Manlio Motto
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Manlio Motto
Mau Mau ha iniziato la serie con Michel Piola ed io vorrei, da buon piemontese emigrato ormai da anni in VdA, ma con ancora fortissime radici torinesi e ancor di più canavesane, portare alla ribalta di "Verticalmente" un altro genio della roccia che risponde al nome di Manlio Motto (da qualche parte c'è anche un "Garino".. ma non so più se fa parte del nome o del cognome..).
Riporto dal blog di Adriano Trombetta qualche frase che lo introduce secondo me molto bene.. vorrei solo sottolineare che si parlerà di un personaggio che insieme a vari compagni in circa 20 anni, ha scoperto, individuato o semplicemente valorizzato vari settori delle Alpi occidentali e li ha letteralmente costellati di vie, spesso veramente fantastiche e impegnative.
Ricordo tra le tante, la spettacolare struttura dell'Anciesieu in Val Soana, ma anche il Monte Nero, o lo stesso Valsoera.. molto più a Sud il favoloso Mongioie.. tante vie su granito nel gruppo del Bianco (la zona del Dalmazzi ad esempio ma anche all'Envers des Aiguilles, il "giardino privato" di Piola).. e molto, molto altro.
Negli anni '90 le vie di Motto, con quelle di Piola, erano una sorta di passaporto per i climbers del nord ovest. E ancora oggi hanno tutte un loro perchè.
Manlio è sempre stato un personaggio discusso e criticato, ammirato e mal sopportato.. io l'ho conosciuto, per pochi minuti in verità, durante un soccorso in alta Valsesia insieme all'inseparabile Gianni Predan e poi l'ho incrociato qualche volta ("ciao" - "ciao.." ) in montagna.. era un appassionato incredibile! Ma non ho potuto cogliere aspetti del suo carattere che altri hanno stigmatizzato e che la mia conoscenza superficiale non mi autorizza a commentare.
tratto da http://blogmountainzone.blogspot.it/2012/04/progetto-manlio-motto-manlio-motto-e.html
mercoledì 18 aprile 2012
Aimonin: il restauro.
Progetto Manlio Motto
Manlio Motto è uno dei più forti apritori su roccia di tutti i tempi.
Inutile riportare qui il suo immenso curriculum che sicuramente voi
appassionati ben conoscoscete; è invece importante capire che
l'arrampicata su vie lunghe di buon livello nelle alpi occidentali è
soprattutto figlia sua.
Traendo sicuramente ispirazione dallo stile di Michel Piolà (col quale
ha aperto diverse vie meravigliose) Motto inventa in Piemonte "la via
perfetta"...
Proprio nelle valli intorno alla sua Ivrea, quindi in Orco per prima, Manlio cambia faccia allo spit.
Fino ad allora i microappigli e microappoggi che caratterizzano
l'arrampicata su muro del nostro gnaiss, avevano spinto gli apritori
verso un uso disomogeneo dello spit: o molto vicini senza tentare di
arrampicare fra spit e spit o molto lontani in quanto l'apritore partiva
eroicamente su una difficoltà che sperava di dominare, fermandosi solo
la dove era abbastanza comodo per usare un piantaspit manuale (o solo in
rari casi il trapano). Con Motto ed il mitico trapano Hilti T10 le cose
cambiano!
Lui, riesce a scalare su tratti di 2-3 anche 4 metri di tacche, in muro
aperto, verticale o leggermente appoggiato e fermarsi... Fermarsi per
trapanare tenendo una listarella da mezzo centimetro e raramente
riuscendo a mettere un cliff-anger, che su questo gnaiss poco si presta
all' uso. Il tutto su tratti di arrampicata di 6b, 6c ed a volte anche
7a!
Nasce così l'obbligatorio e la sua ricerca!
L'obbligatoriomania l'ho percepita nascere nella metà degli anni '90,
proprio mentre iniziavo a scalare. Oggi si è forse affievolita ma per
più di un decennio era il parametro maggiormente considerato per
definire la reputazione di una via; infatti all'epoca sulle vie di
Manlio non si parlava tanto di libera integrale ma piuttosto di "sei
passato?" , al punto tale che solo dopo più di vent'anni dalla loro
apertura alcune vie dell'Aimonin e del Cubo in valle Orco sono state
liberate.
