Cengia delle Forcelle
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Cengia delle Forcelle
Vorrei sollevare un minimo di interesse per un percorso del quale si fa cenno nell’ultimo numero di LAV, nella rubrica dedicata alle “nuove ascensioni”. Il percorso cinge la sommità occidentale della Pale dal Laris (Crete di Palasecca, Gruppo del Sernio) e offre una via d’approccio o d'appoggio per i (pochi) arrampicatori che qui si avventurano. Nel resoconto di Sbrizzai (l’”Autore”, d’ora in avanti) della cengia viene fornito il solo tracciato e l’Autore non la descrive, sembrando quasi darne per scontata la conoscenza. Incuriosito sono andato a vedere, intuendo dei motivi di interesse anche per un escursionista. Per l’approccio alla cengia ho utilizzato il percorso altrove descritto, con l’unica variante della partenza dagli St.li Chiampês, sopra Lovea. L’inizio della cengia è facilmente reperibile: alla “Forc. Rosa dei Venti” si segue il canalone sassoso della via normale alla Pala dal Laris, fin dove questo sembra piegare a sx. A dx invece si trovano dei tagli nei mughi che tosto conducono alla displuviale di cresta e quindi alla cengia.
A sx: la Pale dal Laris dalla via di approccio. Il sent. per la cengia attraversa la macchia di mughi sotto le rocce sommitali. A dx il Sernio dal canale della normale alla Pala dal Laris.
Già dall’inizio della cengia, ampio e fac., si intuisce l’andamento “tutto seni e golfi”, “discese ardite e risalite” (cit.) della stessa, che assecondano l’emersione a reggipoggio degli strati di questo versante.
Tosto appaiono le elevazioni della “Punta a Tre Teste” e delle “Cime Tolmezzo e Gemona”. La cengia si abbassa ad attraversare il canalone tra queste cime, percorso dalla “Via Palasecca”. Oltrepassato il canale, si risale alla “Forc. Illegio” , sul costone occ. della Cima Tolmezzo. Doppiato quest’ultimo, si incontrano dei bolli rossi (!) che evidenziano la rampa d’attacco della normale a quest’ultima cima, una digressione che senz’altro ci concediamo.
A sx la “Punta a Tre Teste”, a dx la Cime “Gemona”e” Tolmezzo”.
Tolti che ci siamo lo sfizio, riprendiamo la traversata dapprima in versante O della cima appena salita, quindi in quello NO della Q 1843 CTR, raggiungendo la “Forc. Ultima”. Perché “ultima”? Forse perché poco oltre la cengia sembra terminare costone roccioso che anticipa l’avvallamento tra detta quota e la Q. 1838.
La cengia sui versanti ovest della Pale dal Laris e della Cima Tolmezzo
Le Cime Gemona e Tolmezzo da Forc. Ultima. A dx la svettante Q. 1838, dal punto dove la cengia sembra terminare.
Non mi rassegno a questa idea, del resto il tracciato dell’A. sembra spingersi ben oltre, probabilmente su di un terrazzo più alto. Scalate infatti alcune facili rocce, sulla dx. riappaiono i tagli nei mughi, rassicurandoci di trovarci sulla retta via.
Il percorso riprende ampio e comodo sotto alle pareti della Q. 1838 ma il sollazzo è di breve durata, chè doppiato l’ennesimo costone ci si deve cautamente calare nel profondo canalone ghiaioso che anticipa la Q. 1780, ultimo rilievo del sottogruppo. Sull’opposta sponda ci attende la poco gradevole sorpresa di un passo del gatto che ha come appoggi dei blocchi rocciosi che sembrano star su con lo sputo.
La cengia continua sul versante NO della Q. 1780 CTR.
Più avanti la cengia sembra riprendere di nuovo comoda e terminare su un pulpito erboso, verosimilmente panoramico sul settore S delle Crete di Palasecca. Ammetto che superare la breve interruzione non sarebbe stata certo impresa temeraria, ma, come la volpe di Esopo, ho ritenuto di poter sopravvivere anche senza raggiungere il pulpito panoramico.
Tuttavia… poiché uno dei moventi della mia insensata attività è pur sempre “vedere cosa c’è dall’altra parte”, questa insana pulsione andava in qualche modo soddisfatta.
