Blog sul lavoro in azienda
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Blog sul lavoro in azienda
Sono di nuovo quì: voi sapete chi sono, ma ho aperto un nuovo account per essere anonimo dall'esterno.
Volevo riproporre il link del blog che ho aperto sul lavoro in azienda
http://dipendenteriluttante.blogspot.it/
Inserirò quì gli aggiornamenti sui post più interessanti.
Volevo riproporre il link del blog che ho aperto sul lavoro in azienda
http://dipendenteriluttante.blogspot.it/
Inserirò quì gli aggiornamenti sui post più interessanti.
Corto Maltese- Messaggi : 36
Data d'iscrizione : 10.06.13
Blog sul lavoro in azienda :: Commenti
...assolutamente no, semmai il contrario.
Però mi interessa sentire i commenti di qualcuno che vive questa esperienza!
Però mi interessa sentire i commenti di qualcuno che vive questa esperienza!
Una cosa che ho sempre notato è come in azienda fossero molto più importanti alcuni atteggiamenti e l'uniformarsi ad alcune regole di comportamento, piuttosto che la competenza.
Riflettendo su questo argomento mi sembra di aver cominciato a capire le dinamiche che stanno dietro e anche di aver trovato dei riscontri.
Questo tema viene affrontato in questi due post
http://dipendenteriluttante.blogspot.it/2013/05/il-dodecalogo-del-lavoratore-aziendale.html
http://dipendenteriluttante.blogspot.it/2013/06/la-competenza-meglio-evitarla.html
Riflettendo su questo argomento mi sembra di aver cominciato a capire le dinamiche che stanno dietro e anche di aver trovato dei riscontri.
Questo tema viene affrontato in questi due post
http://dipendenteriluttante.blogspot.it/2013/05/il-dodecalogo-del-lavoratore-aziendale.html
http://dipendenteriluttante.blogspot.it/2013/06/la-competenza-meglio-evitarla.html
bello il decalogo, in particolare molto veritierio questo
4. Mai camminare lentamente. Passo e movenze sostenute accrescono la percezione di persona impegnata: non sempre uno che si agita sta facendo qualcosa di produttivo, ma l’importante è comunicare “azione”.
a fine anno, quando in azienda hanno presentato il nuovo piano industriale, un grande capo ha proprio fatto l'osservazione che in certi corridoi la gente cammina troppo piano.. la cosa triste è che l'ha detto seriamente...
4. Mai camminare lentamente. Passo e movenze sostenute accrescono la percezione di persona impegnata: non sempre uno che si agita sta facendo qualcosa di produttivo, ma l’importante è comunicare “azione”.
a fine anno, quando in azienda hanno presentato il nuovo piano industriale, un grande capo ha proprio fatto l'osservazione che in certi corridoi la gente cammina troppo piano.. la cosa triste è che l'ha detto seriamente...
...è triste, ma è assolutamente vero: la maggior parte delle volte non è espresso in maniera così esplicita, ma è qualcosa che si percepisce. Mi sta servendo molto riuscire a rendere espliciti questi comportamenti e capire così i motivi del mio disagio in questi ambienti.
Sto cercando di riflettere e approfondire i motivi per cui in azienda ai livelli manageriali si evita quasi sempre di prendere decisioni sulle modalità per affrontare imprevisti, ritardi e difficoltà nell'avanzamento di varie attività.
Di fatto sembra che l'unica cosa che interessi è quella di incalzare i subordinati che seguono determinati processi, anche se questo non porta ai migliori risultati, e soprattutto identificare l'eventuale colpa di scostamenti in persone e motivi ben identificabili anche se questo non rispecchia la realtà, dove le cause di ogni situazione sono molteplici e la cosa più importante sarebbe non tanto identificare i colpevoli, quanto ottimizzare i risultati.
Non sono ancora riuscito nell'intento di capire bene la situazione, ma questo post, che ne segue un paio in cui raccontavo casi concreti, è un primo tentativo in questo senso
http://dipendenteriluttante.blogspot.it/2013/06/della-mancanza-della-capacita.html
Di fatto sembra che l'unica cosa che interessi è quella di incalzare i subordinati che seguono determinati processi, anche se questo non porta ai migliori risultati, e soprattutto identificare l'eventuale colpa di scostamenti in persone e motivi ben identificabili anche se questo non rispecchia la realtà, dove le cause di ogni situazione sono molteplici e la cosa più importante sarebbe non tanto identificare i colpevoli, quanto ottimizzare i risultati.
