Il primo terzo grado in Dolomiti? Luigi, Santo e la Torre (chiude il Becco)
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Musico Errante
LucaVi
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Il primo terzo grado in Dolomiti? Luigi, Santo e la Torre (chiude il Becco)
Per ogni via in montagna che salgo ci stanno mediamente almeno 100 relazioni di vie che leggo. Scartate quelle troppo lunghe, quelle troppo difficili, quelle troppo complicate, quelle dalle discese troppo tortuose, quelle troppo poco chiodate... mi ritrovo puntualmente con una manciata di salite per gruppo montuoso. Per fortuna che tra queste alle volte si nascondano dei percorsi che rispondendo alle mie prerogative di cui si sopra (e cioè: vie corte, facili, di orientamento sicuro, con discesa tranquilla, relativamente per il grado ben proteggibili) sono spesso le vie normali più belle del raggruppamento, e alle volte anche quelle più cariche di storia. Va beh –chi se ne frega- potrebbe giustamente obiettare qualcuno e concordo pure io… però mettiamo il caso di affacciarsi per un momento a Forcella Grande e trovarsi di fronte un missile di roccia del genere…
Non occorre nemmeno portarsi dietro una guida e sfogliarla, che le informazioni necessarie per convincerti dell’importanza della salita che stai per intraprendere te le fornisce direttamente Antonio Berti reincarnatosi prontamente in un masso…
E allora si parte, approfittando anche dell’ombra che contorna tutto l’aggiramento della Torre fino all’attacco.
Una via che in nemmeno 200 metri di dislivello regala uno sviluppo almeno doppio: cosa volere di più! Tre cenge fasciano la parete sud e tra l’una e l’altra un tiro di corda verticale… difficoltà massima IV- (ma non si trattava del primo III° grado dolomitico… gradavano stretto già sotto il governo Depretis?). Combinazione perfetta ad ogni modo, così che procedendo in alternata al compare toccano tutti i tiri più duri e a te le facili, seppur vertiginose traversate sulle cenge, dove ognuno si arrangia come può…
Ma l’ambiente è grandioso, spettacolare...
e il percorso divertente quanto facile alle volte.
La vetta poi è un campo da calcio quanto è vasta: chi lo poteva immaginare da sotto?
E il giro di vette attorno toglie il fiato: tutti panorami già noti ma visti da una prospettiva insolita.
Si sta bene in cima, c’è il tempo di scambiare anche quattro chiacchiere. Volendo anche in francese perché per l’eccezionale salita in essere eravamo in compagnia di un francese mon ami, trascinato su questo paracarro minore, schiacciato tra Sorapiss e Marmarole, dopo che ne avevo intessuto le lodi la sera prima davanti a qualche birra di troppo… la sua prima e finora unica via in Dolomiti… cosa penserà adesso?
ale
Comunque sia in discesa c’è anche il brivido di una doppia incastrata… ma atterriamo ad ogni modo sani e salvi e felici.
Baci, abbracci e congratulazioni… ripassiamo baldanzosi dal roccioso Antonio Berti: un piccolo passo per noi, un grande passo per la storia dell’alpinismo "l’ufficiale-primo-terzo-grado-raggiunto-nelle-Dolomiti" ci trastulliamo al pensiero.
Ma non è dato all'uomo di godere gioie incontaminate scriveva preso da ben altri pensieri Primo Levi. E noi molto più prosaicamente, ci lasciamo annuvolare la sera alla vista, giusto dall’altra parte del Boite, di una cima che secondo l’autorevole giudizio di profondi conoscitori della storia dell’alpinismo (nonché di Biemme), ha raggiunto il traguardo del III° grado in Dolomiti ben 5 anni prima della solitaria di Cesaletti…
Ma non ci poteva venire in mente prima -maledizione- pensiamo lungo il sentiero di ritorno? Chi dormirà più la notte adesso? Cosa racconteremo alle nostre famiglie, agli amici, una volta rientrati a valle? Ed ora come faremo? Che mi rimangono tra l'altro solamente due giorni di ferie! E volevamo fare questo e quello... E la via a lungo studiata in Falzarego? Insomma la prosecuzione della storia la potete facilmente indovinare!
