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Messaggio  Beldar Mer Mar 28, 2012 10:01 am

bellissimo pensiero !!!
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Messaggio  MauMau Mer Mar 28, 2012 10:02 am

bravo Paolo, bell'idea Buzz Very Happy
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Messaggio  nicola Mer Apr 04, 2012 12:45 pm

Buzz ha scritto:
Ma ultimamente, credo con la nascita del figlio, si era ammorbidito. Quella sua asprezza si era come mitigata. La dura scorza lasciava intravedere una dimensione diversa.
Era come se fosse più rivolto verso se stesso, che verso gli altri. Forse la sua innata curiosità degli altri, era stata catturata da questo bambino.
Perché guardare crescere un bambino è una sorpresa ogni giorno che passa.

Mi dispiace, per questo bambino. Che non avrà modo di conoscere veramente quello che suo padre aveva dentro.

Ci si chiede a volte se si ha il diritto, di rischiare la vita lasciando dietro di sè persone che soffriranno la tua perdita così tanto. Una donna che ti ama. Tuo figlio.
Si risponde a volte con retorica: è morto facendo quello che amava. Ma non mi piace, questa risposta.
Penso a quel figlio potrebbe chiedersi: amava più quello che faceva che me?
Potrebbe chiederselo per tutta la vita, ogni volta che nella sua vita gli mancherà suo padre. Ogni volta che crescendo sentirà la sua mancanza.

E non è giusto.

Io penso che non basti, rispondere questo.
Penso che Enzolino amasse suo figlio e che non pensava di morire, ieri. Penso che avesse messo in atto tutta la sua esperienza, e la sua conoscenza, per passare una bella giornata piacevole, senza rischiare niente.
Penso che se solo l'avesse sfiorato il pensiero di star rischiando qualcosa non sarebbe andato. Perché amava suo figlio e la sua famiglia.

Ma esiste un destino. Esiste una casualità. Esiste l'imponderabile.
A volte si nasconde nelle pieghe di quello che non sappiamo, ma, appunto, non lo sappiamo.
E' andata così.

Mi mancherai.

Queste stesse riflessioni sono quelle che ho fatto anch'io, per cui non saprei come renderle meglio di come hai fatto tu.

Forse l'uomo è destinato per sua stessa natura a non poter far altro che comprendere maggiormente solo la condizione a lui più vicina.
Sicuramente mi ritengo uno che non è scampato a questa regola: quando non c'ero che io, le mie prospettive erano di un certo tipo, così come la mia visione della montagna; ora, invece, con una moglie e due bellissime bimbe di 4 e 2 anni, la vedo in modo ben differente.
Se mi sforzo a immaginare le mie figlie e mia moglie senza di me, ora mi viene da vomitare.
E non per il pensiero di me morto (anche se credo che, di fronte alla morte senza scampo, me la farei immediatamente sotto), ma per il pensiero di due bimbe che non vedrò più, che a 15 anni non ricorderanno più nulla di me, per le quali sarò solo una foto su uno schermo o in una cornice, che non avranno avuto accanto un padre quando avevano paura del buio una notte di temporale, quando erano stanche e volevano essere prese in braccio, quando dovevano essere sgridate, etc.

Purtroppo non c'è lieto fine, non c'è nemmeno il tempo che sana la ferita, c'è qualcuno che crescerà nonostante questa ferita.
Per questo, nonostante io non conoscessi se non virtualmente Enzolino né tantomeno la sua famiglia, il primo pensiero è andato inevitabilmente al suo bambino. Il secondo alla compagna. Il terzo, alla mia famiglia senza di me, e a tutti quelli che conosco a cui è toccato un destino simile.
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Messaggio  superpjimmy Gio Apr 05, 2012 2:52 pm

E' stata postata sul forum di planetmountain e su Fuorivia la testimonianza di uno dei sopravvissuti alla tragedia in cui ha perso la vita il nostro Enzolino...

La riporto pari pari

"Marian, uno dei due ragazzi che sono sopravvissuti alla valanga sull'Ortles, ha scritto una sorta di memorandum in cui ricostruisce gli avvenimenti di quel giorno, dalla partenza dal rifugio Tabaretta all'arrivo dei soccorsi sul luogo dell'incidente.

Mi ha chiesto di rendere pubblico questo suo scritto. Per ora lo copio direttamente in Inglese, piu' avanti vedro' di farne una traduzione in Italiano.