Non sono ancora riuscito nell'intento di capire bene la situazione, ma questo post, che ne segue un paio in cui raccontavo casi concreti, è un primo tentativo in questo senso
http://dipendenteriluttante.blogspot.it/2013/06/della-mancanza-della-capacita.html
Albertagort ha scritto:pur in altro ambito, mi ritrovo sempre bene nei tuoi post
In quale ambito operi tu?
Io spero sempre che l'ambiente delle aziende che descrivo sia peggiore e che da altre parti vigano atteggiamenti più sani.....
Daffi ha scritto:bello il decalogo, in particolare molto veritierio questo
4. Mai camminare lentamente. Passo e movenze sostenute accrescono la percezione di persona impegnata: non sempre uno che si agita sta facendo qualcosa di produttivo, ma l’importante è comunicare “azione”.
a fine anno, quando in azienda hanno presentato il nuovo piano industriale, un grande capo ha proprio fatto l'osservazione che in certi corridoi la gente cammina troppo piano.. la cosa triste è che l'ha detto seriamente...
io ho 2 ragazzi che lavorano in ditta da 32 anni
il primo lavora velocemente e freneticamente...soprattutto quando sa di essere osservato......ed osservo sempre quello che fanno anche se sono girato di spalle e faccio altro!
il secondo lavora pacatamente...non spreca energie....assolutamente senza mai correre o far credere di correre.....
il secondo a fine giornata sviluppa un 30% in piu' del lavoro del primo......io lo so benissimo.
il primo crede che se domani dovessi scegliere tra i 2 sceglierei lui....ma si sbaglia di grosso....in azienda sono i risultati a fine giornata che contano.
pero'...pero'.....se uno ce mette 15 minuti per andare a fare na pisciata...camminando tranquillamente come se non esistesse na linea di produzione...beh me giran le balle
4 pisciate al giorno sono 60 minuti che io cmq pago.....se in una azienda di 100 persone si percepisce che e' lecito diventano 6000 minuti pagati al
gg senza produttivita' metti che il costo medio minuto in Italia sia di 46 centesimi al minuto diventano 2800 euro al gg di costi aziendali improduttivi.....moltiplica per 21 gg lavorativi diventano 58.000 euro al mese.......in un anno 580.000...ecco l'azienda puo' chiudere quando vuole se tutti camminano piano nei corridoi e se la prendono con calma nell'andare in bagno
ok ho esagerato....ma nelle grandi aziende fanno anche questi calcoli....il tempo e' sempre danaro.....non vedono materialmente se 1 produce realmente meno di 2
e' la percezione che puo' fare la differenza nel mantenere il proprio lavoro......NON concordo ma e' cosi'
in Romania abbiamo VIETATO di fumaredurante le 8 ore....abbiamo concordato una pausa di 10 minuti ogni 2 ore per la sigaretta......altrimenti agni 30 minuti a turno tutti lasciavano il loro posto di lavoro per andare in bagno a fumare...con pause di 15 minuti cronometrati........la produttivita' certi giorni scendeva del 20% causa la sigaretta.......
ora pausa di 10 ogni 2 ore....cesso e siga....e se te scappa prima o dopo...c'e' un Jolly che te sostituisce mentre vai a fare pipi'....o te prendi avanti nel lavoro in catena e fai una corsa al cesso.....ma niente sigaretta!
non e' mai semplice come si crede
Mauro
.
Ultima modifica di Magus il Mar Apr 22, 2014 9:45 am - modificato 1 volta.
Ultima modifica di Magus il Mar Apr 22, 2014 9:45 am - modificato 1 volta.
grip ha scritto:Daffi ha scritto:bello il decalogo, in particolare molto veritierio questo
4. Mai camminare lentamente. Passo e movenze sostenute accrescono la percezione di persona impegnata: non sempre uno che si agita sta facendo qualcosa di produttivo, ma l’importante è comunicare “azione”.
a fine anno, quando in azienda hanno presentato il nuovo piano industriale, un grande capo ha proprio fatto l'osservazione che in certi corridoi la gente cammina troppo piano.. la cosa triste è che l'ha detto seriamente...
io ho 2 ragazzi che lavorano in ditta da 32 anni
il primo lavora velocemente e freneticamente...soprattutto quando sa di essere osservato......ed osservo sempre quello che fanno anche se sono girato di spalle e faccio altro!
il secondo lavora pacatamente...non spreca energie....assolutamente senza mai correre o far credere di correre.....
il secondo a fine giornata sviluppa un 30% in piu' del lavoro del primo......io lo so benissimo.
il primo crede che se domani dovessi scegliere tra i 2 sceglierei lui....ma si sbaglia di grosso....in azienda sono i risultati a fine giornata che contano.