Non occorre nemmeno portarsi dietro una guida e sfogliarla, che le informazioni necessarie per convincerti dell’importanza della salita che stai per intraprendere te le fornisce direttamente Antonio Berti reincarnatosi prontamente in un masso…
E allora si parte, approfittando anche dell’ombra che contorna tutto l’aggiramento della Torre fino all’attacco.
Una via che in nemmeno 200 metri di dislivello regala uno sviluppo almeno doppio: cosa volere di più! Tre cenge fasciano la parete sud e tra l’una e l’altra un tiro di corda verticale… difficoltà massima IV- (ma non si trattava del primo III° grado dolomitico… gradavano stretto già sotto il governo Depretis?). Combinazione perfetta ad ogni modo, così che procedendo in alternata al compare toccano tutti i tiri più duri e a te le facili, seppur vertiginose traversate sulle cenge, dove ognuno si arrangia come può…
Ma l’ambiente è grandioso, spettacolare...
e il percorso divertente quanto facile alle volte.
La vetta poi è un campo da calcio quanto è vasta: chi lo poteva immaginare da sotto?
E il giro di vette attorno toglie il fiato: tutti panorami già noti ma visti da una prospettiva insolita.
Si sta bene in cima, c’è il tempo di scambiare anche quattro chiacchiere. Volendo anche in francese perché per l’eccezionale salita in essere eravamo in compagnia di un francese mon ami, trascinato su questo paracarro minore, schiacciato tra Sorapiss e Marmarole, dopo che ne avevo intessuto le lodi la sera prima davanti a qualche birra di troppo… la sua prima e finora unica via in Dolomiti… cosa penserà adesso?
ale
Comunque sia in discesa c’è anche il brivido di una doppia incastrata… ma atterriamo ad ogni modo sani e salvi e felici.
Baci, abbracci e congratulazioni… ripassiamo baldanzosi dal roccioso Antonio Berti: un piccolo passo per noi, un grande passo per la storia dell’alpinismo "l’ufficiale-primo-terzo-grado-raggiunto-nelle-Dolomiti" ci trastulliamo al pensiero.
Ma non è dato all'uomo di godere gioie incontaminate scriveva preso da ben altri pensieri Primo Levi. E noi molto più prosaicamente, ci lasciamo annuvolare la sera alla vista, giusto dall’altra parte del Boite, di una cima che secondo l’autorevole giudizio di profondi conoscitori della storia dell’alpinismo (nonché di Biemme), ha raggiunto il traguardo del III° grado in Dolomiti ben 5 anni prima della solitaria di Cesaletti…
Ma non ci poteva venire in mente prima -maledizione- pensiamo lungo il sentiero di ritorno? Chi dormirà più la notte adesso? Cosa racconteremo alle nostre famiglie, agli amici, una volta rientrati a valle? Ed ora come faremo? Che mi rimangono tra l'altro solamente due giorni di ferie! E volevamo fare questo e quello... E la via a lungo studiata in Falzarego? Insomma la prosecuzione della storia la potete facilmente indovinare!
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LucaVi- Messaggi : 3780
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Re: Il primo terzo grado in Dolomiti? Luigi, Santo e la Torre (chiude il Becco)
...che suspense, ma come è andata a finire? ...mi sa che non ci dormirò stanotte...alessandro ha scritto:Ma non ci poteva venire in mente prima -maledizione- pensiamo lungo il sentiero di ritorno? Chi dormirà più la notte adesso? Cosa racconteremo alle nostre famiglie, agli amici, una volta rientrati a valle? Ed ora come faremo? Che mi rimangono tra l'altro solamente due giorni di ferie! E volevamo fare questo e quello... E la via a lungo studiata in Falzarego?
scherzi a parte, davvero bel racconto Ale
Musico Errante- Messaggi : 328
Data d'iscrizione : 20.03.12
Località : Vicenza
Re: Il primo terzo grado in Dolomiti? Luigi, Santo e la Torre (chiude il Becco)
Ma non è dato all'uomo di godere gioie incontaminate scriveva preso da ben altri pensieri Primo Levi. E noi molto più prosaicamente, ci lasciamo annuvolare la sera alla vista, giusto dall’altra parte del Boite, di una cima che secondo l’autorevole giudizio di profondi conoscitori della storia dell’alpinismo (nonché di Biemme), ha raggiunto il traguardo del III° grado in Dolomiti ben 5 anni prima della solitaria di Cesaletti… - See more at: http://www.verticalmente.net/t1722-il-terzo-grado-luigi-sante-e-la-torre-chiude-il-becco#70174
Che sarebbe??...
