vengono scambiati per semplici gesti quotidiani e con quelli si sentono con la coscenza a posto:
fargli la spesa e da mangiare, pulirgli la sua camera, accompagnarlo dalla nonnina o in palestra, togliere dal tavolo la sua tazza della colazione al mattino o il piatto la sera, insomma soddisfare ogni piccolo bisogno materiale, anche in età adulta, anche a 30 anni .
Questo, per tante madri, è voler bene ad un figlio
Il vero affetto o il bene, invece, secondo me penso passi attraverso altre cose e cioè, per esempio, saperlo ascoltare e captare i suoi problemi-malesseri, spingerlo verso l'autonomia, abituarlo al sacrificio, allenarlo all'impegno, insegnargli cosa sia il rispetto e il calore... boicottarlo invece di aiutarlo o scusarlo sempre e comunque, abituarlo a gestire le difficoltà della vita, insegnargli/pretendere che faccia più cose possibili in autonomia (dal fare i compiti da solo al saper poi fare lavatrici-saper cucinare-pulire la casa), ecc ecc.
Insomma, responsabilizzarlo e non farlo diventare un minorato o un handicappato, anche se non lo è (perchè ho visto succedere anche questo.. )
Secondo me, per avere dei figli abbastanza "maturi" a 20 anni e di cui non lamentarsi presentando poi un "conto di spese" , basta forse meno di quello che si pensi (anche se non è giusto riassumerli in una lista, ci provo )
- insegnargli il rispetto verso i genitori e l' impegno in casa (che li porta poi a rispettare gli altri e ad impegnarsi per gli altri e nella vita)
- dare loro molto molto calore al posto del semplice cibo o della semplice presenza in casa (che li porta a voler bene ed essere solidali, dapprima in famiglia e con i fratelli, per poi essere generosi e aperti verso gli altri)
- soprattutto, punto importantissimo, inculcargli l'amor proprio (che li porta a volersi realizzare e desiderare l'indipendenza dai genitori, accettando, chessò, anche lavori che non piacciono, lontani o umili).
@Daffi
Che a 23 anni i figli possano essere ancora troppo immaturi per capire certe cose (e poi capire cosa? Qui si parla di rispetto ed educazione, concetti che non vanno capiti ma solamente messi in pratica da subito dai genitori e quindi assorbiti dai figli fin da piccoli) è forse una invenzione/alibi dei genitori attuali (per fortuna non di tutti, almeno qui nella mia realtà)
Sono i genitori che attraverso esempi e impegno costante (senza mai risparmiarsi o mollare la presa o delegare l'educazione ad altri e altro) che hanno il dovere/piacere di inculcare nei figli il senso del rispetto verso i genitori stessi e l'mpegno verso la vita in genere.
Qui non si parla solo di maturità o meno che ogni ragazzo la raggiunge in base a tanti fattori e non solo all'educazione, qui c'entra il rispetto verso questa madre (che lei non l'ha saputo probabilmente seminare e quindi poi raccogliere una volta avuto il figlio 23enne).
Qui non si parla di maturità o meno, ripeto, ma solo di voglia, da parte del figlio ormai grande, di impegnarsi (chessò: impegnarsi seriamente a trovare un lavoro, aiutare la madre nei lavori domestici/spesa, impegnarsi ad ubbidire, cercare la propria autonomia ecc ecc)
Nello specifico non sappiamo tutto di questa madre dell'Ontario e di suo figlio, ma posso dire che ci sono tanti genitori (ripeto, soprattutto le madri) che scambiano il voler bene ad un figlio con il dover essere quasi "schiavi" dei figli stessi .
L'affetto e il bene, materno soprattutto, verso un figlio vengono scambiati per semplici gesti quotidiani e con quelli si sentono con la coscenza a posto:
fargli la spesa e da mangiare, pulirgli la sua camera, accompagnarlo dalla nonnina o in palestra, togliere dal tavolo la sua tazza della colazione al mattino o il piatto la sera, insomma soddisfare ogni piccolo bisogno materiale, anche in età adulta, anche a 30 anni .
Questo, per tante madri, è voler bene ad un figlio
Il vero affetto o il bene, invece, secondo me penso passi attraverso altre cose e cioè, per esempio, saperlo ascoltare e captare i suoi problemi-malesseri, spingerlo verso l'autonomia, abituarlo al sacrificio, allenarlo all'impegno, insegnargli cosa sia il rispetto e il calore... boicottarlo invece di aiutarlo o scusarlo sempre e comunque, abituarlo a gestire le difficoltà della vita, insegnargli/pretendere che faccia più cose possibili in autonomia (dal fare i compiti da solo al saper poi fare lavatrici-saper cucinare-pulire la casa), ecc ecc.
