Sentiero Claudio Costanzi e Bivacco Fratelli Bonvecchio (Dolomiti di Brenta)
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Sentiero Claudio Costanzi e Bivacco Fratelli Bonvecchio (Dolomiti di Brenta)
Penso che per ognuno di noi esistano degli angoli in montagna legati indissolubilmente ad una emozione, vuoi perché nel passato percorsi con uno stato d’animo particolare o perché accompagnati da una persona cara. E così mi capita spesso di ripercorrere un cammino noto, per riassaporare il sapore lontano di quell’emozione. Che alle volte è dolce, qualche volta però è amaro e forse inconsciamente giuriamo a noi stessi di non tornarci più.
Ci sono però alcuni altri angoli in montagna che secondo me sono in grado di regalare le stesse sensazioni sia che ci troviamo nel momento più bello della nostra vita oppure, al contrario, in quello peggiore. Per me la Catena Settentrionale delle Dolomiti di Brenta rappresenta infatti un’oasi di silenzio e contemplazione che sono sicuro ritroverei in qualunque instante della mia esistenza. Anche fossi arrivato ad un punto morto nella vita, da non saper più dove sbattere la testa, tra il Prà Castrón e il Sasso Rosso, affacciandomi per un attimo sulla Valle del Vento ritornerei, ne sono certo, comunque al sorriso.
Ma per fortuna le motivazioni che mi hanno spinto questo fine settimana a ritornare dalle parti del Bivacco Claudio Costanzi erano molto più innocue e leggere: dopo un’estate intensa trascorsa sulle più intransigenti Dolomiti Orientali sentivo la necessità di vivere la montagna da una prospettiva insolita. L’anno scorso ad accompagnare i pensieri di fine estate era stato infatti il Latemar. Quest’anno mi sono spinto un po’ più in là, in quel Brenta Settentrionale che non visitavo già da tre anni. E per una volta nemmeno da solo, ma insieme a Musico Errante, prezioso compagno di viaggio (e vittima innocente delle mie molte riflessioni filosofiche sul senso della vita… )
L’approccio avviene da oriente, su per quella valle che da Tuenno in Val di Non conduce a quello specchio d’acqua che in passato, meraviglia unica al mondo, era in grado di arrossarsi a causa della proliferazione di un microrganismo: il lago di Tovel. Poco prima della sbarra che regolamenta l’accesso al lago si prende una sterrata che si alza fin nei pressi di Malga Tuena. Da qui, ora a piedi, in breve alla malga e poi in alto sempre più aperti sulla Valle di Santa Maria di Flavona.
Splendide pareti calcaree sfilano sulla nostra destra, una volta in traverso sui pascoli di Livezza Piccola. Qui si rimonta un costone per poi calarsi per un pendio di roccette ad infilare un intaglio che immette nella conca di pascolo successivo, Livezza Grande. A sbarrare l’accesso per la superiore Val Gelada di Tuenno s’inserisce una fascia rocciosa continua che cinge l’intero vallone.
Con l’aiuto di una corda fissa si supera comunque agevolmente l’ostacolo per affacciarsi stupiti sullo splendido circo superiore della Val Gelada di Tuenno, che memore del proprio nome, conserva ancora un piccolo ma tenace glacionevato.
Il fascino del luogo è grande, in una parola lo definirei solenne. Il silenzio è rotto però da frequenti scariche di ghiaccio e sassi che precipitano dal Corno di Flavona. Per fortuna il sentiero si tiene dalla parte opposta e così, sotto l’occhio vigile di un piccolo branco di camosci rapidamente fuggito al nostro arrivo e di due di loro ritardatari…
raggiungiamo senza grossi affanni il Passo di Val Gelada, dove agguantiamo la cresta e ritroviamo il sole.
Dal passo, sulla carta, il percorso che ci divide dal bivacco fratelli Bonvecchio sembra breve. Ma vuoi per la stanchezza, il terreno friabile o qualche tratto ghiacciato sui traversi a nord impieghiamo un’oretta buona prima di avvistare la scatoletta rossa del ricovero per la notte. I passaggi si susseguono comunque aerei e spettacolari, anche per merito della luce calda del tardo pomeriggio.
Un quarto d’ora di riposo sulla panchetta all’esterno del bivacco è sufficiente per riprendere quel minimo di forze per ripartire alla volta della vicina Cima Sassara, dove arriviamo appena in tempo per il tramonto.