Che sarebbe??...
meryxtoni- Messaggi : 18
Data d'iscrizione : 27.03.12
Re: Il primo terzo grado in Dolomiti? Luigi, Santo e la Torre (chiude il Becco)
meryxtoni ha scritto:Ma non è dato all'uomo di godere gioie incontaminate scriveva preso da ben altri pensieri Primo Levi. E noi molto più prosaicamente, ci lasciamo annuvolare la sera alla vista, giusto dall’altra parte del Boite, di una cima che secondo l’autorevole giudizio di profondi conoscitori della storia dell’alpinismo (nonché di Biemme), ha raggiunto il traguardo del III° grado in Dolomiti ben 5 anni prima della solitaria di Cesaletti… - See more at: http://www.verticalmente.net/t1722-il-terzo-grado-luigi-sante-e-la-torre-chiude-il-becco#70174
Che sarebbe??...
ma è evidente !!!
hai letto bene, toni ???
Silvio- Messaggi : 2507
Data d'iscrizione : 22.05.12
Re: Il primo terzo grado in Dolomiti? Luigi, Santo e la Torre (chiude il Becco)
Il Becco di Mezzodì?
LucaVi- Messaggi : 3780
Data d'iscrizione : 11.03.12
Località : Cimolais
Re: Il primo terzo grado in Dolomiti? Luigi, Santo e la Torre (chiude il Becco)
Proprio luiLucaVi ha scritto:Il Becco di Mezzodì?
Non ci dormo ancora la notte...
Certo che quel Santo Severino Siorpaes viaggiava per l'epoca... saremo noi sempre più incapaci di arrampicare in camino ma alla ricerca del primo III grado dolomitico ci siamo imbattuti nel IV
Perchè queste reticenze? Perchè nessuno ce lo viene mai a dire prima? Perchè i passaggi sono sempre sgradati e non succede mai il contrario? Perchè... perchè... PERCHEEEEEEEEEEEE'???????
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Re: Il primo terzo grado in Dolomiti? Luigi, Santo e la Torre (chiude il Becco)
Il Nonno (Valagussa) l'ha sempre detto che quel camino inziale è di IV e lo ha anche scritto nel suo libro. Tra l'altro, a causa di questa sottovalutazione che scendeva in certe guide addirittura al II, sono successi lì diversi incidenti.