pero'...pero'.....se uno ce mette 15 minuti per andare a fare na pisciata...camminando tranquillamente come se non esistesse na linea di produzione...beh me giran le balle
4 pisciate al giorno sono 60 minuti che io cmq pago.....se in una azienda di 100 persone si percepisce che e' lecito diventano 6000 minuti pagati al
gg senza produttivita' metti che il costo medio minuto in Italia sia di 46 centesimi al minuto diventano 2800 euro al gg di costi aziendali improduttivi.....moltiplica per 21 gg lavorativi diventano 58.000 euro al mese.......in un anno 580.000...ecco l'azienda puo' chiudere quando vuole se tutti camminano piano nei corridoi e se la prendono con calma nell'andare in bagno
ok ho esagerato....ma nelle grandi aziende fanno anche questi calcoli....il tempo e' sempre danaro.....non vedono materialmente se 1 produce realmente meno di 2
e' la percezione che puo' fare la differenza nel mantenere il proprio lavoro......NON concordo ma e' cosi'
in Romania abbiamo VIETATO di fumaredurante le 8 ore....abbiamo concordato una pausa di 10 minuti ogni 2 ore per la sigaretta......altrimenti agni 30 minuti a turno tutti lasciavano il loro posto di lavoro per andare in bagno a fumare...con pause di 15 minuti cronometrati........la produttivita' certi giorni scendeva del 20% causa la sigaretta.......
ora pausa di 10 ogni 2 ore....cesso e siga....e se te scappa prima o dopo...c'e' un Jolly che te sostituisce mentre vai a fare pipi'....o te prendi avanti nel lavoro in catena e fai una corsa al cesso.....ma niente sigaretta!
non e' mai semplice come si crede
Mauro
Intervento molto interessante, grip, anche perchè conferma quelle che erano mie ipotesi sull'origine di questi comportamenti e sul perchè in certi ambienti lavorativi ci sono e in altri no.
Gli esempi che fai tu, infatti si riferiscono a un'azienda manifatturiera, e infatti parli di linea di produzione. Dici che se uno ci mette molto per andare in bagno è controproducente perchè la produttività del suo lavoro in linea scende, perchè consideri che quel dipendente o è un operaio che lavora alla linea oppure è un impiegato direttamente collegato con essa e con i suoi ritmi che sono scanditi con estrema precisione.
Sono perfettamente d'accordo che in un simile contesto, è naturale fare queste considerazioni.
Però io credo che questi atteggiamenti diventano incongruenti quando vengono applicati ad attività al di fuori da questo contesto e addirittura possono diventare controproducenti.
Ci sono ambienti lavorativi dove non si è assolutamente legati ai ritmi di una linea produttiva e dove perciò il tempo che ci mette un dipendente per andare in bagno è praticamente ininfluente sul suo rendimento lavorativo, perchè l'altro dipendente che ci mette poco potrebbe poi facilmente perdere tempo da un'altra parte e di fatto è inutile cercare di controllare tutti questi aspetti.
In simili contesti sarebbe più fruttuoso cercare di valutare i risultati del lavoro, piuttosto che questi particolari.
Invece, proprio per l'eredità della mentalità del capo fabbrica che deve controllare i propri operai e valutarli anche sulla velocità, adatta però in quel contesto, si adottano gli stessi atteggiamenti in altri contesti e ciò provoca che l'attenzione, sia di chi guida che di tutta quell'organizzazione, si sposta in particolari ininfluenti e ciò porta agli atteggiamenti del dodecalogo, che sono assurdi perchè fuori contesto: in un lavoro intellettuale si dovrebbe riuscire a tenere in considerazione altri aspetti e non solo la velocità con cui ci si muove all'interno degli uffici, così come in una riunione si dovrebbe tenere in considerazione la qualità di osservazioni e interventi e non quante volte l'impiegato deve rispondere a telefonate o a mail sul Blackberry.
In particolare il mio lavoro, per almeno il 70% si potrebbe svolgere anche fuori dall'ufficio, grazie a pc, internet, mail etc. E infatti tante volte mi è capitato di lavorare in treno, oppure a casa dopo cena, oppure in albergo la sera se ero in trasferta. Eppure ancora in azienda si giudica e si valuta positivamente il tempo passato in ufficio: ovviamente questo ha senso per ciò che riguarda lavori connessi a una linea di produzione, ma non ha più senso in un altro contesto.