Credo che una copia di questo possa essere inviata alla redazione di Repubblica per spingerli a pubblicare una smentita all'infame articolo che insinuava che fossero state le due cordate stesse a smuovere la valanga dalla parete.
[url] http://www.repubblica.it/cronaca/2012/03/25/news/valanga_sull_ortles_muoiono_due_scialpinisti-32166030/ [/url]
Cosa ne pensate?

ciao
marco

P.S. l'unica parte dello scritto che non ho pubblicato sono un paio di righe in cui vengono riferite le condizioni della ragazza ancora in ospedale.

Citazione:

An Account of a Tragedy


Ortles North Face, March 25th 2012


At 3:15am my alarm clock rang and as usual Jaime demanded “just 5 more minutes”. After we once more decided that mountaineering was a stupid sport, we got out of our sleeping bags, put on all the clothing we needed for the climb and started to heat up some meltwater we had collected the day before. I stepped outside the Tabaretta mountain hut to check the conditions; that’s when I saw the beams of two head lamps far below the hut. Conditions seemed to be perfect, it was a cold night with clear skies and everything was frozen solid.
I stepped back inside and told Jaime that Nora and Lorenzo were already on the snow fields above the forest; shortly after Jaime received a text message from Nora, confirming that they also saw me.
After a coffee and a quick breakfast we put on our harnesses and packed food, water, hardware and ropes into our backpacks. At 4:06am we left the hut to start the traverse to the north face of Ortles along the rocky slopes of the Tabarettaspitze. By then, Nora and Lorenzo had considerably gained altitude and seemed to be catching up with us below the north face.
The traverse led along steep snow covered slopes but appeared to be rather easy and straight-forward. I was going first, often breaking hip-deep into the snow. As I wanted to reach the foot of the north face as early as possible, I was going very fast, sometimes 200 meters ahead of Jaime. I regularly waited for him to catch up and to discuss the route ahead.
At around 5:30am we reached the bottom of the avalanche cone at about 2500 meters. I started to climb straight up; from here on the slope was gradually getting steeper and steeper. Jaime was following my steps at a distance of about 50 meters. At this point, Nora and Lorenzo were still quite a bit below us and didn’t seem to catch up with us anytime soon. As they were going a bit too far west, Jaime shouted at them to climb up straight, following the shine of our headlamps.
Jaime and I continued to quickly climb up the bottom couloir until we reached the first constriction at 2900 meters. As we went up, a small amount of loose ice and snow came down the mountain and passed me to my left. For a face of that size, this was nothing unusual. I yelled “ice” to warn my friends below me and continued going up.
After the first constriction, the north face becomes much steeper, so we stopped to take our ice tools from the backpacks and all of our climbing equipment. Knowing that the most dangerous part of Ortles’ north face was lying ahead of us (the part between the first and the second constriction) we ate and drank to have enough energy to climb fast. When I took out my food, Jaime said:
“We have to share our food.”
I asked why.
Jaime: “Because I forgot to pack mine.”
I: “So, you mean we have to share my food.”
Jaime: “Exactly.”

We laughed quite a bit about this, packed our things and continued. Jaime took the lead now since I was getting a bit tired. Below us, Nora and Lorenzo had found our trail and were catching up quickly now, using our steps in the snow.
Jaime was leading up to about 3000 meters where I started to take the lead again. Nora and Lorenzo were now climbing at a distance of about 50 meters below us. I saw that they were already roped up whereas Jaime and I climbed unroped which we considered safer in this kind of terrain. I climbed to the very left of the couloir through some mixed rock/ice, always staying away from the avalanche-prone central trench. Whenever I was far enough ahead I took some pictures and video clips.
When we reached 3100 meters, roughly 100 meters below the second constriction, Nora and Lorenzo were climbing directly behind us and I decided that it was time for them to do some work and take the lead. I shouted at them to surpass us; after some teasing they accepted. We briefly stopped to greet each other; Jaime and Nora started a quarrel about who’s got the better headlamp. After telling everyone to talk less and climb more, Lorenzo took the lead with Nora following on the rope, then Jaime and me at the end.
The ground got steeper and icier now; we were about 30 meters below the second constriction. There, we would stop to build belays and start the technical part of the climb. Above us were 700 meters of ice, one of the biggest ice walls in the Alps. Everyone was getting excited.
Lorenzo was leading up a slab of sheer ice. I followed the others for a bit but then decided to veer to the left were the ice was covered with a layer of hard snow. I started to climb faster, aiming to reach the rock at the start of the second constriction together with Lorenzo.
Lorenzo, Nora and Jaime were climbing up in a straight line. I was climbing about 5 meters to their left. When Nora and I were at roughly the same level we all stopped. Above us and a bit to our right we heard the thunder of breaking ice. Clouds covered the wall above us. We couldn’t see what happened.