Ad accoglierci poi alla mattina quest’altro spettacolo, appena al di là della porta del bivacco…
In tante pubblicazioni che trattano le ere glaciali sulle Alpi, spesso mi è capitato di leggere che per farsi una buona idea di cosa volesse dire avere una coltre di ghiaccio spessa anche più di due kilometri, da dove emergevano come solitarie isole tra i ghiacci solamente le cime più elevate, fosse necessario immaginare come le nuvole che ricoprono interamente le vallate in certe giornate autunnali fossero in realtà un’immensa distesa glaciale…
Subito dietro al bivacco il passo probabilmente più impegnativo dell’intera traversata a causa del vetrato. Dopo di che è una fantastica cavalcata di cresta, a superare innumerevoli cime e a doppiare intagli e forcelle divisorie. Ora in cresta, oppure su aperti pendii. Nel risalire roccette, o a calare su loppa, aiutati comunque nei punti più impegnativi da alcune corde fisse.
Sulla sommità di Cima Paradiso uno sguardo indietro. Il bivacco è ancora lì, in linea d’aria ci siamo mossi di pochissimo eppure lo sviluppo è già stato notevole.
Uno sguardo anche a quello che ci aspetta, questa volta da Cima Rocca. Le colorate stratificazioni del Sasso Rosso sembrano a portata di passo e invece…
Almeno un paio d’ore piene infatti per affacciarsi finalmente alle vaste praterie del Prà Castrón, il luogo che intendevo tornare a visitare e che ha dato il via nella mia testa a questa lunga traversata.
Prà Castrón dunque. Per me un angolo di montagna cui sarò sempre affezionato. Un punto d’arrivo da dove ricominciare ogni volta. O meglio, da pensare come fosse il punto di partenza verso una nuova frontiera. Un immaginario Far West. Ci assomiglia anche come luogo: uno scorcio d’Arizona nel bel mezzo del Trentino. Ciao!
Ci sono però alcuni altri angoli in montagna che secondo me sono in grado di regalare le stesse sensazioni sia che ci troviamo nel momento più bello della nostra vita oppure, al contrario, in quello peggiore. Per me la Catena Settentrionale delle Dolomiti di Brenta rappresenta infatti un’oasi di silenzio e contemplazione che sono sicuro ritroverei in qualunque instante della mia esistenza. Anche fossi arrivato ad un punto morto nella vita, da non saper più dove sbattere la testa, tra il Prà Castrón e il Sasso Rosso, affacciandomi per un attimo sulla Valle del Vento ritornerei, ne sono certo, comunque al sorriso.
Ma per fortuna le motivazioni che mi hanno spinto questo fine settimana a ritornare dalle parti del Bivacco Claudio Costanzi erano molto più innocue e leggere: dopo un’estate intensa trascorsa sulle più intransigenti Dolomiti Orientali sentivo la necessità di vivere la montagna da una prospettiva insolita. L’anno scorso ad accompagnare i pensieri di fine estate era stato infatti il Latemar. Quest’anno mi sono spinto un po’ più in là, in quel Brenta Settentrionale che non visitavo già da tre anni. E per una volta nemmeno da solo, ma insieme a Musico Errante, prezioso compagno di viaggio (e vittima innocente delle mie molte riflessioni filosofiche sul senso della vita… )
L’approccio avviene da oriente, su per quella valle che da Tuenno in Val di Non conduce a quello specchio d’acqua che in passato, meraviglia unica al mondo, era in grado di arrossarsi a causa della proliferazione di un microrganismo: il lago di Tovel. Poco prima della sbarra che regolamenta l’accesso al lago si prende una sterrata che si alza fin nei pressi di Malga Tuena. Da qui, ora a piedi, in breve alla malga e poi in alto sempre più aperti sulla Valle di Santa Maria di Flavona.
Splendide pareti calcaree sfilano sulla nostra destra, una volta in traverso sui pascoli di Livezza Piccola. Qui si rimonta un costone per poi calarsi per un pendio di roccette ad infilare un intaglio che immette nella conca di pascolo successivo, Livezza Grande. A sbarrare l’accesso per la superiore Val Gelada di Tuenno s’inserisce una fascia rocciosa continua che cinge l’intero vallone.
Con l’aiuto di una corda fissa si supera comunque agevolmente l’ostacolo per affacciarsi stupiti sullo splendido circo superiore della Val Gelada di Tuenno, che memore del proprio nome, conserva ancora un piccolo ma tenace glacionevato.
Il fascino del luogo è grande, in una parola lo definirei solenne. Il silenzio è rotto però da frequenti scariche di ghiaccio e sassi che precipitano dal Corno di Flavona. Per fortuna il sentiero si tiene dalla parte opposta e così, sotto l’occhio vigile di un piccolo branco di camosci rapidamente fuggito al nostro arrivo e di due di loro ritardatari…
raggiungiamo senza grossi affanni il Passo di Val Gelada, dove agguantiamo la cresta e ritroviamo il sole.
Dal passo, sulla carta, il percorso che ci divide dal bivacco fratelli Bonvecchio sembra breve. Ma vuoi per la stanchezza, il terreno friabile o qualche tratto ghiacciato sui traversi a nord impieghiamo un’oretta buona prima di avvistare la scatoletta rossa del ricovero per la notte. I passaggi si susseguono comunque aerei e spettacolari, anche per merito della luce calda del tardo pomeriggio.
