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Yosemite history (2)

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200412

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1946-1953
I primi grandi successi - John Salathe e Allen Steck


[testo principale tratto da "Yosemite", Reinhard Karl]
[fotografie per la maggior parte da www.supertopo.com]

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Sentinel Rock (foto di Ansel Adams)

Dopo il Cathedral Spire, l'arrampicata in Yosemite aveva un po' rallentato la sua evoluzione. Soci del gruppo di scalatori del Sierra Club avevano abbandonato il tentativo di salire la parete sud-ovest del Half Dome, per la quale non erano preparati tecnicamente. Adesso, dopo la seconda guerra mondiale, gli occhi sono puntati su una trinità che aveva resistito a tutti i tentativi precedenti: Lost Arrow, parete sud-ovest del Half Dome, parete nord del Sentinel Rock. Grazie alla guerra, l'equipaggiamento da montagna era stato migliorato. Per l'esercito degli Stati Uniti erano state fabbricate corde di nylon ritorte e fettucce tessute, ideali per preparare anelli e staffe. Il vestiario comodo e resistente dell'esercito è sempre più ricercato presso gli alpinisti. Per le arrampicate in aderenza si continua ad usare le scarpette da tennis, mentre chiodi a lama e moschettoni di ferro importati dall'Europa completano l'equipaggiamento.

Anton Nelson è socio del RCS (Rock Climbing Section) del Sierra Club, dove l'arrampicata gode di sempre maggior interesse. Un giorno «Ax» porta ad arrampicare il suo amico John Salathe. Salathe ha più di 40 anni ed è un originale, che fugge in montagna a causa dei problemi creatigli dalla salute e dal matrimonio. Salathe inizia l'arrampicata con «Ax». Il materiale stravagante viene un po' deriso dagli altri soci del Club, perché è troppo diverso dal loro. Molti dei soci del Sierra Club sono laureati e prendono le ascensioni in montagna anche come occasione per un banchetto con buon vino californiano. John Salathe invece è come Anton Nelson un operaio e rigorosamente astemio. Tuttavia i suoi amici intellettuali non gli vogliono male, benché lo scherzino ogni volta quando lui si prepara le sue diete con noci e frutta secca, mentre loro si cucinano le bistecche.
Mentre la maggior parte dei giovani si dedica a problemi di bouldering, Salathe si concentra sugli aspetti tecnici dell'arrampicata. Si interessa all' uso di corda e chiodi e nonostante l'età diviene rapidamente padrone della tecnica. Sale anche da capocordata una delle vie più difficili, la via normale del Higher Cathedral Spire. Quando un giorno vuol piantare un chiodo, questo non entra nella fessura - il ferro è troppo dolce. L'inconveniente costituisce una sfida per le sue capacità artigianali. Salathe è un inventore, fabbro di professione, e capisce subito che per il granito ci vogliono chiodi più duri. Con la balestra di una vecchia Ford prepara alcuni chiodi di vario spessore e prova subito con successo i suoi chiodi nella stessa fessura che prima l'aveva respinto. Così John Salathe porta un'innovazione fondamentale per l'arrampicata in Yosemite: il chiodo al cromo-molibdeno. Ne costruisce una serie di modelli, fra i quali anche alcuni dal profilo a V per le tipiche fessure larghe. Sono i primi chiodi di profilato in assoluto!

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Salathe ascolta la storia dei tentativi infruttuosi al Lost Arrow. Due possibilità sembrano promettere successo: una con la discesa dal bordo dell'altipiano all'intaglio e risalita sulla parete a monte, l'altra lungo la serie di camini che incide la parete rivolta a valle. Nell'agosto del 1946 prende appuntamento con due amici allo Yosemite Point, ma questi non si fanno vivi. Allora Salathe si cala da solo all'intaglio e sale per una lunghezza sulla guglia, costruendo un ometto prima di tornare indietro. Quando i suoi compagni del Club vengono a sapere dell'impresa, lo ritengono pazzo. Nessuno di loro avrebbe mai tentato una simile follia. Adesso tutti parlano di John «il pazzo», però in fondo ammirano molto la sua impresa.
Una settimana dopo si avvia di nuovo. E' riuscito a convincere John Tune a venire con lui, benché questi sia pieno di timori quando si trova sulla verticale parete della «punta di freccia perduta». Salathe riesce ad arrivare fino a 12 metri dalla vetta, ma avendo ormai consumato il suo bulino non riesce più a proseguire. Così sono costretti a ritornare.
Tuttavia i tentativi di Salathe non erano passati inosservati e prima che egli possa terminare la soluzione del problema arriva la «concorrenza». In settembre Fritz Lippmann, Jack Arnold, Robin Hansen e Anton Nelson arrivano all'Arrow. Riescono, con una complicata manovra, a lanciare una corda sulla sua punta e a raggiungerla con un sistema di teleferica: così il Lost Arrow viene violato senza essere stato «veramente» scalato.