Aimonin
è proprio su questa meravigliosa parete posta sopra l'abitato di Noasca
che il Motto cambia la storia dell'arrampicata occidentale, creando il
suo stile di apertura dal basso. Fra i suoi spit diritti sei tu che ti
devi muovere, cercando la linea più debole. I tiri sono omogenei sia nel
grado, sia nella continuità della roccia, sia nella distanza dei chiodi
ed infine le doppie: dritte, perfette e senza incastri. Questa è ciò
che io amo chiamare la "via perfetta"!
All' Aimonin Motto si accompagna ai migliori arrampicatori canavesani:
Gianni Predan e a volte Roby Perucca, spesso c'è la sua compagna
dell'epoca Gisa Ariu. Il più fido è però Rinaldo Sartore, fortissimo ed
eclettico alpinista che ai complimenti risponde definendosi un "Forrest
Gump". Lui le cose le fa bene per caso, dice, incarnando così il
prototipo del canavesano riservato e modestissimo.
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Riporto dal blog di Adriano Trombetta qualche frase che lo introduce secondo me molto bene.. vorrei solo sottolineare che si parlerà di un personaggio che insieme a vari compagni in circa 20 anni, ha scoperto, individuato o semplicemente valorizzato vari settori delle Alpi occidentali e li ha letteralmente costellati di vie, spesso veramente fantastiche e impegnative.
Ricordo tra le tante, la spettacolare struttura dell'Anciesieu in Val Soana, ma anche il Monte Nero, o lo stesso Valsoera.. molto più a Sud il favoloso Mongioie.. tante vie su granito nel gruppo del Bianco (la zona del Dalmazzi ad esempio ma anche all'Envers des Aiguilles, il "giardino privato" di Piola).. e molto, molto altro.
Negli anni '90 le vie di Motto, con quelle di Piola, erano una sorta di passaporto per i climbers del nord ovest. E ancora oggi hanno tutte un loro perchè.
Manlio è sempre stato un personaggio discusso e criticato, ammirato e mal sopportato.. io l'ho conosciuto, per pochi minuti in verità, durante un soccorso in alta Valsesia insieme all'inseparabile Gianni Predan e poi l'ho incrociato qualche volta ("ciao" - "ciao.." ) in montagna.. era un appassionato incredibile! Ma non ho potuto cogliere aspetti del suo carattere che altri hanno stigmatizzato e che la mia conoscenza superficiale non mi autorizza a commentare.
tratto da http://blogmountainzone.blogspot.it/2012/04/progetto-manlio-motto-manlio-motto-e.html
mercoledì 18 aprile 2012
Aimonin: il restauro.
Progetto Manlio Motto
Manlio Motto è uno dei più forti apritori su roccia di tutti i tempi.
Inutile riportare qui il suo immenso curriculum che sicuramente voi
appassionati ben conoscoscete; è invece importante capire che
l'arrampicata su vie lunghe di buon livello nelle alpi occidentali è
soprattutto figlia sua.
Traendo sicuramente ispirazione dallo stile di Michel Piolà (col quale
ha aperto diverse vie meravigliose) Motto inventa in Piemonte "la via
perfetta"...
Proprio nelle valli intorno alla sua Ivrea, quindi in Orco per prima, Manlio cambia faccia allo spit.
Fino ad allora i microappigli e microappoggi che caratterizzano
l'arrampicata su muro del nostro gnaiss, avevano spinto gli apritori
verso un uso disomogeneo dello spit: o molto vicini senza tentare di
arrampicare fra spit e spit o molto lontani in quanto l'apritore partiva
eroicamente su una difficoltà che sperava di dominare, fermandosi solo
la dove era abbastanza comodo per usare un piantaspit manuale (o solo in
rari casi il trapano). Con Motto ed il mitico trapano Hilti T10 le cose
cambiano!
Lui, riesce a scalare su tratti di 2-3 anche 4 metri di tacche, in muro
aperto, verticale o leggermente appoggiato e fermarsi... Fermarsi per
trapanare tenendo una listarella da mezzo centimetro e raramente
riuscendo a mettere un cliff-anger, che su questo gnaiss poco si presta
all' uso. Il tutto su tratti di arrampicata di 6b, 6c ed a volte anche
7a!
Nasce così l'obbligatorio e la sua ricerca!