LucaVi- Messaggi : 3780
Data d'iscrizione : 11.03.12
Località : Cimolais
Re: Il primo terzo grado in Dolomiti? Luigi, Santo e la Torre (chiude il Becco)
La decisione di dirigerci l’indomani al Becco di Mezzodì sorge impetuosa nel nostro animo come il sole all’orizzonte. Cambiano i protagonisti: al posto del francese e della misteriosa-ragazza-di-cui-non-ho-mai-parlato si unisce invece nella spasmodica ricerca del primo-terzo-grado-dolomitico un altro nostro amico, più falesista che alpinista...(ce ne accorgeremo infatti al momento delle doppie). Mai fu vista cordata più sgangherata di questa pensiamo guardandoci l’un l’altro… e ci stiamo avvicinando ad una via che porta la prestigiosa firma di un Santo Siorpaes in forma smagliante! I presupposti non sembrano dei migliori, ma durante l’avvicinamento, alla vista delle nostre corde sugli zaini ma soprattutto delle nostre facce, ci pensa una coppia di ragazzi a rassicurarci tra un sorpasso e l’altro lungo il sentiero, con frasi del tipo –ma siete sicuri?- oppure –non sarà troppo difficile per voi?- per finire –non è troppo tardi per attaccare?- L’ultima affermazione a differenza delle altre non cade del tutto nel vuoto siderale della mia mente… uno sguardo all’orologio e –caspiterina- sono già le undici della mattina (anche ripensandoci adesso mentre scrivo non riesco a capire come avessimo fatto a perdere tutto quel tempo...). Partire per l’ascensione del Becco di Mezzodì a mezzodì ha un sapore vagamente romantico e di ricercatezza toponomastica ma si scontra ben presto con la realtà di affrontare il ripido ghiaione di accesso nel momento più caldo del giorno…
Ma ne veniamo comunque faticosamente a capo, in un crescendo di panorami, luci, sudore e imprecazioni. L’irta successione di torri e guglie che si coglie avvicinandosi a Malga Prendera lascia lo spazio adesso ad una muraglia continua alta un centinaio abbondante di metri, solcata da una serie di camini intervallati da cenge. La relazione che ci portiamo dietro ci aveva informato del fatto dei camini, e noi individuiamo prontamente quello che ci porterà in vetta, a dire il vero ne individuiamo più d’uno, anzi ognuno è convinto del suo di camino, finchè non ci toglie dagli impicci una coppia che ci precede, presumiamo noi ora, sul camino esatto della via normale (che non era nessuno dei tre da noi individuati ovviamente).
Le lunghezze di corda sono una la fotocopia dell’altra: camino-cengia il primo tiro… camino-cengia il secondo. Il terzo ve lo lascio immaginare, ma c’è una differenza: all’ennesimo camino si sbuca direttamente in cresta (e in breve alla cima come si suol dire nelle guide). Una via lunga e dall’orientamento difficile come piace a noi dunque!
Pronti e via… in-camino.
...cengia (che vi avevo detto!)
Roccia buona nei tratti verticali, meno in quelli appoggiati ma la giornata è spaziale e nulla può impensierirci (per il momento). Perché ben presto arriva il tratto chiave, il presunto primo-terzo-grado-dolomitico, alla faccia di Cesaletti. La ragion d’essere del nostro esser qui precariamente abbarbicati su questa parete mentre frotte di gitanti sfilano chiassose e spensierate sotto di noi, tra il Mondeval e l’Ambrizola, apparentemente del tutto indifferenti alle nostre insensate ricerche storiografiche in alta quota.
La faccio breve: dall’esperto capocordata al falesista avvezzo al 6b passando per il sottoscritto, nessuno è riuscito a salire senza aiutarsi con quel paio di chiodi generosamente infissi sulla parete sinistra del camino: le nuove frontiere dell’alpinismo… III/A0!
Anzi qualcuno all’occorrenza si è aggrappato perfino con i denti per uscirne.
Ma dobbiamo ora muoverci, lasciando per il momento da parte le discussioni sul grado (non potevamo collegarci al forum in quel frangente per domandare se era veramente morto il grado, noi sicuramente avevamo rischiato di sì…) perché la coppia di prima si deve calare e decide di aspettarci per non bombardarci di pietre.
Geologicamente il Becco di Mezzodì infatti è uno scoglio di Dolomia Principale in spasmodica attesa di adagiarsi sui morbidi prati sottostanti, solcato da tutti i lati da faglie che ne esaltano sì la solitudine nel bel cielo ampezzano ma che non ne favoriscono indubbiamente la solidità. L’uscita in cresta regala angoscianti quanto splendide visioni crollanti.
Da qui alla cima poi il percorso è l’apoteosi della friabilità, ma che regala una volta in vetta uno straordinario momento di libertà.
In discesa ci divertiamo a incastrare le corde su tutti gli spuntoni possibili immaginabili. Questo, come esempio, un lancio tipico e didattico per evidenziare il nostro passatempo pomeridiano.
Tra una cosa e l’altra siamo infatti di nuovo sul sentiero con le ultime luci della sera. Lasciamo per un attimo da parte le mai sopite discussioni sul grado (terzo o quarto che sia… se avete letto fino a qui adesso posso tranquillamente dirvelo: e chi se ne frega! Oohh!!!) per domandarci invece che fine abbia fatto il genere umano, perché nel momento più bello della giornata ci ritroviamo piacevolmente soli.