Risalgo allora il canalone ghiaioso di cui poc’anzi e raggiungo una verde forcelletta: da questa, costeggiando le rocce in versante E, riesco comunque a gettare uno sguardo di sguincio sulla lunghissima successione di elevazioni terminanti a meridione col Palavierte ed il Cuel Mauron.
A sx il “passo del gatto”, a dx la veduta di sguincio delle crete di Palasecca a S della Q 1780.
Per oggi non mi resta altro: ricalcare i miei passi fino alla Forc. “Rosa dei Venti”, però lo sfizio di un’altra cima me lo voglio togliere e la Q. 1843 sembra la più abbordabile. Una sorta di incavo nella parete a sx del “costone roccioso che anticipa l’avvallamento tra detta quota e la Q. 1838”, circa 100 mt. di sane rocce articolate, mi consentono di togliermi questo sassolino dalla scarpa.
A sx la turrita Q. 1838, dalla Q. 1843. A dx la 1843 dai pressi di Forc. Ultima.
Un giro tranquillo ma appagante (almeno per me..), una cengia insospettabile lungo la quale la “conquista dell’inutile” pare sempre lì vicina ed a portata di mano…
Nota: i toponimi riportati tra virgolette sono quelli proposti dall’A., nel suo articolo su LAV.
A sx: la Pale dal Laris dalla via di approccio. Il sent. per la cengia attraversa la macchia di mughi sotto le rocce sommitali. A dx il Sernio dal canale della normale alla Pala dal Laris.
Già dall’inizio della cengia, ampio e fac., si intuisce l’andamento “tutto seni e golfi”, “discese ardite e risalite” (cit.) della stessa, che assecondano l’emersione a reggipoggio degli strati di questo versante.
Tosto appaiono le elevazioni della “Punta a Tre Teste” e delle “Cime Tolmezzo e Gemona”. La cengia si abbassa ad attraversare il canalone tra queste cime, percorso dalla “Via Palasecca”. Oltrepassato il canale, si risale alla “Forc. Illegio” , sul costone occ. della Cima Tolmezzo. Doppiato quest’ultimo, si incontrano dei bolli rossi (!) che evidenziano la rampa d’attacco della normale a quest’ultima cima, una digressione che senz’altro ci concediamo.
A sx la “Punta a Tre Teste”, a dx la Cime “Gemona”e” Tolmezzo”.
Tolti che ci siamo lo sfizio, riprendiamo la traversata dapprima in versante O della cima appena salita, quindi in quello NO della Q 1843 CTR, raggiungendo la “Forc. Ultima”. Perché “ultima”? Forse perché poco oltre la cengia sembra terminare costone roccioso che anticipa l’avvallamento tra detta quota e la Q. 1838.
La cengia sui versanti ovest della Pale dal Laris e della Cima Tolmezzo
Le Cime Gemona e Tolmezzo da Forc. Ultima. A dx la svettante Q. 1838, dal punto dove la cengia sembra terminare.
Non mi rassegno a questa idea, del resto il tracciato dell’A. sembra spingersi ben oltre, probabilmente su di un terrazzo più alto. Scalate infatti alcune facili rocce, sulla dx. riappaiono i tagli nei mughi, rassicurandoci di trovarci sulla retta via.
Il percorso riprende ampio e comodo sotto alle pareti della Q. 1838 ma il sollazzo è di breve durata, chè doppiato l’ennesimo costone ci si deve cautamente calare nel profondo canalone ghiaioso che anticipa la Q. 1780, ultimo rilievo del sottogruppo. Sull’opposta sponda ci attende la poco gradevole sorpresa di un passo del gatto che ha come appoggi dei blocchi rocciosi che sembrano star su con lo sputo.
La cengia continua sul versante NO della Q. 1780 CTR.
Più avanti la cengia sembra riprendere di nuovo comoda e terminare su un pulpito erboso, verosimilmente panoramico sul settore S delle Crete di Palasecca. Ammetto che superare la breve interruzione non sarebbe stata certo impresa temeraria, ma, come la volpe di Esopo, ho ritenuto di poter sopravvivere anche senza raggiungere il pulpito panoramico.
Tuttavia… poiché uno dei moventi della mia insensata attività è pur sempre “vedere cosa c’è dall’altra parte”, questa insana pulsione andava in qualche modo soddisfatta.
