Immagìa

Dalla selletta una breve riva di baranci scende verso la conca. Nella parte più prossima della valle vedi il tetto della casera, solitario avamposto umano. La conca verdissima e piatta, ma anche gibbosa per qui dossi ricoperti di rododendri e mirtilli, s'allunga e si espande fin dove le ghiaie e le pareti segnano il suo confine. Un meandro torrentizio ne solca il fondo e in alcuni punti le pozze d'acqua rilucono al sole con bagliori d'argento. Il fondale della valle è sorpresa di biancastre muraglie, anime candide; pareti giallo strapiombante rigate di nere strisce vello di tigre, pericolose e selvagge; quinte e fondali strappati in modo casuale a stagliarsi contro l'azzurro cielo. Il fischio di una marmotta, un fruscio di vento, lontani campanacci di mandrie, silenzio di meraviglia.
E ora?
Ora esci piano, non fare come in certe scene dei film muti che sbattono la porta e cadono i quadri dalle pareti; l'immagine che hai costruito con la magia delle mie parole è un castello di carte che al primo soffio crolla. Se questa brevissima esperienza di emersione dei tuoi ricordi ti è piaciuta lascia un commento qui sotto con la faccina che applaude.

E grazie, caro lettore.