A volte il mio responsabile nella precedente esperienza, mi enfatizzava l'importanza degli orari perchè, mi diceva, quella era un'azienda metalmeccanica e gli operai dovevano rispettarli in maniera precisa e quindi anche io che ero un quadro dovevo essere attento. Io gli rispondevo sempre che a me che ero un quadro spesso mi venivano richieste trasferte in aereo che la maggior parte delle volte comportavano il rientro a casa a tarda notte (non pagate extra) cosa che invece non veniva richiesta all'operaio: erano ruoli diversi con peculiarità diverse e obblighi diversi.
Corto Maltese ha scritto:Ci sono ambienti lavorativi dove non si è assolutamente legati ai ritmi di una linea produttiva e dove perciò il tempo che ci mette un dipendente per andare in bagno è praticamente ininfluente sul suo rendimento lavorativo, perchè l'altro dipendente che ci mette poco potrebbe poi facilmente perdere tempo da un'altra parte e di fatto è inutile cercare di controllare tutti questi aspetti.
Secondo me non è del tutto inutile. C'è una logica, anche se poi il modo di applicarla può essere distorto.
Tu dici che sono lavori che vanno valutati sul risultato finale, ed è vero, ma il modo in cui lo si ottiene, un risultato, non è mai del tutto irrilevante. Questo in linea di principio. Nel caso specifico: se io mi assento dalla postazione di lavoro, se lo faccio con una certa frequenza, magari in modo disinvolto (passeggiando anziché mostrare premura, e chiacchierando qua e là) converrai che non sto dando un bell'esempio. Posso anche essere il primo della classe e consegnare nei tempi richiesti un lavoro brillante, e quindi essere perfettamente a posto con la mia coscienza e con i miei superiori, ma GLI ALTRI questo magari non lo sanno, o non sono in grado di capirlo: vedono solo uno che è sempre in giro a non fare un cazzo apparentemente, e gli rompe un po' i cabasisi, magari perche loro invece sono incollati h24 a un terminale per esempio. Da lì alla demotivazione e alla ricorsa dei peggiori comportamenti imitativi il passo non è lungo.
Non dico che questo sia il tuo caso intendiamoci, dico - forse da teorico, ma ho visto anche molte cose dove lavoro io - che in generale un po' di disciplina, insieme ai risultati, sia un obiettivo legittimo, e che cercare di incoraggiare (non "controllare" ma incoraggiare) comportamenti positivi sia una pratica comprensibile e non così aberrante. Poi come sempre dipende dai modi.
Un libro scritto nei lontani anni 70 diceva che quello umano è il capitale peggio impiegato in un'azienda, come un macchinario di cui si capisce a malapena il funzionamento.
E' un fatto di esperienze...
io sono passato da OPERAIO.....a caporeparto...a capofabbrica ...a titolare in 16 anni lavoro da 26 anni
sono passato dalla linea di montaggio all'ufficio al commerciale in giro per il mondo tra Italia e Romania.....e penso di essere un Mix tra le varie realta' lavorative/pensieri .
mi ricordo mia mamma che quando son partito con ilrisuolatore e stetti 2 mesi davanti al PC per mandare mail mi criticava che non facevo un cazzo e che chi lavora sta' in catena e non in ufficio davanti al PC.....
Ora se l'azienda a Montebelluna e' in piedi al 50% e' grazie a quell'idea e al businness che ho creato stando in ufficio...oltre che girare col furgone a gare e manifestazioni....
Ancora oggi che e' in pensione NON percepisce che un'azienda in primis sta in piedi se c'e' un ufficio ed un buon commerciale che alimentano e gestiscono le linee produttive...pagamenti e contatti!
ma lei viene dagli anni che per vendere 1 paio era sufficiente fosse una dx accoppiata ad una sx
M
io sono passato da OPERAIO.....a caporeparto...a capofabbrica ...a titolare in 16 anni lavoro da 26 anni
sono passato dalla linea di montaggio all'ufficio al commerciale in giro per il mondo tra Italia e Romania.....e penso di essere un Mix tra le varie realta' lavorative/pensieri .
mi ricordo mia mamma che quando son partito con ilrisuolatore e stetti 2 mesi davanti al PC per mandare mail mi criticava che non facevo un cazzo e che chi lavora sta' in catena e non in ufficio davanti al PC.....
Ora se l'azienda a Montebelluna e' in piedi al 50% e' grazie a quell'idea e al businness che ho creato stando in ufficio...oltre che girare col furgone a gare e manifestazioni....
Ancora oggi che e' in pensione NON percepisce che un'azienda in primis sta in piedi se c'e' un ufficio ed un buon commerciale che alimentano e gestiscono le linee produttive...pagamenti e contatti!
ma lei viene dagli anni che per vendere 1 paio era sufficiente fosse una dx accoppiata ad una sx
M
tummu ha scritto:Corto Maltese ha scritto:Ci sono ambienti lavorativi dove non si è assolutamente legati ai ritmi di una linea produttiva e dove perciò il tempo che ci mette un dipendente per andare in bagno è praticamente ininfluente sul suo rendimento lavorativo, perchè l'altro dipendente che ci mette poco potrebbe poi facilmente perdere tempo da un'altra parte e di fatto è inutile cercare di controllare tutti questi aspetti.