Un quarto d’ora di riposo sulla panchetta all’esterno del bivacco è sufficiente per riprendere quel minimo di forze per ripartire alla volta della vicina Cima Sassara, dove arriviamo appena in tempo per il tramonto.
Ad accoglierci poi alla mattina quest’altro spettacolo, appena al di là della porta del bivacco…
In tante pubblicazioni che trattano le ere glaciali sulle Alpi, spesso mi è capitato di leggere che per farsi una buona idea di cosa volesse dire avere una coltre di ghiaccio spessa anche più di due kilometri, da dove emergevano come solitarie isole tra i ghiacci solamente le cime più elevate, fosse necessario immaginare come le nuvole che ricoprono interamente le vallate in certe giornate autunnali fossero in realtà un’immensa distesa glaciale…
Subito dietro al bivacco il passo probabilmente più impegnativo dell’intera traversata a causa del vetrato. Dopo di che è una fantastica cavalcata di cresta, a superare innumerevoli cime e a doppiare intagli e forcelle divisorie. Ora in cresta, oppure su aperti pendii. Nel risalire roccette, o a calare su loppa, aiutati comunque nei punti più impegnativi da alcune corde fisse.
Sulla sommità di Cima Paradiso uno sguardo indietro. Il bivacco è ancora lì, in linea d’aria ci siamo mossi di pochissimo eppure lo sviluppo è già stato notevole.
Uno sguardo anche a quello che ci aspetta, questa volta da Cima Rocca. Le colorate stratificazioni del Sasso Rosso sembrano a portata di passo e invece…
Almeno un paio d’ore piene infatti per affacciarsi finalmente alle vaste praterie del Prà Castrón, il luogo che intendevo tornare a visitare e che ha dato il via nella mia testa a questa lunga traversata.
Prà Castrón dunque. Per me un angolo di montagna cui sarò sempre affezionato. Un punto d’arrivo da dove ricominciare ogni volta. O meglio, da pensare come fosse il punto di partenza verso una nuova frontiera. Un immaginario Far West. Ci assomiglia anche come luogo: uno scorcio d’Arizona nel bel mezzo del Trentino. Ciao!
Ospite- Ospite
Re: Sentiero Claudio Costanzi e Bivacco Fratelli Bonvecchio (Dolomiti di Brenta)
Che foto Alessandro! Una più bella dell'altra
Mai stato in quella parte all'estremo nord del Brenta, mi lanci una bella ispirazione, anche perchè mi pare non ci fosse tanta gente...
Mai stato in quella parte all'estremo nord del Brenta, mi lanci una bella ispirazione, anche perchè mi pare non ci fosse tanta gente...
Re: Sentiero Claudio Costanzi e Bivacco Fratelli Bonvecchio (Dolomiti di Brenta)
Sulle mie mappe, ad Ovest dei Lagorai, c'è scritto hic sunt leones
Ma chissà che prima o poi, non sull'onda delle memoria ma ispirato da queste ed altre foto....
Belle Ale, grazie
Ma chissà che prima o poi, non sull'onda delle memoria ma ispirato da queste ed altre foto....
Belle Ale, grazie
kala- Messaggi : 1669
Data d'iscrizione : 12.03.12
Re: Sentiero Claudio Costanzi e Bivacco Fratelli Bonvecchio (Dolomiti di Brenta)
Bravo alessandro , bei posti
Adriano- Messaggi : 602
Data d'iscrizione : 12.03.12
Età : 65
Località : spilimbergo
Re: Sentiero Claudio Costanzi e Bivacco Fratelli Bonvecchio (Dolomiti di Brenta)
alessandro ha scritto:
Ci sono però alcuni altri angoli in montagna che secondo me sono in grado di regalare le stesse sensazioni sia che ci troviamo nel momento più bello della nostra vita oppure, al contrario, in quello peggiore. Per me la Catena Settentrionale delle Dolomiti di Brenta rappresenta infatti un’oasi di silenzio e contemplazione che sono sicuro ritroverei in qualunque instante della mia esistenza. Anche fossi arrivato ad un punto morto nella vita, da non saper più dove sbattere la testa, tra il Prà Castrón e il Sasso Rosso, affacciandomi per un attimo sulla Valle del Vento ritornerei, ne sono certo, comunque al sorriso.
bello.....
e pure i posti e le foto
virgy- Messaggi : 3250
Data d'iscrizione : 12.03.12
Re: Sentiero Claudio Costanzi e Bivacco Fratelli Bonvecchio (Dolomiti di Brenta)
paoloC ha scritto:
quoto...