L'obbligatoriomania l'ho percepita nascere nella metà degli anni '90,
proprio mentre iniziavo a scalare. Oggi si è forse affievolita ma per
più di un decennio era il parametro maggiormente considerato per
definire la reputazione di una via; infatti all'epoca sulle vie di
Manlio non si parlava tanto di libera integrale ma piuttosto di "sei
passato?" , al punto tale che solo dopo più di vent'anni dalla loro
apertura alcune vie dell'Aimonin e del Cubo in valle Orco sono state
liberate.
Aimonin
è proprio su questa meravigliosa parete posta sopra l'abitato di Noasca
che il Motto cambia la storia dell'arrampicata occidentale, creando il
suo stile di apertura dal basso. Fra i suoi spit diritti sei tu che ti
devi muovere, cercando la linea più debole. I tiri sono omogenei sia nel
grado, sia nella continuità della roccia, sia nella distanza dei chiodi
ed infine le doppie: dritte, perfette e senza incastri. Questa è ciò
che io amo chiamare la "via perfetta"!
All' Aimonin Motto si accompagna ai migliori arrampicatori canavesani:
Gianni Predan e a volte Roby Perucca, spesso c'è la sua compagna
dell'epoca Gisa Ariu. Il più fido è però Rinaldo Sartore, fortissimo ed
eclettico alpinista che ai complimenti risponde definendosi un "Forrest
Gump". Lui le cose le fa bene per caso, dice, incarnando così il
prototipo del canavesano riservato e modestissimo.
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Ultima modifica di schen il Mar Mag 29, 2012 1:02 pm - modificato 1 volta.
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Manlio Motto :: Commenti
io Manlio lo conosco piuttosto bene. L'ho conosciuto qui in Sardegna all'epoca delle vie di Aimonin, quindi 1993 se non erro. Aveva una forza di dita e una grinta invidiabile, che mi avevano colpito. Il trapano che ho ora, l'hilti, è suo e me l'ha venduto. Funziona ancora, mi spiace invece che lui abbia esaurito le batterie Ma mi hanno detto che sta riprendendo
giggio ha scritto:mi piacerebbe un sacco ripetere qualche sua via alla rocca dei campanili in Mongioie!
(ma ho paura di firmarmi la mutanda )
io ne ho fatte diverse. Ti consiglio Pap Test, abbastanza tranquilla
MauMau ha scritto:io Manlio lo conosco piuttosto bene. L'ho conosciuto qui in Sardegna all'epoca delle vie di Aimonin, quindi 1993 se non erro. Aveva una forza di dita e una grinta invidiabile, che mi avevano colpito. Il trapano che ho ora, l'hilti, è suo e me l'ha venduto. Funziona ancora, mi spiace invece che lui abbia esaurito le batterie Ma mi hanno detto che sta riprendendo
tornerà più forte di prima, verrà in terra sarda e passando con te sotto qualche zona che tu conosci alla perfezione, vedrà linee meravigliose che tu non avevi manco considerato.. e allora quel trapano glielo restituirai sulla testa!
oh.., scherzo, eh?