Secondo me non è del tutto inutile. C'è una logica, anche se poi il modo di applicarla può essere distorto.
Tu dici che sono lavori che vanno valutati sul risultato finale, ed è vero, ma il modo in cui lo si ottiene, un risultato, non è mai del tutto irrilevante. Questo in linea di principio. Nel caso specifico: se io mi assento dalla postazione di lavoro, se lo faccio con una certa frequenza, magari in modo disinvolto (passeggiando anziché mostrare premura, e chiacchierando qua e là) converrai che non sto dando un bell'esempio. Posso anche essere il primo della classe e consegnare nei tempi richiesti un lavoro brillante, e quindi essere perfettamente a posto con la mia coscienza e con i miei superiori, ma GLI ALTRI questo magari non lo sanno, o non sono in grado di capirlo: vedono solo uno che è sempre in giro a non fare un cazzo apparentemente, e gli rompe un po' i cabasisi, magari perche loro invece sono incollati h24 a un terminale per esempio. Da lì alla demotivazione e alla ricorsa dei peggiori comportamenti imitativi il passo non è lungo.
Non dico che questo sia il tuo caso intendiamoci, dico - forse da teorico, ma ho visto anche molte cose dove lavoro io - che in generale un po' di disciplina, insieme ai risultati, sia un obiettivo legittimo, e che cercare di incoraggiare (non "controllare" ma incoraggiare) comportamenti positivi sia una pratica comprensibile e non così aberrante. Poi come sempre dipende dai modi.
Un libro scritto nei lontani anni 70 diceva che quello umano è il capitale peggio impiegato in un'azienda, come un macchinario di cui si capisce a malapena il funzionamento.
Quello che dici è giusto, ma io non sto sostenendo che non occorra una certa etichetta in azienda anche in determinate posizioni. Sto dicendo però che il comportamento diventa incongruente quando gli unici aspetti che contano nel valutare le varie attività rimangono quelli esteriori, velocità e quantità, in un contesto che è diverso da quello in cui questi aspetti effettivamente contano e contano molto.
Quando si arriva a questo, e sto capendo che ci si arriva in determinati tipi di organizzazione per retaggi storici, si arriva al paradosso che i meriti si attribuiscono sulla base della affettazione della frenesia e della quantità di tempo che si passa in ufficio senza accorgersi che magari quelli che adottano questi atteggiamenti non sono i dipendenti migliori.
O addirittura in questa maniera si scoraggiano invece comportamenti che sarebbero più utili in quel tipo di contesto, come ad esempio quello di prendersi tempo per studiare e approfondire, perchè se lo si fa non si mostra quella "frenesia" che è apprezzata e valorizzata in azienda, ma che ormai è meno utile di altri aspetti.
Faccio un esempio: se andate in ospedale per una visita o se siete ricoverati, preferireste che il medico che vi ha in cura, vi sbrigasse in velocità, magari lamentandosi di quanti pazienti deve seguire contemporaneamente a voi e guardando in continuazione il Blackberry per rispondere alle mail oppure sarebbe meglio che fosse concentrato sul vostro caso, magari prendendo tempo per cercare riscontri in letteratura o consulti con altri colleghi?
Ovviamente la seconda ipotesi è preferibile: il medico migliore è quello che adotta il secondo comportamento e questo viene valorizzato in quell'ambiente, mentre non lo è giustamente in una linea di montaggio dove ci sono ritmi scanditi dalla produzione e dove non si può (e magari non serve neanche) andare a leggersi articoli di letteratura.
Ambienti di lavoro diversi e atteggiamenti diversi.
Magus ha scritto:vengo da un'azienda, dove ho lavorato per otto anni, nella quale gli atteggiamenti descritti nel post erano amplificati alla massima potenza.
sono stati anni veramente difficili, anche perchè ci sono entrato che ero molto giovane.
ora, nella nuova azienda dove lavoro, il clima è leggermente più disteso. e complice il fatto di essere in un piccolo studio distaccato della fabbrica vera e propria, ci lascia un po' più margine.
l'ambiente è quello dei calzaturifici del veneto (riviera del brenta). e purtroppo la mentalità di chi siede al timone di queste aziende è davvero sconfortante (con le dovute eccezion, se ce ne sono).