Nell'ottobre 1946 Salathe si rifà al Half Dome. Con l'amico Anton Nelson si porta ail'attacco della parete sud-ovest, che aveva resistito al tentativo di Lippmann e Hansen. Con una buona scelta di chiodi e pronti a sopportare un bivacco, i due sono ben preparati per la loro meta. Per la via impiegano 20 ore di arrampicata e, grazie alla larga scelta di chiodi, non hanno dovuto usare il bulino, risolvendo così con eleganza uno dei «grandi tre problemi». Come poi è spesso avvenuto anche nelle Alpi, molte delle cordate dei ripetitori non sono state all'altezza delle difficoltà (IV /5 .7/ A3) e hanno usato chiodi a pressione dove i primi salitori sono passati senza. Quando un'arrampicata più rispettosa dello stile e poi entrata in uso, questi chiodi a pressione sono stati tolti quasi tutti.

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Lost Arrow

II successo al Half Dome è di incitamento per Salathe, che non ha rinunciato all'idea di salire il Lost Arrow. Il camino sulla parete verso valle di Lost Arrow è il più impressionante problema del momento in Yosemite. Chuck Wilts, un ottimo scalatore della California meridionale, ha già fatto alcuni tentativi molto spinti nel camino. Tanto lui quanto Salathe sono concorrenti qualificati per la «Arrow Chimney». Salathe non vuol farsi portar via il Lost Arrow un'altra volta e «vuol farla vedere lui al californiano del sud». Con Nelson si prepara minuziosamente, perché ambedue sanno che un successo va studiato fin nei dettagli. In quel periodo il grande camino è il problema su roccia più difficile e più lungo del NordAmerica. Già da mesi Salathe e Nelson si allenano a sopravvivere con un minimo di acqua al giorno.
Benché non perdano d'occhio il «loro» Lost Arrow, Chuck Wilts e Spencer Austin li precedono nell'estate 1947. Wilts e Austin sono migliori in arrampicata libera e anche preparati molto bene. Ma per paura del caldo brutale commettono un errore gravido di conseguenze, portandosi appresso troppa acqua e troppi viveri. Con i loro sacchi riescono a proseguire solo molto lentamente e sono così costretti a interrompere il loro tentativo. Salathe invece aveva capito da tempo questo problema e si era preparato per risolverlo. AI Labor Day nel settembre 1947, John Salathe e Ax Nelson attaccano definitivamente il camino. Si sono allenati bene e portano con sé solo il minimo indispensabile di riserve d'acqua, limitando i viveri a noci e frutta secca. Anche il materiale di scalata è molto ridotto: solo 18 chiodi e una dozzina di moschettoni, oltre a un bulino con la punta di acciaio speciale, perché Salathe non ha dimenticato Ie precedenti esperienze negative con i bulini spuntati. Inoltre, per la prima volta nella storia dell' arrampicata, hanno anche uno skyhook, grande come un gancio da macellaio, che permette di usare ancora meno chiodi a pressione.

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Salathe sul Lost Arrow (foto Ansel Adams)

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Lost Arrow (foto Glen Denny)

Anche in arrampicata Salathe applica un nuovo metodo da lui inventato. Invece delle due corde usuali sulle Alpi, egli utilizza solo una corda per la sicurezza, mentre ricupera il materiale con una corda apposita più sottile. E' ormai la terza volta che i due amici tentano il camino e conoscendone già la prima parte guadagnano rapidamente in altezza. AI secondo giorno giungono al punto dove Chuck Wilts è stato fermato da una placca liscia. Salathe lotta con tutti i mezzi che ha a disposizione. Perfora piccoli buchi nella roccia compatta, che orna con chiodi e cordini. Non ha portato abbastanza chiodi per questo passaggio ed è costretto spesso a togliere quelli già piantati per usarli più in alto. Durante il terzo giorno della loro avventura, i due riescono a salire solo due lunghezze di corda, ma questo lavoro è il preferito da Salathe che è felicissimo piantando chiodi nella parete di granito assolato del suo prediletto Lost Arrow. La passione di Salathe sono Ie raffinatezze dell'arrampicata artificiale, perché per lui l'arrampicata libera vale meno, addirittura la definisce scherzosamente hiking, escursionismo, per prendere in giro gli amici. John e Ax bivaccano soddisfatti nonostante la terribile sete per il caldo patito. Finalmente il quinto giorno raggiungono la vetta agognata e per la prima volta Lost Arrow è stato veramente scalato dal basso.