Bello il Becco da qui… come la Torre dei Sabbioni da Forcella Grande ieri mi fermo infine a pensare. E il grado allora? Terzo o quarto? Il primo a spuntarla: Luigi o Santo? Non ho una risposta anche perchè l’unico grado che mi viene in mente adesso è solamente quello del divertimento che è stato veramente estremo tutti e due i giorni... e per finire chiudo ora anche (con) il Becco!
Ma ne veniamo comunque faticosamente a capo, in un crescendo di panorami, luci, sudore e imprecazioni. L’irta successione di torri e guglie che si coglie avvicinandosi a Malga Prendera lascia lo spazio adesso ad una muraglia continua alta un centinaio abbondante di metri, solcata da una serie di camini intervallati da cenge. La relazione che ci portiamo dietro ci aveva informato del fatto dei camini, e noi individuiamo prontamente quello che ci porterà in vetta, a dire il vero ne individuiamo più d’uno, anzi ognuno è convinto del suo di camino, finchè non ci toglie dagli impicci una coppia che ci precede, presumiamo noi ora, sul camino esatto della via normale (che non era nessuno dei tre da noi individuati ovviamente).
Le lunghezze di corda sono una la fotocopia dell’altra: camino-cengia il primo tiro… camino-cengia il secondo. Il terzo ve lo lascio immaginare, ma c’è una differenza: all’ennesimo camino si sbuca direttamente in cresta (e in breve alla cima come si suol dire nelle guide). Una via lunga e dall’orientamento difficile come piace a noi dunque!
Pronti e via… in-camino.
...cengia (che vi avevo detto!)
Roccia buona nei tratti verticali, meno in quelli appoggiati ma la giornata è spaziale e nulla può impensierirci (per il momento). Perché ben presto arriva il tratto chiave, il presunto primo-terzo-grado-dolomitico, alla faccia di Cesaletti. La ragion d’essere del nostro esser qui precariamente abbarbicati su questa parete mentre frotte di gitanti sfilano chiassose e spensierate sotto di noi, tra il Mondeval e l’Ambrizola, apparentemente del tutto indifferenti alle nostre insensate ricerche storiografiche in alta quota.
La faccio breve: dall’esperto capocordata al falesista avvezzo al 6b passando per il sottoscritto, nessuno è riuscito a salire senza aiutarsi con quel paio di chiodi generosamente infissi sulla parete sinistra del camino: le nuove frontiere dell’alpinismo… III/A0!
Anzi qualcuno all’occorrenza si è aggrappato perfino con i denti per uscirne.
Ma dobbiamo ora muoverci, lasciando per il momento da parte le discussioni sul grado (non potevamo collegarci al forum in quel frangente per domandare se era veramente morto il grado, noi sicuramente avevamo rischiato di sì…) perché la coppia di prima si deve calare e decide di aspettarci per non bombardarci di pietre.
Geologicamente il Becco di Mezzodì infatti è uno scoglio di Dolomia Principale in spasmodica attesa di adagiarsi sui morbidi prati sottostanti, solcato da tutti i lati da faglie che ne esaltano sì la solitudine nel bel cielo ampezzano ma che non ne favoriscono indubbiamente la solidità. L’uscita in cresta regala angoscianti quanto splendide visioni crollanti.
Da qui alla cima poi il percorso è l’apoteosi della friabilità, ma che regala una volta in vetta uno straordinario momento di libertà.
In discesa ci divertiamo a incastrare le corde su tutti gli spuntoni possibili immaginabili. Questo, come esempio, un lancio tipico e didattico per evidenziare il nostro passatempo pomeridiano.
Tra una cosa e l’altra siamo infatti di nuovo sul sentiero con le ultime luci della sera. Lasciamo per un attimo da parte le mai sopite discussioni sul grado (terzo o quarto che sia… se avete letto fino a qui adesso posso tranquillamente dirvelo: e chi se ne frega! Oohh!!!) per domandarci invece che fine abbia fatto il genere umano, perché nel momento più bello della giornata ci ritroviamo piacevolmente soli.