Perchè non provi a raccontare qualche episodio? Così lo metto nel blog: è un'ottima terapia
Intanto approfitto per inserire l'ultimo post: nel dodecalogo si evidenziava che in azienda, più che la competenza, la preparazione e l'efficienza nel proprio lavoro, quello che conta è trasmettere nell'organizzazione l'idea di quantità di lavoro che si deve fare e della frenesia con la quale lo si svolge, e lo si poteva fare mediante comportamenti che avevano lo scopo di amplificare questi aspetti.
In quest'ultimo post provo a parlare del rovescio della medaglia e cioè di una'altra classe di comportamenti che hanno lo stesso scopo: aumentare la percezione della propria importanza, sminuendo quella dei collegghi, dei collaboratori o degli altri reparti.
http://dipendenteriluttante.blogspot.it/2013/06/mors-tua-vita-mea.html
Corto, bel blog.
vecchi ricordi di una mia prima giovinezza......
però, rivedo tutti gli aneddoti descritti, nella mia memoria.......dal passo ostentatamente deciso, al girare per l'azienda con un foglio bianco e una penna.......praticamente i fondamentali.
Io ho avuto fortuna, questo lo ammetto, però tanti trucchi me li sono imparati da solo.
Leggendo i vari commenti, oggi che ho più esperienza, mi rendo conto che il problema No. 01 dell'Italia è la produttività. E che ancora oggi, le aziende italiane confondono ancora la produttività da cottimo, con la produttività del guadagno sul pezzo.
Forse perché la ns. industria ancora si basa su un fatturiero semplice, poco elaborato, con poco valore aggiunto. Per intenderci facciamo ancora sedie impagliate e scarpe - con buona pace di Grip che si fa un mazzo tanto per mandare avanti la sua azienda -.
In una discussione con degli americani, ricordo che mi dicevano che nel 1990 o giù di lì, chiuse l'ultima fabbrica di jeans negli USA. Mi raccontavano che tutto il popolo USA si indignò e non volle accettare che i jeans si potessero comprare all'estero.
In Italia ci sono ancora fabbriche che fanno jeans, per fare un esempio la Diesel, che al negozio, vende i jeans a 150 Euro al pezzo. Morale, ne vende così pochi, che per l'Italia e il suo PIL, è del tutto indifferente se chiude o tiene aperto.
Morale della favola, tra la ns. industria e quella americana, ci sono 20 anni e più di differenza. Quindi non meravigliamoci, se i ns. industriali valutano i loro dipendenti dal loro passo nei corridoi.
Mi è capitato più volte di andare nella Silicon Valley o a Bangalore.
Età media 25-40 max, tutti hanno un portatile a tracolla, chiaccherio continuo tra i lavoratori, il loro capo non sanno neanche che faccia ha, ad ogni buco di tempo, aprono il lap-top e smanettano. Bella vita, bei stipendi. I loro servizi o la loro technology è venduta in tutto il mondo.....in poche parole, lì non conta il tempo, conta quanto fai girare il cervello.
L'America è più o meno tutta così, l'India in parte, l'Europa del nord pure, Mosca incomincia.
E lì i soldi, girano per davvero. Qua, stiamo "ancora" a pettinare le bambole.........fidatevi.
vecchi ricordi di una mia prima giovinezza......
però, rivedo tutti gli aneddoti descritti, nella mia memoria.......dal passo ostentatamente deciso, al girare per l'azienda con un foglio bianco e una penna.......praticamente i fondamentali.
Io ho avuto fortuna, questo lo ammetto, però tanti trucchi me li sono imparati da solo.
Leggendo i vari commenti, oggi che ho più esperienza, mi rendo conto che il problema No. 01 dell'Italia è la produttività. E che ancora oggi, le aziende italiane confondono ancora la produttività da cottimo, con la produttività del guadagno sul pezzo.
Forse perché la ns. industria ancora si basa su un fatturiero semplice, poco elaborato, con poco valore aggiunto. Per intenderci facciamo ancora sedie impagliate e scarpe - con buona pace di Grip che si fa un mazzo tanto per mandare avanti la sua azienda -.
In una discussione con degli americani, ricordo che mi dicevano che nel 1990 o giù di lì, chiuse l'ultima fabbrica di jeans negli USA. Mi raccontavano che tutto il popolo USA si indignò e non volle accettare che i jeans si potessero comprare all'estero.
In Italia ci sono ancora fabbriche che fanno jeans, per fare un esempio la Diesel, che al negozio, vende i jeans a 150 Euro al pezzo. Morale, ne vende così pochi, che per l'Italia e il suo PIL, è del tutto indifferente se chiude o tiene aperto.
