Ora salta

Devo saltare, qui è il punto più stretto, più in giù il crepaccio s'allarga e in alto le pareti diventano verticali e lisce. Devo mettere il piede sinistro sul limite del baratro, atterrare con il destro in quella buchetta, saranno due metri e mezzo a occhio, subito mi devo afferrare con le mani: c'è ben poco ma se il piede di arrivo mi tiene basta un minimo appiglio per recuperare l'equilibrio. Mi ci vorrebbe un poca di rincorsa, ma qui non è possibile.
Cosa vuoi che sia questa distanza tra i due labbri del crepaccio, ne ho saltati di fossi da bambino anche più larghi! D'accordo: allora se sbagliavo finivo in acqua. Qui andrei a fracassarmi sul fondo del crepaccio; saranno quindici, venti metri, sufficienti per morire sul colpo.
Dubito di riuscire.
Torno indietro? Ripercorro con la memoria la strada fatta e mi accorgo che tornare indietro può rivelarsi un azzardo più pericoloso di questo salto. Devo dunque proseguire.
E più avanti come sarà? Cosa mi riserva questa parete? E se ci sono altre sorprese come questa? Se faccio questo salto e poi trovo un ostacolo insormontabile resto incrodato e devo chiamare il Soccorso Alpino. Ah già: il telefono qui non prende.
Sono ben messo!
Devo saltare.
Tornare indietro? Uh! Quella paretina sul lato del canalone con ghiaino sugli appoggi potrebbe essere micidiale in discesa; l'ho passata col cuore in gola salendo: a ritroso è un bel rischio. E poi più sotto quelle placche bagnate: cavolo, al solo pensare di metterci piede in discesa mi vengono i brividi. Più in alto è tutto un mistero. Ho la sensazione di essermi infilato in un bel guaio.
Devo saltare.
Se non riesco a portare il piede sulla buchetta, pianto la faccia sulla roccia e finisco nel baratro: garantito. Cazzo, non mi va di crepare qui! Venti metri di volo: mi spacco tutte le ossa, non c'è speranza! Il Soccorso Alpino; nei fossi a volte ci cadevo dentro; il piede sinistro di lancio; che diavolo di incognite più sopra? La paretina sul lato del canalone; mi spiace non arrivare in cima. Mi spacco la testa. Luisa che piange, mia mamma che piange: lo aveva sempre detto la mia mamma che prima o poi; il telefono: fanculo il telefono; le placche bagnate: come cavolo le ho passate salendo? Più sotto il crepaccio è più largo, in su non si va.
M'incazzo!
Porcaputtanadiunavaccatroia!
Via! Via! Sciò! Che paranoia tutti questi pensieri!
Concentrazione, concentrazione: concentrati sul salto, prepara il piede, non pensare, libera la mente, via, via, concentrazione, concentrazione, mima il salto, senti i muscoli, guarda la buchetta, prepara le mani, respira forte, libera la mente, via, sciò, respira, via i pensieri, respira...
Ora: salta!

Bello  
Ma ti dico per esperienza che se ci pensi troppo non salterai.

Io sarei tornato indietro, meglio la paretina sporca e la placca bagnata che un salto nel buio.

Per fortuna in montagna, spesso e volentieri, entra in gioco la paura e ci salva dallo scatafascio.

Io una cordina me la sarei portata..........pesa, ma me la porto sempre dietro; ma nel racconto, suppongo che non venga contemplata.....

quale corda? vai tranquillo rugg. salta, salta ...   

sì ma in definitiva? se non scrive più io mi preoccupo..