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Il più bell'incipit della letteratura

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Messaggio  Ospite Mar Lug 10, 2012 5:00 pm

Verità o leggenda ma si trova scritto da più di una parte che "Cent'anni di solitudine" venne pensato per almeno una quindicina d'anni e poi, una volta completata la prima pagina (dal famoso incipit: "Molti anni dopo il colonnello Aureliano Buendìa, di fronte al plotone d'esecuzione, si sarebbe ricordato di quel remoto pomeriggio in cui suo padre lo aveva condotto a conoscere il ghiaccio.") scritto di getto in appena 18 mesi.

La bellezza di un'opera letteraria, la forza di coinvolgere e rapire fin dalle prime righe è secondo me legato molto proprio all'attacco della storia, a come si viene catapultati di forza all'interno del romanzo.

Qual è per voi uno degli incipit più riusciti in assoluto?

Sarà perchè mi sto appassionando ultimamente all'opera di Pavese, ma le prime righe de "La casa in collina" le ho subito sentite molto intense:

"Già in altri tempi si diceva la collina come avremmo detto il mare o la boscaglia. Ci tornavo la sera, dalla città che si oscurava, e per me non era un luogo tra gli altri, ma un aspetto delle cose, un modo di vivere. Per esempio, non vedevo differenza tra quelle colline e queste antiche dove giocai bambino e adesso vivo: sempre un terreno accidentato e serpeggiante, coltivato e selvatico, sempre strade, cascine e burroni. Ci salivo la sera come se anch'io fuggissi il soprassalto notturno degli allarmi, e le strade formicolavano di gente, povera gente che sfollava a dormire magari nei prati, portandosi il materasso sulla bicicletta o sulle spalle, vociando e discutendo, indocile, credula e divertita."


ciao! Wink
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Messaggio  buzz Mar Lug 10, 2012 5:05 pm

Ieri sera casualmente mi è capitato in mano Anna Karenina, con questo incipit fulminante.

Tutte le famiglie felici sono simili tra loro, ogni famiglia infelice è infelice a modo suo.

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Messaggio  Ospite Mar Lug 10, 2012 5:07 pm

"L'uomo in nero fuggì nel deserto, e il pistolero lo seguì"


al momento
questo
senza dubbio


domani chissà
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Messaggio  giggio Mar Lug 10, 2012 5:12 pm

buzz ha scritto:Ieri sera casualmente mi è capitato in mano Anna Karenina, con questo incipit fulminante.

Tutte le famiglie felici sono simili tra loro, ogni famiglia infelice è infelice a modo suo.


il più famoso incipit della storia della letteratura!
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Messaggio  buzz Mar Lug 10, 2012 5:17 pm

giggio ha scritto:
buzz ha scritto:Ieri sera casualmente mi è capitato in mano Anna Karenina, con questo incipit fulminante.

Tutte le famiglie felici sono simili tra loro, ogni famiglia infelice è infelice a modo suo.


il più famoso incipit della storia della letteratura!

già. la coincidenza è che solo ieri sera lo abbia aperto, abbia letto questa riga e abbia pensato proprio agli incipit, di quanto siano importanti.

una semplice frase ti costringe ad abbandonare il mondo in cui eri prima di prendere in mano il libro e ti apre la porta di un altro.

pensa a:
Un grido s'avvicina , attraversando il cielo.
(Arcobaleno della gravità - Pynchon)

e
Siedo in un ufficio, circondato da teste e corpi. La mia postura segue consciamente la forma della sedia. Sono in una stanza fredda nel reparto Amministrazione dell'Università, dei Remington sono appesi alle pareti rivestite di legno, i doppi vetri ci proteggono dal caldo novembrino e ci isolano dai rumori Amministrativi che vengono dall'area reception, dove poco fa siamo stati accolti io, lo zio Charles e il Sig. deLint.


