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il Vecchio

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Messaggio  Mr.Orange Mar Mag 07, 2013 2:44 pm

1

Dai.. tira
Stava li davanti a me, accovacciato a terra, il suo sguardo si spostava nervosamente tra la mia mano destra e i miei occhi: un bambino di sette, otto anni con larghi pantaloncini corti sorretti da un paio di bretelle rosse ed una maglietta di cotone a righe colorate piena di macchie.
Il mio sguardo si concentrava su di lui, qualcosa, nella mia mente, mi diceva di non guardare oltre, o perlomeno di stare pronto a vedere qualcosa che non avrei capito…
La quercia che era dietro di lui era stata piantata da poco ed era sorretta da una gabbia di assi tenute insieme da dei cerchi di ferro. Probabilmente il comune aveva rimpiazzato una delle vecchie querce piantate quasi cinquant’anni prima e che pian piano stavano già morendo per l’inquinamento.
Ora il bambino era davvero indispettito. Continuava a ripetermi di tirare minacciando di prendere tutti i bollini ed andarsene se non avessi tirato entro tre secondi. Ed era molto serio.
I bollini?
I suoi occhi fissavano attenti la mia mano destra, dove percepivo la presenza di una piccola sfera tra l’incavo dell’indice e l’unghia del pollice. Decisi così di spostare cautamente lo sguardo dalla faccia del bambino alla mia mano.
Si trattava di una biglia di vetro, una di quelle normali, con riflessi azzurri e rossi, insomma, un normalissimo bollino. Da non confondere con lo “schizzino” che era più piccolo (circa la metà) che si usa per i tiri di precisione o con il bollone, di un terzo più grande del bollino normale e neanche con le sfere dei cuscinetti che erano decisamente quelle chi mi piacevano di più.

2

Il Vecchio era partito di primo mattino dal rifugio e si trovava sul canale nevoso alla sinistra della grande parete prima della crepaccia terminale, quando il sole cominciava a spuntare dalle montagne.
Dopo aver risalito il canale sulla sinistra, costeggiando le rocce rotte, si era fermato ad un centinaio di metri dalla base su uno terrazzo che interrompeva l’impressionante verticalità della parete.
A quel punto iniziavano le prime difficoltà dell’ascensione..
Quando, un paio di anni prima, aveva fatto quella via insieme al suo abituale compagno di cordata decisero di fare quel traverso di una cinquantina di metri assicurandosi con la corda, ma oggi era li per ripetere l’impresa in solitaria..
Dopo neanche cinque minuti aveva raggiunto l’ampio terrazzo da dove partiva la via vera e propria: 330 metri di fessure e placche di granito con difficoltà che superavano anche il settimo grado.
Dopo essersi assicurato alla parete con un paio di chiodi decise di mangiare il delizioso panino con burro e acciughe che si era preparato la sera prima; in realtà non aveva ancora fame ma dopo sarebbe stato tutto più complicato. Mentre mangiava si rese conto che sarebbe stato meglio portarsi dietro una di quelle barrette energetiche da froci falesisti: buone le acciughe ma cazzo che sete! Si era portato dietro solo un litro d’acqua e presto avrebbe fatto i conti sia con le acciughe che con il sole di luglio.
L’avvicinamento era stato più rapido del previsto così il Vecchio decise di premiarsi con una bella sigaretta rilassante prima della scalata..
Il Vecchio..
Mentre fumava cercava di ricordare chi e quando aveva cominciato a chiamarlo così.
In realtà l’aveva battezzato così il suo vecchio istruttore d’alpinismo, ventidue anni prima, e questo perché era l’unico quarantenne in mezzo ad un gruppo di sbarbatelli.
Tra una boccata di fumo e l’altra rimuginava sul fatto che, se era considerato vecchio allora, adesso come si sarebbe dovuto considerare? Con questi pensieri, mandò affanculo il suo vecchio istruttore e si infilò le scarpette d’arrampicata.