Morale della favola, tra la ns. industria e quella americana, ci sono 20 anni e più di differenza. Quindi non meravigliamoci, se i ns. industriali valutano i loro dipendenti dal loro passo nei corridoi.
Mi è capitato più volte di andare nella Silicon Valley o a Bangalore.
Età media 25-40 max, tutti hanno un portatile a tracolla, chiaccherio continuo tra i lavoratori, il loro capo non sanno neanche che faccia ha, ad ogni buco di tempo, aprono il lap-top e smanettano. Bella vita, bei stipendi. I loro servizi o la loro technology è venduta in tutto il mondo.....in poche parole, lì non conta il tempo, conta quanto fai girare il cervello.
L'America è più o meno tutta così, l'India in parte, l'Europa del nord pure, Mosca incomincia.
E lì i soldi, girano per davvero. Qua, stiamo "ancora" a pettinare le bambole.........fidatevi.
grip ha scritto:ma scrivi il Blog mentre" lavori"???
No, assolutamente mai, non devo lasciare tracce
Il forum si, però!
Corto Maltese ha scritto:grip ha scritto:ma scrivi il Blog mentre" lavori"???
No, assolutamente mai, non devo lasciare tracce
Il forum si, però!
Per rispondere a corto. Io sono macchinista su macchine da stampa offset. In pochi anni di lavoro ho potuto notare, in 3 aziende diverse, attinenze più o meno marcate con quanto descrivi.
In particolare in una delle 3 aziende (situata in val belluna), l'atteggiamento da avvoltoio sulla schiena era ben presente. Dato che c'era poco lavoro, mi ritrovavo dalle 2 alle 6 (si perchè dovevo fare 1,30 ore di pausa pranzo, invece di accorciare la pausa ed uscire prima, chissà perchè..) a non fare un benemerito cazxo. In modo imbarazzante andavo a chiedere al figlio del titolare se c'era qualcosa da fare, sentendomi poi rispondere sempre in modo seccato, e venendomi assegnati compiti davvero inutili "pulisci dietro alle macchine" ecc....
Ma, anche se davvero non cèra lavoro, il solo farsi vedere chiacchierare con un collega, o magari appoggiarsi a un tavolo a curiosare su qualche lavoro stampato, portava a rimproveri e sguardi di disprezzo. Come se fingere di lavorare avesse aiutato ad acquisire clienti.
Fortunatamente poi ho trovato altro (con grosse soddisfazioni al momento delle dimissioni "se vai via mi metti in croce"). Adesso questi hanno ridotto il personale, per la cronaca.
Nelle altre 2 aziende invece ho trovato problemi diversi. Essenzialmente la ripugnanza verso l'aggiornamento e verso la manutenzione. Si era arrivati al punto di avere un fermo macchina di 2 giorni (per elettrovalvole difettose) prima di chiamare il tecnico: il capo insinuava che eravamo noi macchinisti incapaci nel far funzionare la macchina, venendoci a dire "e ora che facciamo, avete altre idee?"...NO....."allora dovremo chiamare un tecnico". 2 giorni macchina ferma, ribadisco. Quanto costano 2 giorni di macchina ferma, con 2 macchinisti fermi?
Abbiamo inoltre molti problemi a tutti i macchinari, che andrebbero revisionati, ai quali sopperiamo con l'esperienza. Abbiamo problemi col freddo in inverno e col caldo in estate. Quanto costa un impianto di condizionamento in un ambiente di 800 metri cubi? Quanto costano svariate ore alla settimana per sopperire ai problemi di temperatura?
Parliamo di formazione? Fatta malissimo, anzi non fatta, in tutte e 3 le aziende. Ho anche espresso questo problema ma mi è sempre stato risposto in modo equivoco e vago. Eppure un corso di formazione e aggiornamento potrebbe portare valore aggiunto, miglioramento della qualità del prodotto e maggiore velocità.
Parliamo di sicurezza? sarebbe meglio di no, ma comunque basta dire che mi sembra l'ultimo degli ultimi problemi, un pò in tutte le aziende. Ho visto cose che voi umani non potete immaginare. Finchè va bene va bene, ma quella volta che va male che facciamo? Io stesso ho richiesto varie volte delle protezioni su un macchinario del 1964, ma non ho ottenuto niente. Quel macchinario ora lo uso poco e niente, e cerco di dare l'impressione di non saperlo usare bene. Non ho mai visto nessuno essere rimproverato per usare comportamenti pericolosi. Credo che in fondo i capi abbiano molta fiducia nel personale. O molto menefreghismo.