si infatti non credo proprio
su quello che ha scritto Tromba, eccessivo come suo solito, non è sbagliato nella sostanza, ma occorre situarlo in ambito non solo provinciale. Perchè pensiamo sempre solo: canavese, torinese, val d'aosta etc? Oggi non è difficile riuscire ad avere una visione più ampia. L'obbligatorio non lo ha inventato Motto e forse nemmeno Scheel. Può darsi Arnold o Livesey, sicuramente più probabile... Perchè vale di più un obbligatorio da uno spit rispetto a quello da un nodo incastrato in una fessura o un nuttino messo da Pat Littlejohn? Sulle Alpi Occidentali i riferimenti del Manlio prima maniera (perchè anche lui ha i periodi) erano sicuramente Voigler, ed in un secondo tempo Piola. Lui li ha applicati al Gran Paradiso, poi al Bianco, poi al calcare lecchese e cuneese. Era uno stile, ma soprattutto un modo di fare le cose. Personalmente le prime vie aperte in questo stile le ho aperte nel 1993. Prima, nell'88 avevo provato, ma assai grossolanamente. Nel 93 ho iniziato coi cliff e obbligatori tra uno e l'altro, senza artificiale in mezzo. Facevo quel che riuscivo, ma 7a obbligatori e forse più ne ho fatti anche io in quel periodo. Poi, come dice giustamente Trombetta, sullo gneiss è un altro paio di maniche. Dipende, da tante cose. Tipo di roccia, lavorazione, fortuna e, non ultimo, certamente, livello
Penso che uno dei grandi meriti di Manlio sia aver dimostrato che non occorre andare in Monte Bianco per fare delle belle vie moderne. Ha in un certo senso rivalutato la scena occidentale che era nei primi anni novanta piuttosto appannata e tutta sbilanciata verso l'arrampicata sportiva
su quello che ha scritto Tromba, eccessivo come suo solito, non è sbagliato nella sostanza, ma occorre situarlo in ambito non solo provinciale. Perchè pensiamo sempre solo: canavese, torinese, val d'aosta etc? Oggi non è difficile riuscire ad avere una visione più ampia. L'obbligatorio non lo ha inventato Motto e forse nemmeno Scheel. Può darsi Arnold o Livesey, sicuramente più probabile... Perchè vale di più un obbligatorio da uno spit rispetto a quello da un nodo incastrato in una fessura o un nuttino messo da Pat Littlejohn? Sulle Alpi Occidentali i riferimenti del Manlio prima maniera (perchè anche lui ha i periodi) erano sicuramente Voigler, ed in un secondo tempo Piola. Lui li ha applicati al Gran Paradiso, poi al Bianco, poi al calcare lecchese e cuneese. Era uno stile, ma soprattutto un modo di fare le cose. Personalmente le prime vie aperte in questo stile le ho aperte nel 1993. Prima, nell'88 avevo provato, ma assai grossolanamente. Nel 93 ho iniziato coi cliff e obbligatori tra uno e l'altro, senza artificiale in mezzo. Facevo quel che riuscivo, ma 7a obbligatori e forse più ne ho fatti anche io in quel periodo. Poi, come dice giustamente Trombetta, sullo gneiss è un altro paio di maniche. Dipende, da tante cose. Tipo di roccia, lavorazione, fortuna e, non ultimo, certamente, livello
Penso che uno dei grandi meriti di Manlio sia aver dimostrato che non occorre andare in Monte Bianco per fare delle belle vie moderne. Ha in un certo senso rivalutato la scena occidentale che era nei primi anni novanta piuttosto appannata e tutta sbilanciata verso l'arrampicata sportiva
ricordo negli anni 90 di aver salito una sua via che aveva appena aperto, poi divenuta strafrequentata, forse più per il facile avvicinamento che non x la sua bellezza : venus ou bien venice.
all'ultima sosta trovammo appesi un mazzo di fix e ferramenta varia, tanto da pensare che probabilmente quella nostra fu la prima di chissà quante ripetizioni che sono seguite
alcuni tiri ricordo erano belli, sia di aderenza sotto, che più sul verticale in alto, peccato per un tratto intermedio discontinuo (tipo un prato, mi pare) ... certo dopo che conosci che dio di granito c'è un po' più in quota, e anche là in zona dalmazzi, quello di vie come venus e simili si è portati un po' a ridimensionarlo
ma chioda ancora ? l'ultima volta al dalmazzi mi dissero che era quasi scomparso dalla scena ...
all'ultima sosta trovammo appesi un mazzo di fix e ferramenta varia, tanto da pensare che probabilmente quella nostra fu la prima di chissà quante ripetizioni che sono seguite
alcuni tiri ricordo erano belli, sia di aderenza sotto, che più sul verticale in alto, peccato per un tratto intermedio discontinuo (tipo un prato, mi pare) ... certo dopo che conosci che dio di granito c'è un po' più in quota, e anche là in zona dalmazzi, quello di vie come venus e simili si è portati un po' a ridimensionarlo
ma chioda ancora ? l'ultima volta al dalmazzi mi dissero che era quasi scomparso dalla scena ...
MauMau ha scritto: Perchè vale di più un obbligatorio da uno spit rispetto a quello da un nodo incastrato in una fessura o un nuttino messo da Pat Littlejohn?
......