(non lo dico chi è... chi lo conosce lo riconosce)



qui http://americanbookreview.org/100BestLines.asp
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Messaggio  Topocane Mar Lug 10, 2012 5:25 pm

In un borgo della Mancia, che non voglio ricordarmi come si chiama, viveva non è gran tempo un nobiluomo di quelli che hanno e lancia nella rastrelliera e un vecchio scudo, un magro ronzino e un levriere da caccia.
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Messaggio  Ospite Mar Lug 10, 2012 5:26 pm

Infinite Jest Wink (che però non sono riuscito a finire... )

In inglese, mi viene subito in mente questo:

"He was an old man who fished alone in a skiff in the Gulf Stream and he had gone eighty-four days now without taking a fish."

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Messaggio  Michelasso Mar Lug 10, 2012 6:22 pm

"Si vede il sole in uno degli angoli superiori del rettangolo, quello alla sinistra di chi guarda, e l'astro re è raffigurato con la testa di un uomo da cui sprizzano raggi di luce pungente e sinuose lingue di fuoco, come una rosa dei venti indecisa in quali direzioni puntare, e quel viso ha un'espressione piangente, contratta da un dolore inconfortabile, e dalla bocca aperta emette un urlo che non potremo udire, giacché nessuna di queste cose è reale, quanto abbiamo davanti è solo carta e colore, nient'altro."
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Messaggio  Ospite Mar Lug 10, 2012 8:58 pm

Bravo Michelasso, piace molto anche a me quell'incipit (e tutto il libro nel suo insieme Wink )

Rimanendo nel classico, fenomenale (per chi è appassionato di meteo poi...) anche questo inizio:

Sull'Atlantico un minimo barometrico avanzava in direzione orientale incontro a un massimo incombente sulla Russia, e non mostrava per il momento alcuna tendenza a schivarlo spostandosi verso nord. Le isoterme e le isòtere si comportavano a dovere. La temperatura dell'aria era in rapporto normale con la temperatura media annua, con la temperatura del mese più caldo come con quella del mese più freddo, e con l'oscillazione mensile aperiodica. Il sorgere e il tramontare del sole e della luna, le fasi della luna, di Venere, dell'anello di Saturno e molti altri importanti fenomeni si succedevano conforme alle previsioni degli annuari astronomici. Il vapore acqueo nell'aria aveva la tensione massima, e l'umidità atmosferica era scarsa. Insomma, con una frase che quantunque un po' antiquata riassume benissimo i fatti: era una bella giornata d'agosto dell'anno 1913.

E anche:

Una mattina Gregorio Samsa, destandosi da sogni inquieti, si trovò mutato, nel suo letto, in un insetto mostruoso.

Mi sono sempre domandato cosa possa aver sognato quella notte Gregorio Samsa...
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Messaggio  virgy Mar Lug 10, 2012 9:00 pm

Io sono il dottore di cui in questa novella si parla talvolta con parole poco lusinghiere. Chi di psico-analisi s'intende, sa dove piazzare l'antipatia che il paziente mi dedica.




(lo so che è solo una prefazione, ma spesso mi torna in mente)
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Messaggio  buzz Mer Lug 11, 2012 7:19 am

alessandro ha scritto:Bravo Michelasso, piace molto anche a me quell'incipit (e tutto il libro nel suo insieme Wink )

Rimanendo nel classico, fenomenale (per chi è appassionato di meteo poi...) anche questo inizio:

Sull'Atlantico un minimo barometrico avanzava in direzione orientale incontro a un massimo incombente sulla Russia, e non mostrava per il momento alcuna tendenza a schivarlo spostandosi verso nord. Le isoterme e le isòtere si comportavano a dovere. La temperatura dell'aria era in rapporto normale con la temperatura media annua, con la temperatura del mese più caldo come con quella del mese più freddo, e con l'oscillazione mensile aperiodica. Il sorgere e il tramontare del sole e della luna, le fasi della luna, di Venere, dell'anello di Saturno e molti altri importanti fenomeni si succedevano conforme alle previsioni degli annuari astronomici. Il vapore acqueo nell'aria aveva la tensione massima, e l'umidità atmosferica era scarsa. Insomma, con una frase che quantunque un po' antiquata riassume benissimo i fatti: era una bella giornata d'agosto dell'anno 1913.