Risalgo allora il canalone ghiaioso di cui poc’anzi e raggiungo una verde forcelletta: da questa, costeggiando le rocce in versante E, riesco comunque a gettare uno sguardo di sguincio sulla lunghissima successione di elevazioni terminanti a meridione col Palavierte ed il Cuel Mauron.
A sx il “passo del gatto”, a dx la veduta di sguincio delle crete di Palasecca a S della Q 1780.
Per oggi non mi resta altro: ricalcare i miei passi fino alla Forc. “Rosa dei Venti”, però lo sfizio di un’altra cima me lo voglio togliere e la Q. 1843 sembra la più abbordabile. Una sorta di incavo nella parete a sx del “costone roccioso che anticipa l’avvallamento tra detta quota e la Q. 1838”, circa 100 mt. di sane rocce articolate, mi consentono di togliermi questo sassolino dalla scarpa.
A sx la turrita Q. 1838, dalla Q. 1843. A dx la 1843 dai pressi di Forc. Ultima.
Un giro tranquillo ma appagante (almeno per me..), una cengia insospettabile lungo la quale la “conquista dell’inutile” pare sempre lì vicina ed a portata di mano…
Nota: i toponimi riportati tra virgolette sono quelli proposti dall’A., nel suo articolo su LAV.
norman- Messaggi : 44
Data d'iscrizione : 01.06.12
Re: Cengia delle Forcelle
Bel report Norman... e bei posti selvadeghi! Spero prima o poi di avventurarmici!
Re: Cengia delle Forcelle
Bel percorso e ben raccontato Norman
In quelle zone ultimamente pare discretamente frequentato solo il testone del Sernio.
In quelle zone ultimamente pare discretamente frequentato solo il testone del Sernio.
Ad_adri- Messaggi : 1501
Data d'iscrizione : 21.05.12
Re: Cengia delle Forcelle
Ho percorso la cengia a suo tempo (2005) fino a dove "sembra terminare" e già allora vi erano tagli nei mughi; un Forestale di Tolmezzo mi aveva detto che era fattibile per lungo tratto e che poi era riuscito a risalire la Pala del Laris dal versante Sud Est facendo un anello.
Non metto in dubbio che chi realizza una esplorazione di qualche sottogruppo o cima abbia diritto a proporre la toponomastica che vuole; deve però tener presente i nomi già in uso dai locali; è il caso di Forcje Grande che sia a Moggio che a Lovea viene invece detta Forcja da l'Omp. Così come la F. Rosa dei Venti non è altro che F. Prà Daneit. Probabilmente l'"Autore" non visita latanadellorso...(dove, tra l'altro, sono citate le fonti dei toponimi)
Come hai fatto a trovare una giornata così bella in quest'estate di m...?
Complimenti per la ripetizione e il bel post.
Non metto in dubbio che chi realizza una esplorazione di qualche sottogruppo o cima abbia diritto a proporre la toponomastica che vuole; deve però tener presente i nomi già in uso dai locali; è il caso di Forcje Grande che sia a Moggio che a Lovea viene invece detta Forcja da l'Omp. Così come la F. Rosa dei Venti non è altro che F. Prà Daneit. Probabilmente l'"Autore" non visita latanadellorso...(dove, tra l'altro, sono citate le fonti dei toponimi)
Come hai fatto a trovare una giornata così bella in quest'estate di m...?
Complimenti per la ripetizione e il bel post.
Re: Cengia delle Forcelle
ora mi mangio le mani perchè dalla “verde forcelletta...costeggiando le rocce in versante E” qualche varco trai mughi mi sembrava di averlo visto.. Forse è meglio così: mi sarei perso..gongo ha scritto:.. un Forestale di Tolmezzo mi aveva detto che era fattibile per lungo tratto e che poi era riuscito a risalire la Pala del Laris dal versante Sud Est facendo un anello.
gongo ha scritto:..deve però tener presente i nomi già in uso dai locali; è il caso di Forcje Grande che sia a Moggio che a Lovea viene invece detta Forcja da l'Omp. Così come la F. Rosa dei Venti non è altro che F. Prà Daneit.