Paolin- Messaggi : 369
Data d'iscrizione : 13.03.12
Età : 48
Località : niúgierséi
Re: Sentiero Claudio Costanzi e Bivacco Fratelli Bonvecchio (Dolomiti di Brenta)
veramente un bel giro e bellissime foto!
Frasauro- Messaggi : 50
Data d'iscrizione : 15.04.12
Età : 38
Località : Roma_Padova_Lavarone
Re: Sentiero Claudio Costanzi e Bivacco Fratelli Bonvecchio (Dolomiti di Brenta)
Bella Ale, gran bel racconto
aggiungo anch'io qualche foto già che ci sono
aggiungo anch'io qualche foto già che ci sono
Musico Errante- Messaggi : 328
Data d'iscrizione : 20.03.12
Località : Vicenza
Re: Sentiero Claudio Costanzi e Bivacco Fratelli Bonvecchio (Dolomiti di Brenta)
Una volta, dall'alto della Cima Paradiso e della Cima Rocca, giù per la Val Pestacavre ho contato in un solo branco ben 90 camosci.
LucaVi- Messaggi : 3780
Data d'iscrizione : 11.03.12
Località : Cimolais
Re: Sentiero Claudio Costanzi e Bivacco Fratelli Bonvecchio (Dolomiti di Brenta)
Complimenti ragazzi!
Bella scelta dell'itinerario e dei tempi.
Una domanda, stupida per voi "mugari": il sentiero non dovrebbe essere chiuso ?
http://www.satdimaro.it/IT/News/702/chiusurasentierocostanzi.htm
Bravi!
Bella scelta dell'itinerario e dei tempi.
Una domanda, stupida per voi "mugari": il sentiero non dovrebbe essere chiuso ?
http://www.satdimaro.it/IT/News/702/chiusurasentierocostanzi.htm
Bravi!
lavioz- Messaggi : 38
Data d'iscrizione : 26.04.12
Re: Sentiero Claudio Costanzi e Bivacco Fratelli Bonvecchio (Dolomiti di Brenta)
Splendido davvero e foto bellissime
E quanti ricordi in brenta...
E quanti ricordi in brenta...
texwiller- Messaggi : 69
Data d'iscrizione : 16.08.12
Re: Sentiero Claudio Costanzi e Bivacco Fratelli Bonvecchio (Dolomiti di Brenta)
lavioz ha scritto:
il sentiero non dovrebbe essere chiuso ?
se stai li a guardare tutto....
scherzi a parte, avevo letto anche io che il sentiero è segnato chiuso per manutenzione, ma nonostante questo è percorribilissimo
forse su un tratto mancava una corda fissa e su un altro paio le corde non erano ancorate bene per via di lavori in corso, ma niente di più
comunque il gestore di malga tuena ci ha detto che è segnato come chiuso anche per scoraggiare i tedeschi che vengono a farlo pensando sia una via ferrata quanto in realtà è più un (passatemi il termine) "sentiero alpinistico" con le attrezzature al minimo indispensabile nei punti giusti.
E quando gli abbiamo chiesto se era percorribile ci ha detto di andare tranquilli, forse perchè non eravamo tedeschi
Musico Errante- Messaggi : 328
Data d'iscrizione : 20.03.12
Località : Vicenza
Re: Sentiero Claudio Costanzi e Bivacco Fratelli Bonvecchio (Dolomiti di Brenta)
Mi pare di avere capito che la chiusura del sentiero è stata chiesta dalla SAT al comune per via della nuova più stringente normativa circa i sentieri attrezzati. Questo perchè alcuni anni fa sono state aggiunte delle attrezzature da persone "non autorizzate", che non rispettano però gli attuali standard di sicurezza (probabilmente Andrea, sono quelle con il cordino d'acciaio molto fine, non fissate ma semplicemente annodate più volte su se stesse). La SAT in attesa di mettere mano a questi tratti (previsti per l'estate prossima) ha preferito muoversi con questa ordinanza.
Ospite- Ospite
Re: Sentiero Claudio Costanzi e Bivacco Fratelli Bonvecchio (Dolomiti di Brenta)
Queste ordinanze le fanno per coprirsi le spalle in caso di incidenti.alessandro ha scritto:Mi pare di avere capito che la chiusura del sentiero è stata chiesta dalla SAT al comune per via della nuova più stringente normativa circa i sentieri attrezzati. Questo perchè alcuni anni fa sono state aggiunte delle attrezzature da persone "non autorizzate", che non rispettano però gli attuali standard di sicurezza (probabilmente Andrea, sono quelle con il cordino d'acciaio molto fine, non fissate ma semplicemente annodate più volte su se stesse). La SAT in attesa di mettere mano a questi tratti (previsti per l'estate prossima) ha preferito muoversi con questa ordinanza.
AndreaVe- Messaggi : 3250
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