E anche:

Una mattina Gregorio Samsa, destandosi da sogni inquieti, si trovò mutato, nel suo letto, in un insetto mostruoso.

Mi sono sempre domandato cosa possa aver sognato quella notte Gregorio Samsa...

più che altro cosa avesse mangiato a cena Shocked
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Messaggio  breso Mer Lug 11, 2012 8:10 am

.


Ultima modifica di breso il Mar Set 18, 2012 2:37 pm - modificato 1 volta.
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Messaggio  choco Mer Lug 11, 2012 8:42 am

non è un incipit in senso stretto, perchè arriva dopo qualche pagina, ma è quello che forse meglio rappresenta e simboleggia il senso tutto del libro più famoso di sergio atzeni, "Passavamo sulla terra leggeri", probabilmente anche il più amato dalle genti dell'isola che non c'è:

"Se esiste una parola per dire i sentimenti dei sardi nei millenni di isolamento fra nuraghe e bronzetti forse è felicità.
Passavamo sulla terra leggeri come acqua, disse Antonio Setzu, come acqua che scorre, salta, giù dalla conca piena della fonte, scivola e serpeggia fra muschi e felci, fino alle radici delle sughere e dei mandorli o scende scivolando sulle pietre, per i monti e i colli fino al piano, dai torrenti al fiume, a farsi lenta verso le paludi e il mare, chiamata in vapore dal sole a diventare nube dominata dai venti e pioggia benedetta.
A parte la follia di ucciderci l’un l’altro per motivi irrilevanti, eravamo felici.
Le piane e le paludi erano fertili, i monti ricchi di pascolo e fonti. Il cibo non mancava neppurenegli anni di carestia. Facevamo un vino colore del sangue,dolce al palato e portatore di sogni allegri. Nel settimo giorno del mese del vento che piega le querce incontravamo
tutte le genti attorno alla fonte sacra e per sette giorni esette notti mangiavamo, bevevamo, cantavamo e danzavamo
in onore di Is. Cantare, suonare, danzare, coltivare, raccogliere,mungere, intagliare, fondere, uccidere, morire, cantare, suonare, danzare era la nostra vita. Eravamo felici, a parte la follia di ucciderci l’un l’altro per motivi irrilevanti."




Smile
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Messaggio  tummu Mer Lug 11, 2012 8:54 am

non vale Il più bell'incipit della letteratura 2698994151 Il più bell'incipit della letteratura 2698994151


Ricordo di aver comprato questo libro perché ero stato incuriosito da una recensione, che riportava un giudizio critico abbastanza diffuso secondo il quale l'intero primo capitolo era da annoverare tra i capolavori della narrativa contemporanea

L'inizio è facile da individuare. Eravamo al sole, vicino a un cerro che
ci proteggeva in parte da forti raffiche di vento. Io stavo
inginocchiato sull'erba con un cavatappi in mano, e Clarissa mi porgeva
la bottiglia - un Daumas Gassac del 1987. L'istante fu quello, quella la
bandierina sulla mappa del tempo: tesi la mano e, nel momento in cui il
collo freddo e la stagnola nera mi sfioravano la pelle, udimmo le grida
di un uomo.

(Ian McEwan - L'amore fatale)
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Messaggio  buzz Mer Lug 11, 2012 9:02 am

pastorale americana, P. Roth

Lo Svedese. Negli anni della guerra, quando ero ancora alle elementari, questo era un nome magico nel nostro quartiere di Newark,

undeworld, D. DeLillo

Parla la tua lingua, l’americano, e c’è una luce nel suo sguardo che è una mezza speranza.
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Messaggio  tummu Mer Lug 11, 2012 9:15 am

e visto che hai detto letteratura in generale...


Ei fu.

Laughing Il più bell'incipit della letteratura 1690640074
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Messaggio  Spider Mer Lug 11, 2012 2:53 pm

"Il cielo sopra il porto aveva il colore della televisione sintonizzata su un canale morto."