Immaginavo che ti saresti accorto di queste sviste… intenzionali. Forcje Grande è una mia interpolazione, supportata da quanto dice mio zio, cultore (ahimè!) dell’arte venatoria in val d’Incarojo. So che altrove la Forc. la chiamano diversamente. La localizzazione della F. Prà Daneit mi intriga particolarmente: due forcelle si contendono il toponimo, la Q 1720.8 immediatamente a S della Torre omonima e la Q 1730.6 CTR (non 1720 come altrove riportato..). Lasciando perdere il Di Gallo (che peraltro sostiene che la forc. non ha un nome locale) ed il Gaberscik, la Tabacco, la CTR e la Tav. 27 dell’Autorità di Bacino chiamano Sella di Prà Daneit il valico Q 1720.8 e anche mio zio la chiama così (“a è chê pui dongje [vicina] dal Sernio!”), ricordando che per vecchio i cacciatori scendevano giù da questo valico (di ben più agevole accesso rispetto alla 1730.6) fino quasi al Glagnò (“iù tas Nuviernules”) per inseguire i camosci. Non metto in dubbio che anche le tue fonti siano però attendibili.
norman- Messaggi : 44
Data d'iscrizione : 01.06.12
Re: Cengia delle Forcelle
Ma scusa Norman, è vero che non conosco minimamente i posti di cui parlate, ma quando le due "forcelle" in questione sono ad un tiro di sputo cosa cambia geograficamente parlando?
Che sappia io chi andava in montagna metteva il nome al "valico" in senso generico (e magari il nome veniva dai pascoli sottostanti), fregandosene poi di dove esattamente si passava. Così, per esempio, la distinzione tra "Forcella de la Puina", "Forcella Roàn" e "Forcella di Col Roàn" (tra Pelmo e Rocchetta) mi sembra piuttosto artificiosa (diciamo turistica) visto che lì si valica dappertutto. E la "Forcella di Sorarù" può essere scavalcata con più o meno difficoltà per tre intagli di cresta vicini tra loro. E ancora la "Forcella di Costa de le Role" è formata da 4 o 5 intagli, mentre si scavalca addirittura sulla costa vicina, decisamente più abbordabile...
Credo che una volta si facessero meno problemi toponomastici (salvo diversità di nomenclatura a seconda della vallata o addirittura del paese).
Piuttosto la differenza stava nel dove o come si passava...
Che sappia io chi andava in montagna metteva il nome al "valico" in senso generico (e magari il nome veniva dai pascoli sottostanti), fregandosene poi di dove esattamente si passava. Così, per esempio, la distinzione tra "Forcella de la Puina", "Forcella Roàn" e "Forcella di Col Roàn" (tra Pelmo e Rocchetta) mi sembra piuttosto artificiosa (diciamo turistica) visto che lì si valica dappertutto. E la "Forcella di Sorarù" può essere scavalcata con più o meno difficoltà per tre intagli di cresta vicini tra loro. E ancora la "Forcella di Costa de le Role" è formata da 4 o 5 intagli, mentre si scavalca addirittura sulla costa vicina, decisamente più abbordabile...
Credo che una volta si facessero meno problemi toponomastici (salvo diversità di nomenclatura a seconda della vallata o addirittura del paese).
Piuttosto la differenza stava nel dove o come si passava...
kala- Messaggi : 1669
Data d'iscrizione : 12.03.12
Re: Cengia delle Forcelle
Sì, hai ragione Kala, nella misura in cui la questione rischia di debordare nel puro nozionismo (e ce ne ho messo del mio..). A “livello geografico” non cambierà granchè, ma a livello locale (vedi cacciatori, boscaioli, etc.) certi distinguo assumono un certo rilievo, e non solo a livello di disputa da osteria. Sarà bensì vero che le due forcelle distano “un tiro di sputo”, ma restano separate da una marea di mughi e da qualche salto roccioso: chi fosse diretto ad una cima limitrofa si guarderebbe bene da inforcare l’una o l’altra indifferentemente, come accaduto a questo signore, peraltro pluri-recidivo (anche a causa di guide alpinistiche in certi punti lacunose e/o approssimative). Anche la questione di quale delle due forcelle costituisca il valico più conveniente non è irrilevante: se dovessi sceglierne una non avrei dubbi a optare per la 1720, di più facile (benchè faticoso) e diretto accesso da entrambi i versanti (per il versante Glagnò parlo per sentito dire). Dalla frequentazione di un valico ne deriva poi spesso il suo “battesimo” toponomastico a livello locale, che pure ritengo si debba rispettare.
norman- Messaggi : 44
Data d'iscrizione : 01.06.12
Pagina 1 di 1
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