ORCO DIES
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Re: ORCO DIES
se poi si vince la lotteria ed abbondano i friend grandi tra le vie """""facili"""""""" consiglio vivamente la fessura degli schiavi della pietra, su quelle difficoltà a mio avviso la più suggestiva.
Re: ORCO DIES
a leggere "orco dies" da buona veneta ignorantona... me parea el plurale de 'na cadenza nota.
A leggervi m'è tornata in mente la Kosterlitz.
Pomeriggio "pallido e assorto".
Zanzare.
Pecore.
E' presto per cenare e la compagnia non concepisce una vita oltre Lemonsoda e barrette energetiche. Aperitivo? Si, ma a base di magnesio e sangue: tutti al macigno dello scozzese!
Inutile dire che per noi "pipponi" abituati al calcare ricamato dell' est tale fessura si presenta tanto affascinante quanto...impossibile!!!
Sbuffi e lacerazioni, nastro e promesse al Diavolo non bastano ad impietosire la verticalità compressa dell'impassibile fessurone.
Sediamo afflitti sul muricciolo, ascoltando le pecore dondolare l'aria inacidita.
Ma ecco il miracolo.
Ecco che gli eventi muovono verso l'inaspettato cambiamento!
Arrivano due tizi.
Alto e dinoccolato uno; piccolo e "fracca'" l'altro.
Non sappiamo il nome dello stangone ma di certo rimarrà indelebile nella memoria il "Davidino" proprio del piccolino.
Davidino sfila oltre i nostri sguardi accesi. Finge di non sentire i nostri occhietti solleticargli la pelata mentre si accinge ad infilare le manine nella ancor inviolata (per noi) fessura.
Ma che fa? Via le scarpe: troppo facile!
E quasi sputa con plateale disprezzo sulla gomma delle sue babbucce colorate.
Noi sempre più rapiti.
Davidino attacca il vuoto tra le facce di granito della cubica femmina.
Davidino -che eroe!- infila il primo piedino.
Davidino - che mito! - infila il secondo piedino.
Davidino - che forza! - striscia e struscia nella fessura il suo corpicino.
Davidino - incredibile!- guadagna centimetri, risale il camino.
Davidino ... sbaglio, o gli trema il polpaccino? Davidino!!!
Davidino, no! No!
Davidino esplode oltre l'intaglio, planando sull'esile guaina ai piedi del macigno.
Boato, poi subito quiete.
Pecore, tlin tlin tlin...
Lo stangone s'avvicina, umile servo, al reuccio scalzo. Accenna un timido "tutto ok?" ma il piccolo non concede risposta mentre scandaglia con occhietto di gazza i nostri volti attoniti. Luccica un bagliore d'ilarità?
Davidino torna al muricciolo. Tace. Che sia la sconfitta? Che sia la "ammazzachefiguradafessochehofattopotevoanchetenerlelescarpette"? Crediamo piuttosto che siano i polmoni, ancora chiusi a fisarmonica per via dell'impatto, a non concedergli il verbo. Davidino, Davidino...
Che ricordi! Ancora oggi, quando ci si trova a tirar due prese, quando ci si trova nel passaggio duro, tra noi ebeti si usa dire "alè alè Davidino, alè!"
A leggervi m'è tornata in mente la Kosterlitz.
Pomeriggio "pallido e assorto".
Zanzare.
Pecore.
E' presto per cenare e la compagnia non concepisce una vita oltre Lemonsoda e barrette energetiche. Aperitivo? Si, ma a base di magnesio e sangue: tutti al macigno dello scozzese!
Inutile dire che per noi "pipponi" abituati al calcare ricamato dell' est tale fessura si presenta tanto affascinante quanto...impossibile!!!
Sbuffi e lacerazioni, nastro e promesse al Diavolo non bastano ad impietosire la verticalità compressa dell'impassibile fessurone.
Sediamo afflitti sul muricciolo, ascoltando le pecore dondolare l'aria inacidita.
Ma ecco il miracolo.
Ecco che gli eventi muovono verso l'inaspettato cambiamento!
Arrivano due tizi.
Alto e dinoccolato uno; piccolo e "fracca'" l'altro.
Non sappiamo il nome dello stangone ma di certo rimarrà indelebile nella memoria il "Davidino" proprio del piccolino.
Davidino sfila oltre i nostri sguardi accesi. Finge di non sentire i nostri occhietti solleticargli la pelata mentre si accinge ad infilare le manine nella ancor inviolata (per noi) fessura.
Ma che fa? Via le scarpe: troppo facile!
E quasi sputa con plateale disprezzo sulla gomma delle sue babbucce colorate.
Noi sempre più rapiti.
Davidino attacca il vuoto tra le facce di granito della cubica femmina.
Davidino -che eroe!- infila il primo piedino.
Davidino - che mito! - infila il secondo piedino.
Davidino - che forza! - striscia e struscia nella fessura il suo corpicino.
Davidino - incredibile!- guadagna centimetri, risale il camino.
Davidino ... sbaglio, o gli trema il polpaccino? Davidino!!!
Davidino, no! No!
Davidino esplode oltre l'intaglio, planando sull'esile guaina ai piedi del macigno.
Boato, poi subito quiete.
Pecore, tlin tlin tlin...
Lo stangone s'avvicina, umile servo, al reuccio scalzo. Accenna un timido "tutto ok?" ma il piccolo non concede risposta mentre scandaglia con occhietto di gazza i nostri volti attoniti. Luccica un bagliore d'ilarità?
Davidino torna al muricciolo. Tace. Che sia la sconfitta? Che sia la "ammazzachefiguradafessochehofattopotevoanchetenerlelescarpette"? Crediamo piuttosto che siano i polmoni, ancora chiusi a fisarmonica per via dell'impatto, a non concedergli il verbo. Davidino, Davidino...
Che ricordi! Ancora oggi, quando ci si trova a tirar due prese, quando ci si trova nel passaggio duro, tra noi ebeti si usa dire "alè alè Davidino, alè!"
federica boifava- Messaggi : 373
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