Penso che uno dei grandi meriti di Manlio sia aver dimostrato che non occorre andare in Monte Bianco per fare delle belle vie moderne. Ha in un certo senso rivalutato la scena occidentale che era nei primi anni novanta piuttosto appannata e tutta sbilanciata verso l'arrampicata sportiva
Intanto penso che sia opportuno prima o poi aprire un topic su un forte chiodatore torinese, emigrato in terra sarda perchè folgorato da una stragnocca mediterranea, pure molto tenente..
Trombetta ha il suo modo di fare e il suo modo di esprimersi, che in Piemonte (ma non solo..) sono ben noti (gulliver.. ) e quindi bisogna un po' "pesarlo". Però la storia è andata che Motto, apritore a raffica, ha comunque segnato un'epoca. Magari "acculturandosi" un po' chiunque può venire a sapere che quel che faceva lui, in UK Ron Fawcett o Pete Livesey lo facevano già 25 anni prima con i dadini da brodo incastrati 10 mt sotto al culo, oppure Joe Brown addirittura 40 anni prima, ma in effetti al nord ovest d'Italia in quegli anni i Motto/Sartore/Predan erano il benchmark. O no?
Vabbè.. ok.., in effetti c'era pure un certo Oviglia.., e poi dei loschi figuri tipo Ogliengo, Caneparo, Manera, Giorda..
Lui e Joris (Turini) mi hanno insegnato ad incastrare le mani.. e il mio primo "Orecchio" al Caporal l'ho fatto grazie a loro.MauMau ha scritto:c'era anche Perucca, eccheccazz!
Mi ricordo che quel giorno Roby Perucca era salito ai piedi della parete con un enorme radioregistratore su una spalla, tipo i "ghetto blasters" dei breakdancers, e mandava con volume a palla la suite di "Shine on You, Crazy Diamond" mentre si metteva le scarpette (Boreal fire ovviamente ..) e c'era una coppia di classici cajani che era salita per provare Itaca nel Sole che lo guardava inorridita.. del tipo :" se me fjol a ven su parei, mi lu masu"..
Con Roberto oltre ad arrampicare, fumai la mia prima canna, 1981 o 1982 non ricordo più
Eravamo accampati nei prati a lato della strada sotto il Sergent (ora non esistono più). La sera dopo aver mangiato e bevuto come lupi, fumammo questa canna.
Poi per fare i californiani e oramai al buio, rischiarati dalla luna, partimmo per fare la locatelli.
Ci addormentammo all'attacco. Di quel momento ho purtroppo solo più una foto di Roberto che si fa fare la pulizia del viso da una pulzella.
Eravamo accampati nei prati a lato della strada sotto il Sergent (ora non esistono più). La sera dopo aver mangiato e bevuto come lupi, fumammo questa canna.
Poi per fare i californiani e oramai al buio, rischiarati dalla luna, partimmo per fare la locatelli.
Ci addormentammo all'attacco. Di quel momento ho purtroppo solo più una foto di Roberto che si fa fare la pulizia del viso da una pulzella.
antiche sere ha scritto:La sera dopo aver mangiato e bevuto come lupi, fumammo questa canna.
Poi per fare i californiani e oramai al buio, rischiarati dalla luna, partimmo per fare la locatelli.
Ci addormentammo all'attacco.
fantastico.
io Roberto l'ho rivisto nel 98, credo. Ero al parcheggio del sergent e lui si avvicinò, non lo vedevo da almeno 15 anni e feci un po' di fatica a riconoscerlo. Anche perché mi fece i complimenti per le cose che avevo fatto e stavo facendo, il che mi spiazzò decisamente. Io pensavo fosse il solito local geloso, invece era molto tranquillo Mi fece vedere la via che aveva appena aperto, Orcoidea Selvaggia, che già il nome era fantastico. E ne era orgoglioso. Poi tentai invano di trovarlo nei mesi successivi e mi rimbalzarono di bettola in bettola di Locana, ma non riuscii a rivederlo. Ma vedevo spesso Monica, con cui stava allora, che mi faceva avere sue notizie. Poi quella notizia così assurda...