Bello il Becco da qui… come la Torre dei Sabbioni da Forcella Grande ieri mi fermo infine a pensare. E il grado allora? Terzo o quarto? Il primo a spuntarla: Luigi o Santo? Non ho una risposta anche perchè l’unico grado che mi viene in mente adesso è solamente quello del divertimento che è stato veramente estremo tutti e due i giorni... e per finire chiudo ora anche (con) il Becco!
Ospite- Ospite
Re: Il primo terzo grado in Dolomiti? Luigi, Santo e la Torre (chiude il Becco)
Io mi son divertito , grazie Ale!
Comunque... te l'avevo detto io
Per me quello era più di III, così almeno mi sembrò quando (inesperto, come ora - insomma) ci salii con mio padre (in scarponi, vorrei sottolineare ).
In ogni caso non mi farei tutte 'ste pippe sull'A0, contano solo l'A1 e i successivi, l'A0 fa semplicemente parte del bagaglio tecnico di ogni serio alpinista: c'è? allora lo uso (Cit)
kala- Messaggi : 1669
Data d'iscrizione : 12.03.12
Re: Il primo terzo grado in Dolomiti? Luigi, Santo e la Torre (chiude il Becco)
Bel racconto di testi e foto Alessandro, ma stai all'occhio quando fai sosta e dai corda sotto i camini di II, III, IV o V (esistono i camini di VI?): mettiti comunque in parte.
LucaVi- Messaggi : 3780
Data d'iscrizione : 11.03.12
Località : Cimolais
Re: Il primo terzo grado in Dolomiti? Luigi, Santo e la Torre (chiude il Becco)
Quasi come la Croda da Lago... II per il BertiLucaVi ha scritto:Il Nonno (Valagussa) l'ha sempre detto che quel camino inziale è di IV e lo ha anche scritto nel suo libro. Tra l'altro, a causa di questa sottovalutazione che scendeva in certe guide addirittura al II, sono successi lì diversi incidenti.
Quest'ultima cima che si proporrebbe come una logica prosecuzione nella riscoperta delle normali più dimenticate della zona (Becco di Mezzodì per dire, così appariscente da Cortina, conta al massimo una quindicina di salite l'anno nello sfogliare il libro di vetta). Non sembra eccessivamente difficile, immagino conti più la qualità della roccia e l'isolamento... next year?
Bella è bella!
ciao!
Ospite- Ospite
Re: Il primo terzo grado in Dolomiti? Luigi, Santo e la Torre (chiude il Becco)
E vuoi mettere Cima Ambrizzola? La normale è escursionistica: vai ,vai!
kala- Messaggi : 1669
Data d'iscrizione : 12.03.12
Re: Il primo terzo grado in Dolomiti? Luigi, Santo e la Torre (chiude il Becco)
beh, non esageriamoalessandro ha scritto:...dall’esperto capocordata...
hai ragione Luca, ma tranquillo che sopra c'ero io e non gli ho mosso niente, neanche sull'ultimo camino discretamente marcioLucaVi ha scritto:Bel racconto di testi e foto Alessandro, ma stai all'occhio quando fai sosta e dai corda sotto i camini di II, III, IV o V (esistono i camini di VI?): mettiti comunque in parte.
beh, se già sulla relazione mi scrivono cosìalessandro ha scritto:Croda da Lago... Non sembra eccessivamente difficile, immagino conti più la qualità della roccia...
cmq bella anche la seconda parte di racconto Ale
Musico Errante- Messaggi : 328
Data d'iscrizione : 20.03.12
Località : Vicenza
Re: Il primo terzo grado in Dolomiti? Luigi, Santo e la Torre (chiude il Becco)
Sempre il Nonno mi diceva che verso la fine della normale alla Croda da Lago c'è un tratto mica banale (IV o V?).