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cartolina firmata da Ax Nelson e John Salathe

Nella triade dei «grandi problemi dello Yosemite» rimane la parete del Sentinel Rock, alta 450 metri. Come al Lost Arrow, anche al Sentinel Rock c'erano già stati diversi tentativi ed era perfino già stata raggiunta la punta del Flying Buttress, un marcato pilastro a metà parete. Uno dei contendenti più esperti per questa parete è Allen Steck. Contrariamente agli altri, non è uno specialista dello Yosemite, ma ha fatto esperienze alpinistiche in varie regioni e nelle Dolomiti ha ripetuto la via di Comici alla parete nord della Cima Grande di Lavaredo. Nel luglio del 1950 Steck si sente pronto per attaccare il Sentinel Rock, ma non trova compagno. Allora telefona a Salathe, i cui successi lo qualificano come il partner più adatto per una simile impresa. Benché i due non si conoscano personalmente, John accetta
la proposta e subito si accordano.
Nel pazzesco calore di luglio i due si mettono all'opera. Dopo due giorni sono arrivati sul Flying Buttress. Quando la cordata incontra Ie rilevanti difficoltà dello stretto e oggi temuto camino che si chiama Narrows, Salathe scala la parete esterna direttamente in direzione della parete terminale. Dopo quattro giorni e mezzo anche l'ultimo dei tre grandi problemi dello Yosemite è risolto.

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Narrows (foto Tom Frost)

Con questa successo, Salathe chiude il suo periodo di grandi ascensioni e in seguito ritorna in Svizzera, suo paese di origine. Viene di nuovo negli Stati Uniti nel 1962, per condurre con la sola compagnia di un cane una solitaria vita da vagabondo. D'inverno vive nelle calde regioni meridionali presso il confine con il Messico e qualche volta torna in Yosemite. Quando Allen Steck gli racconta che la loro via al Sentinel Rock intanto è stata percorsa in tre ore e mezzo (da Robbins e Frost), Salathe, ormai anziano e lontano
dall'evoluzione dell'alpinismo, non riesce a capacitarsene. Poi ci sono altre innovazioni che lui trova truffaldine, come quelle delle tasse di entrata e di campeggio, istituite dalla direzione del parco. Quando poi lascia correre libero il suo cane, i ranger lo mandano fuori del parco e Salathe, constatando che i vecchi bei tempi sono definitivamente tramontati, abbandona per sempre la Yosemite Valley.
Allen Steck invece negli Anni Cinquanta diventa l'elemento trainante di un ambiente piuttosto statico. Nel 1952 scala con Bob Swift lo Yosemite Point Buttress (IV/5 .8/A2) e nel 1953 raccoglie un bel successo sul pilastro est del Capitan (IV/5.7/A2), che oggi si conta fra Ie vie classiche più frequentate della valle.

Gli anni dopo la seconda guerra mondiale si possono considerare come una fase pionieristica fondamentale, accompagnata da un notevole miglioramento delle prestazioni. Anche l'evoluzione dei materiali e delle tecniche ebbe una grande influenza. Precorrendo i tempi, John Salathe è stato la figura più importante di questo periodo e con Ie sue invenzioni ha indicato la via delle big wall alla quale si dedicherà la generazione successiva.

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un anziano John Salathe con Yvon Chouinard

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bulino, piastrine e tasselli, corda e set di moschettoni e chiodi di John Salathe

La tecnica fondamentale delle big wall, i chiodi al cromo-molibdeno, il bulino e gli skyhook, si introdussero come requisito indispensabile per Ie grandiose pareti del Capitan e del Half Dome. Nuova è stata anche la tendenza a compiere ascensioni di più giorni, comportanti un bivacco che divenne obbligatorio in tutte le grandi vie. Gli alpinisti dovevano sopportare anche impegni psichici sempre maggiori. Quando nelle Alpi il livello iniziò a stagnare e le grandi prestazioni divennero rare, Yosemite si trovava all'alba del suo «periodo d'oro» e di uno sviluppo che avrebbe infranto ogni limite.

(continua)
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