3

Alla fine il bambino raccattò le biglie e se ne andò via, non prima però di avermi giurato solennemente che con me non ci avrebbe più giocato.
Mi girava ancora la testa e la paura, anzi, il terrore che mi aveva annichilito poco prima di quell’assurdo incontro con bretelle rosse, stava lasciando il posto ad un altrettanto spiacevole stato di totale stupore.
Continuavo a tenere gli occhi fissi sulla vecchietta a pochi passi da me. Si chiamava Maria e spingeva un carrettino grigio. Vendeva caramelle, mele di Pippo e anche quelle boccettine di plastica con acqua zuccherata e coloranti. Io però preferivo le liquirizie tonde, quelle col pallino rosso nel mezzo…
Dietro di lei non potei fare a meno di notare un’altra giovane quercia piantata da poco.

4

L’ascensione procedeva veloce e senza intoppi. Il Vecchio si sentiva decisamente forte ed allenato infatti, fino ad allora, si era assicurato con la corda solo nel quinto tiro. Si ricordava bene quel passaggio in artificiale e decise di non rischiare. Ormai erano le tre del pomeriggio e gli mancavano solo cinque tiri per uscire in vetta. Il punto più duro lo aspettava ad una quindicina di metri sopra la sosta: si trattava di superare un tetto fessurato di poco meno di un metro, dopodiché, con ottime prese sarebbe tornato in placca lungo una bellissima fessura.
Si ricordava bene che due anni prima aveva risolto agevolmente quel passaggio pur essendo meno allenato, così decise di fare a meno della corda e si rilassò con la seconda sigaretta della giornata.

5

Questo era veramente troppo.
Mi inginocchiai a terra con gli occhi chiusi. La testa continuava a girarmi e mi resi conto che stavo per vomitare. Tentavo di capire cosa mi stesse succedendo ma per fare questo dovevo escludere le false informazioni che percepivo con la vista. Quello che vedevo non poteva essere vero, era contro ogni logica.
Così, con gli occhi chiusi, mi concentrai sulle sensazioni del mio corpo.
Mi sentivo leggero e flessibile
Stavo benissimo…
Cazzo..


6

Il Vecchio superò il tetto incastrando mani e piedi nella grande fessura che proseguiva sulla placca sovrastante, dopodiché, traversando delicatamente verso sinistra per un paio di metri, raggiunse una piccola fessura che saliva per altri tre metri per poi allargarsi leggermente. In quel punto un piccolo sasso incastrato offriva un ottimo appiglio per la mano destra. Se ci fosse stato.
La mano continuava a correre lungo la fessura alla ricerca frenetica di quel maledetto sasso.
Pensò con terrore che forse ricordava male ma poi ricordò che c’era pure nella relazione: “raggiungere con passo delicato e molto esposto un sasso incastrato nel punto dove la fessura si allarga..”
L’unica cosa che gli rimaneva da fare era serrare il pugno della mano destra dentro la fessura in modo che si incastrasse per potersi così alzare a prendere un appiglio decisamente migliore un metro più sopra.

7

L’elicottero del soccorso alpino era partito dopo la segnalazione di una cordata di due polacchi che stava scendendo in corda doppia.
Uno dei due aveva raggiunto velocemente il Vecchio anche se sapeva che ormai non c’era più niente da fare…
Poco dopo lo raggiunse anche il suo compagno di cordata, un giovane medico del pronto soccorso.
Più per abitudine professionale che per convinzione tastò il polso del poveretto per vedere se c’era rimasto un filo di vita.
Niente.
Mentre l’elicottero manovrava ad una trentina di metri d’altezza per far scendere i soccorritori il medico continuava a guardare quel povero cristo meditando seriamente se continuare o meno a scalare. Ad un certo punto fu attratto da un lieve bagliore. Un raggio di sole sembrava rimbalzare dalla mano destra del Vecchio.
Dal pugno appena dischiuso intravedeva un luccichio.
L’uomo aprì delicatamente la mano dalla quale scivolò una biglia di vetro colorata.
una di quelle normali, con riflessi azzurri e rossi.

fine

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Messaggio  gongo Mer Mag 08, 2013 1:12 pm

Questa sezione non è una raccolta di racconti: sembra più un obitorio.
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Messaggio  Mr.Orange Mer Mag 08, 2013 1:20 pm

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