A onor del vero non ci siamo mai frequentati. Ma ci rispettavamo molto a distanza. Nell'84 facemmo una serie di solitarie identiche. Non ci conoscevamo, ma facevamo le stesse vie, da soli. A volte liberavamo anche le stesse vie, come Una Notte a Thaiti ad Aimonin. Così non si sapeva mai se le aveva fatte lui o io. Ma allora non era un problema E dicevamo che l'avevamo fatta insieme, anzi sembrava così, anche se non scalavamo insieme
A onor del vero non ci siamo mai frequentati. Ma ci rispettavamo molto a distanza. Nell'84 facemmo una serie di solitarie identiche. Non ci conoscevamo, ma facevamo le stesse vie, da soli. A volte liberavamo anche le stesse vie, come Una Notte a Thaiti ad Aimonin. Così non si sapeva mai se le aveva fatte lui o io. Ma allora non era un problema E dicevamo che l'avevamo fatta insieme, anzi sembrava così, anche se non scalavamo insieme
Che voi sappiate, Motto e Perucca hanno mai scalato insieme? Così sul momento non mi vengono in mente vie con i loro nomi abbinati in apertura.. Non so neppure se fossero amici, ma certamente Locana e Issiglio non sono agli antipodi.
Non lo so, ma mi sembre inprobabile. Basta guardare la cronologia e i nomi delle vie di Roberto e Motti nella parte destra di Ajmonin per immaginare una sorta di silente, ma non troppo, competizione...
una volta il gestore del pontese (non c'era ancora la mitica Mara) mi ha detto che Manlio a colazione non mangiava la marmellata, ma la pastasciutta
poi continuava Manlio non si ferma mai, manlio è inesauribile, manlio ha la gamba, il polpaccio di titanio, tiene l'hilti con due dita, porta zaini di 80 kg tutto il giorno... sembrava la canzone su Nuvolari di Dalla
poi un'altra volta siamo andati al Dalmazzi per fare una via e c'era solo più una camera libera ed il gestore ci ha detto: verrà su Manlio, è per lui... Noi abbian detto: ah, vabbè, certo...ma noi dove possiamo dormire? Ci ha montato una tenda sul terrazzo dove abbiamo dormito in dieci e pure un gatto
ora che Manlio non apre più due stagioni fa sono andato al dalmazzi e mi han trattato come un principe! Ma io non ho aperto niente mai qui! Il gestore era fuori ma aveva lasciato detto di trattarci bene... insomma verso le 4 stavano cucinando il dessert e me ne hanno portato uno da assaggiare sembravo il Re di Piemonte e di Sardegna in visita sulle Alpi devo proprio andare ad aprire una via anche là... ci ho guardato se c'era spazio, ma Manlio mi ha lasciato poco da mordere
poi continuava Manlio non si ferma mai, manlio è inesauribile, manlio ha la gamba, il polpaccio di titanio, tiene l'hilti con due dita, porta zaini di 80 kg tutto il giorno... sembrava la canzone su Nuvolari di Dalla
poi un'altra volta siamo andati al Dalmazzi per fare una via e c'era solo più una camera libera ed il gestore ci ha detto: verrà su Manlio, è per lui... Noi abbian detto: ah, vabbè, certo...ma noi dove possiamo dormire? Ci ha montato una tenda sul terrazzo dove abbiamo dormito in dieci e pure un gatto
ora che Manlio non apre più due stagioni fa sono andato al dalmazzi e mi han trattato come un principe! Ma io non ho aperto niente mai qui! Il gestore era fuori ma aveva lasciato detto di trattarci bene... insomma verso le 4 stavano cucinando il dessert e me ne hanno portato uno da assaggiare sembravo il Re di Piemonte e di Sardegna in visita sulle Alpi devo proprio andare ad aprire una via anche là... ci ho guardato se c'era spazio, ma Manlio mi ha lasciato poco da mordere
MauMau ha scritto:...devo proprio andare ad aprire una via anche là... ci ho guardato se c'era spazio, ma Manlio mi ha lasciato poco da mordere
beh però là di fronte qlcs potresti trovare c'è solo più da portarsi scarpe alte (e un casco resistente)
pregasi notare sagoma di orso piemuntèis che fa cucù
MauMau ha scritto:Gran sasso
di piemontesi in gransasso ne ho visti tanti quanti saranno i pinguini nel mar mediterraneo
edit : l'unico che vidi era quello in foto, ma c'era capitato x sbaglio
Ahi ahi, perché voi local "certe" vie di piemontesi che non vi garbano fate finta che non esistano...ma ci sono perbaccolina!
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