LucaVi- Messaggi : 3780
Data d'iscrizione : 11.03.12
Località : Cimolais
Re: Il primo terzo grado in Dolomiti? Luigi, Santo e la Torre (chiude il Becco)
ricordo un passaggio all'inizio (secondo o terzo tiro), per partire da un terrazzino... giusto due metri, ma per nulla banali... almeno IV+... e anche poco prima di arrivare alla forcella eotvos c'è un diedro-fessura giallo non proprio elementare...
alfpaip- Messaggi : 10
Data d'iscrizione : 04.07.12
Località : Padova
Re: Il primo terzo grado in Dolomiti? Luigi, Santo e la Torre (chiude il Becco)
In omaggio ad Alessandro e a Musico Errante.
LucaVi- Messaggi : 3780
Data d'iscrizione : 11.03.12
Località : Cimolais
Re: Il primo terzo grado in Dolomiti? Luigi, Santo e la Torre (chiude il Becco)
Risale alla caldissima estate dell'83 per caso?
ciao Luca
Ospite- Ospite
Re: Il primo terzo grado in Dolomiti? Luigi, Santo e la Torre (chiude il Becco)
No, è del 1985. E l'alpinista, di ritorno dalla Cima Bel Pra, è il famigerato ed incompreso Claudio Cima.
LucaVi- Messaggi : 3780
Data d'iscrizione : 11.03.12
Località : Cimolais
Re: Il primo terzo grado in Dolomiti? Luigi, Santo e la Torre (chiude il Becco)
sono davvero onorato di cotanto omaggio
ciao Luca
Musico Errante- Messaggi : 328
Data d'iscrizione : 20.03.12
Località : Vicenza
Re: Il primo terzo grado in Dolomiti? Luigi, Santo e la Torre (chiude il Becco)
Per quanto riguarda il passaggio di IV- del primo camino della normale Cesaletti alla Torre dei Sabbioni, esso mi riporta ad una mesta ritirata nel mio primo anno di arrampicata di tanti lustri fa...la relazione era ancora quella unica disponibile e cioe quella del Berti: III grado...
Scendendo incontrammo lo "Scoiattolo" Franz Dallago e chiedemmo lumi...effettivamente c'era stato un crollo tanti anni fa che aveva portato un masso ad incastrarsi nel camino e aggiungere un grado alla difficolta' della via. Per un periodo si riusci' anche a passare per un foro all'interno ma poi altre frane ostruirono anche quello...
Comunque migliorato il mio livello, anni dopo, la Torre entro' a far parte del mio "palmares" di vie dolomitiche...la trovai perfino "troppo" facile...
Come e' soggettiva la scala delle difficolta'...
Ps. Ho sempre cercato nella scelta delle vie di arrampicata di non fare mai il passo piu' lungo della gamba e quindi, anche per mera fortuna, poche sono state le ritirate...Cervino, via Maria al Pordoi, Breithorn Centrale...mi sembra che tutte siano poi state sanate da un arrivo in vetta...l' unico neo, a memoria, rimane lo spigolo S del Torrione Cambi...mmm quella fessura larga un palmo me la ricordo ancora...certo con un paio di Camalot adatti...
Scusate l' OT...
Scendendo incontrammo lo "Scoiattolo" Franz Dallago e chiedemmo lumi...effettivamente c'era stato un crollo tanti anni fa che aveva portato un masso ad incastrarsi nel camino e aggiungere un grado alla difficolta' della via. Per un periodo si riusci' anche a passare per un foro all'interno ma poi altre frane ostruirono anche quello...
Comunque migliorato il mio livello, anni dopo, la Torre entro' a far parte del mio "palmares" di vie dolomitiche...la trovai perfino "troppo" facile...
Come e' soggettiva la scala delle difficolta'...
Ps. Ho sempre cercato nella scelta delle vie di arrampicata di non fare mai il passo piu' lungo della gamba e quindi, anche per mera fortuna, poche sono state le ritirate...Cervino, via Maria al Pordoi, Breithorn Centrale...mi sembra che tutte siano poi state sanate da un arrivo in vetta...l' unico neo, a memoria, rimane lo spigolo S del Torrione Cambi...mmm quella fessura larga un palmo me la ricordo ancora...certo con un paio di Camalot adatti...
Scusate l' OT...
meryxtoni- Messaggi : 18
Data d'iscrizione : 27.03.12
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