In particolare in una delle 3 aziende (situata in val belluna), l'atteggiamento da avvoltoio sulla schiena era ben presente. Dato che c'era poco lavoro, mi ritrovavo dalle 2 alle 6 (si perchè dovevo fare 1,30 ore di pausa pranzo, invece di accorciare la pausa ed uscire prima, chissà perchè..) a non fare un benemerito cazxo. In modo imbarazzante andavo a chiedere al figlio del titolare se c'era qualcosa da fare, sentendomi poi rispondere sempre in modo seccato, e venendomi assegnati compiti davvero inutili "pulisci dietro alle macchine" ecc....
Ma, anche se davvero non cèra lavoro, il solo farsi vedere chiacchierare con un collega, o magari appoggiarsi a un tavolo a curiosare su qualche lavoro stampato, portava a rimproveri e sguardi di disprezzo. Come se fingere di lavorare avesse aiutato ad acquisire clienti.
Fortunatamente poi ho trovato altro (con grosse soddisfazioni al momento delle dimissioni "se vai via mi metti in croce"). Adesso questi hanno ridotto il personale, per la cronaca.
Nelle altre 2 aziende invece ho trovato problemi diversi. Essenzialmente la ripugnanza verso l'aggiornamento e verso la manutenzione. Si era arrivati al punto di avere un fermo macchina di 2 giorni (per elettrovalvole difettose) prima di chiamare il tecnico: il capo insinuava che eravamo noi macchinisti incapaci nel far funzionare la macchina, venendoci a dire "e ora che facciamo, avete altre idee?"...NO....."allora dovremo chiamare un tecnico". 2 giorni macchina ferma, ribadisco. Quanto costano 2 giorni di macchina ferma, con 2 macchinisti fermi?
Abbiamo inoltre molti problemi a tutti i macchinari, che andrebbero revisionati, ai quali sopperiamo con l'esperienza. Abbiamo problemi col freddo in inverno e col caldo in estate. Quanto costa un impianto di condizionamento in un ambiente di 800 metri cubi? Quanto costano svariate ore alla settimana per sopperire ai problemi di temperatura?
Parliamo di formazione? Fatta malissimo, anzi non fatta, in tutte e 3 le aziende. Ho anche espresso questo problema ma mi è sempre stato risposto in modo equivoco e vago. Eppure un corso di formazione e aggiornamento potrebbe portare valore aggiunto, miglioramento della qualità del prodotto e maggiore velocità.
Parliamo di sicurezza? sarebbe meglio di no, ma comunque basta dire che mi sembra l'ultimo degli ultimi problemi, un pò in tutte le aziende. Ho visto cose che voi umani non potete immaginare. Finchè va bene va bene, ma quella volta che va male che facciamo? Io stesso ho richiesto varie volte delle protezioni su un macchinario del 1964, ma non ho ottenuto niente. Quel macchinario ora lo uso poco e niente, e cerco di dare l'impressione di non saperlo usare bene. Non ho mai visto nessuno essere rimproverato per usare comportamenti pericolosi. Credo che in fondo i capi abbiano molta fiducia nel personale. O molto menefreghismo.
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Ultima modifica di Magus il Mar Apr 22, 2014 9:45 am - modificato 1 volta.
Ultima modifica di Magus il Mar Apr 22, 2014 9:45 am - modificato 1 volta.
Ti capisco.
È un altro aspetto della mancanza di approfondimento che regna sovrana in azienda e di cui ho parlato nel blog. Io ho notato la stessa cosa che dici tu anche per le mail: se sei un po' più lungo e articolato per spiegare una situazione organizzativa o relazionale vieni accusato di scrivere mail "chilometriche" e questo anche se io sono un patito della sintesi e rileggo sempre e taglio. Però non arrivo sempre alle 5 righe massimo che sono disposti ad accettare.
Mi scriveresti un post su questo aspetto? Basta anche quello che hai scritto un po' più dettagliato.
Sto cercando di capire perché in azienda e' così e in altri ambienti lo è molto meno, o per niente.
È un altro aspetto della mancanza di approfondimento che regna sovrana in azienda e di cui ho parlato nel blog. Io ho notato la stessa cosa che dici tu anche per le mail: se sei un po' più lungo e articolato per spiegare una situazione organizzativa o relazionale vieni accusato di scrivere mail "chilometriche" e questo anche se io sono un patito della sintesi e rileggo sempre e taglio. Però non arrivo sempre alle 5 righe massimo che sono disposti ad accettare.
Mi scriveresti un post su questo aspetto? Basta anche quello che hai scritto un po' più dettagliato.
Sto cercando di capire perché in azienda e' così e in altri ambienti lo è molto meno, o per niente.
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