Pelle d'oca solo a ripensare a quando ho letto queste parole e poi, d'un fiato, tutto il resto.
Uno dei libri che in qualche modo mi hanno cambiato.
(in peggio, obviously)
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Messaggio  buzz Mer Lug 11, 2012 3:01 pm

neuromante?
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Messaggio  Spider Mer Lug 11, 2012 3:02 pm

yesss
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Messaggio  Spider Mer Lug 11, 2012 3:11 pm

che poi Gibson aveva un vero talento, per gli incipit fulminanti, specialmente nei racconti (che personalmente per me sono le sue cose più riuscite).


"Faceva caldo, la notte che bruciammo Chrome.
Nei viali e nelle piazze le
falene sbattevano fino a morire contro le luci al neon, ma nella
mansarda di Bobby l'unica luce era quella del monitor e dei led rossi e verdi"


"Sette notti a pagamento in questa bara, Sandii.
New Rose Hotel.
Come ti
desidero, ora. Qualche volta ti colpisco.
Rivivo tutto adagio,
dolcemente e crudelmente. Riesco quasi a sentirlo.
Qualche volta prendo
dalla borsa la tua piccola automatica e faccio scorrere il pollice sulla
cromatura liscia, da poco prezzo. Una calibro 22 cinese, il foro della
canna non più grande della pupilla dilatata del tuo occhio scomparso."
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Messaggio  Michelasso Mer Lug 11, 2012 3:17 pm

alessandro ha scritto:Bravo Michelasso, piace molto anche a me quell'incipit (e tutto il libro nel suo insieme Wink )


Che, per chi non lo conoscesse, è "Il vangelo secondo Gesù Cristo" di José Saramago.
In realtà più che la frase riportata, è stato tutto il preambolo (?) del libro, sono circa 6 pagine, a colpirmi molto, scritto per essere letto tutto d'un fiato.
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Messaggio  funkazzista Ven Lug 13, 2012 11:43 pm

Succedeva sempre che a un certo punto uno alzava la testa... e la vedeva.
E' una cosa difficile da capire. Voglio dire... Ci stavamo in più di mille, su quella nave, tra ricconi in viaggio, e emigranti, e gente strana, e noi... Eppure c'era sempre uno, uno solo, uno che per primo... la vedeva. Magari era lì che stava mangiando, o passeggiando, semplicemente, sul ponte... magari era lì che si stava aggiustando i pantaloni... alzava la testa un attimo, buttava un occhio verso il mare... e la vedeva. Allora si inchiodava, lì dov'era, gli partiva il cuore a mille, e, sempre, tutte le maledette volte, giuro, sempre, si girava verso di noi, verso la nave, verso tutti, e gridava: l'America.
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Messaggio  funkazzista Sab Lug 14, 2012 12:18 am

Sostiene Pereira di averlo conosciuto in un giorno d'estate. Una magnifica giornata d'estate, soleggiata e ventilata, e Lisbona sfavillava. Pare che Pereira stesse in redazione, non sapeva che fare, il direttore era in ferie, lui si trovava nell'imbarazzo di mettere su la pagina culturale, perché il "Lisboa" aveva ormai una pagina culturale, e l'avevano affidata a lui. E lui, Pereira, rifletteva sulla morte.
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Messaggio  funkazzista Sab Lug 14, 2012 12:25 am

Era una gioia appiccare il fuoco.
Era una gioia speciale vedere le cose divorate, vederle annerite, diverse. Con la punta di rame del tubo fra le mani, con quel grosso pitone che sputava il suo cherosene venefico sul mondo, il sangue gli martellava contro le tempie, e le sue mani diventavano le mani di non sai che direttore d'orchestra che suonasse tutte le sinfonie fiammeggianti, incendiarie, per far cadere tutti i cenci e le rovine carbonizzate della storia.
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Messaggio  Davide62 Sab Lug 14, 2012 3:57 pm

Molti anni dopo, di fronte al plotone di esecuzione, il Colonnello Aureliano Budendia si sarebbe ricordato di quel remoto pomeriggio in cui suo padre lo aveva condotto a conoscere il ghiaccio.

L'iperbolicità e la linea temporale invertita, tipica degli scrittori sud americani, trova in Marquez la sua massima espressione.
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