Insomma, responsabilizzarlo e non farlo diventare un minorato o un handicappato, anche se non lo è (perchè ho visto succedere anche questo.. )
Secondo me, per avere dei figli abbastanza "maturi" a 20 anni e di cui non lamentarsi presentando poi un "conto di spese" , basta forse meno di quello che si pensi (anche se non è giusto riassumerli in una lista, ci provo )
- insegnargli il rispetto verso i genitori e l' impegno in casa (che li porta poi a rispettare gli altri e ad impegnarsi per gli altri e nella vita)
- dare loro molto molto calore al posto del semplice cibo o della semplice presenza in casa (che li porta a voler bene ed essere solidali, dapprima in famiglia e con i fratelli, per poi essere generosi e aperti verso gli altri)
- soprattutto, punto importantissimo, inculcargli l'amor proprio (che li porta a volersi realizzare e desiderare l'indipendenza dai genitori, accettando, chessò, anche lavori che non piacciono, lontani o umili).
virgy- Messaggi : 3250
Data d'iscrizione : 12.03.12
Re: Racconto di una laurea
virgy ha scritto:@Adri
@Daffi
Che a 23 anni i figli possano essere ancora troppo immaturi per capire certe cose (e poi capire cosa? Qui si parla di rispetto ed educazione, concetti che non vanno capiti ma solamente messi in pratica da subito dai genitori e quindi assorbiti dai figli fin da piccoli) è forse una invenzione/alibi dei genitori attuali (per fortuna non di tutti, almeno qui nella mia realtà)
Sono i genitori che attraverso esempi e impegno costante (senza mai risparmiarsi o mollare la presa o delegare l'educazione ad altri e altro) che hanno il dovere/piacere di inculcare nei figli il senso del rispetto verso i genitori stessi e l'mpegno verso la vita in genere.
Qui non si parla solo di maturità o meno che ogni ragazzo la raggiunge in base a tanti fattori e non solo all'educazione, qui c'entra il rispetto verso questa madre (che lei non l'ha saputo probabilmente seminare e quindi poi raccogliere una volta avuto il figlio 23enne).
Qui non si parla di maturità o meno, ripeto, ma solo di voglia, da parte del figlio ormai grande, di impegnarsi (chessò: impegnarsi seriamente a trovare un lavoro, aiutare la madre nei lavori domestici/spesa, impegnarsi ad ubbidire, cercare la propria autonomia ecc ecc)
Nello specifico non sappiamo tutto di questa madre dell'Ontario e di suo figlio, ma posso dire che ci sono tanti genitori (ripeto, soprattutto le madri) che scambiano il voler bene ad un figlio con il dover essere quasi "schiavi" dei figli stessi .
L'affetto e il bene, materno soprattutto, verso un figlio vengono scambiati per semplici gesti quotidiani e con quelli si sentono con la coscenza a posto:
fargli la spesa e da mangiare, pulirgli la sua camera, accompagnarlo dalla nonnina o in palestra, togliere dal tavolo la sua tazza della colazione al mattino o il piatto la sera, insomma soddisfare ogni piccolo bisogno materiale, anche in età adulta, anche a 30 anni .
Questo, per tante madri, è voler bene ad un figlio
Il vero affetto o il bene, invece, secondo me penso passi attraverso altre cose e cioè, per esempio, saperlo ascoltare e captare i suoi problemi-malesseri, spingerlo verso l'autonomia, abituarlo al sacrificio, allenarlo all'impegno, insegnargli cosa sia il rispetto e il calore... boicottarlo invece di aiutarlo o scusarlo sempre e comunque, abituarlo a gestire le difficoltà della vita, insegnargli/pretendere che faccia più cose possibili in autonomia (dal fare i compiti da solo al saper poi fare lavatrici-saper cucinare-pulire la casa), ecc ecc.
Insomma, responsabilizzarlo e non farlo diventare un minorato o un handicappato, anche se non lo è (perchè ho visto succedere anche questo.. )
Secondo me, per avere dei figli abbastanza "maturi" a 20 anni e di cui non lamentarsi presentando poi un "conto di spese" , basta forse meno di quello che si pensi (anche se non è giusto riassumerli in una lista, ci provo )
- insegnargli il rispetto verso i genitori e l' impegno in casa (che li porta poi a rispettare gli altri e ad impegnarsi per gli altri e nella vita)
- dare loro molto molto calore al posto del semplice cibo o della semplice presenza in casa (che li porta a voler bene ed essere solidali, dapprima in famiglia e con i fratelli, per poi essere generosi e aperti verso gli altri)
- soprattutto, punto importantissimo, inculcargli l'amor proprio (che li porta a volersi realizzare e desiderare l'indipendenza dai genitori, accettando, chessò, anche lavori che non piacciono, lontani o umili).
Brava virgy, hai scritto tutte cose vere e giuste, ma la prossima volta cerca il "riassunto" di frasi già pronte in rete, ormai usa fare così
Ad_adri- Messaggi : 1501
Data d'iscrizione : 21.05.12
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