Someone yelled: “The glacier is breaking off!”
“Where is the ice going?”
“Maybe it’s passing us to the right!”

We stood still, listening. Maybe 2 seconds passed.
The roar of the avalanche was getting louder very fast.

“It’s coming!”
“Up up up. To the left!”

Everyone started to move quickly towards the constriction.
Lorenzo was above me, Jaime below. We hammered the ice tools into the ground; that was our last resort.
It was too late. I looked to the right and into Nora’s face. I saw sadness, defeat, certainty.
There was no time to say anything. I think I wasn’t scared in this moment, but overwhelmingly sad as I understood that I won’t see my friends again. I imagine we all said goodbye mentally.

The ice came out of the clouds, dancing up and down. I turned away, felt the impact of the avalanche, heard the ice crashing against my helmet. I lasted only a split of a second before I was ripped away from the wall and started falling.
I was falling and sliding down the face for a long time, later I learnt that it were 800 meters. I remember that I was free falling many times, hitting the ground again and again. Ice was hitting my face, covering me completely before it would slide off again. I didn’t feel anything.
I noticed that I was slowly coming to a stop. That’s the first time that I thought there might be a chance. I came to a stop for a second or so and was then hit by a huge mass of ice that carried me further down the mountain. Then there was silence.

I was lying on my back; my vision was blurry but I could see the sky. I was hyperventilating and screaming again and again “This can not have happened!”.
I tried to calm myself down, to breathe steadily, but I felt like suffocating. Something liquid was bubbling in my lungs; I knew it could only be blood.
I was happy to be able to move my left leg, at least I wasn’t paralyzed. My right arm and leg didn’t really work, but I felt no pain and didn’t care.
I tried to get up but couldn’t; it took me a while to understand that I was still attached to my backpack which was buried under the ice.
I knew I had to open the buckles to free myself. Since I had no sensation in my hands and hardly any vision it was almost impossible for me to do that. I still couldn’t breathe properly and simply stopped at some point, ready to give up.
Luckily, a voice inside told me that it would be absolutely ridiculous to die here just because I can’t open the buckles of by backpack.
I wiped the blood from my eyes to see better and tried again. After a while I was free and could sit up. I coughed up a lot of blood, rolled over, pulled my backpack out of the ice, opened it and took out my cell phone which was still working.
It took me forever to find the application of the Swiss Mountain Rescue Service, everything was blurry and I had a hard time distinguishing the symbols on the screen. Blood was dripping on the phone and I began to wonder how bad my head injuries were.
I activated the application and shortly after the Rescue Service called back. I explained who and where I was and what had happened but they couldn’t understand me. Something was blocking the microphone of my phone. I frantically started wiping it with my sleeve. It seemed to work and the woman on the other side could understand me now.
When she realized that I was calling from Italy, she said:

“But you are in Italy. You need to call the Italian rescue service!”

I was absolutely desperate. I started yelling at her that I can’t do that anymore and that she needs to do it for me. After a while she agreed to make the call for me; I was about to go crazy.
Then, the Italian rescue service called me and I explained everything again. During the conversation we got interrupted, my phone was out of credit. I just stared at it for a while, tried to call 112, but the touch screen didn’t respond any more.

I started to notice that I was very cold. My helmet was full of broken ice, so I took it off. The ice had pushed my hat and the Styrofoam cushioning out of the helmet. Only the hard shell was left. I dropped it and it slid down the mountain. When I touched my head, my hands came back all bloody. I didn’t really care.
After I removed as much ice from my clothing as I could, I tried to see what’s around me. There was only snow.
I think I passed out after that and woke up to the distant sound of helicopters. I knew they were coming. When I saw them, I started waving to them with my left arm.
Suddenly, the helicopter was right next to me, I must have passed out again. I saw many people reaching towards me; I gave them my backpack and crawled towards the helicopter. Then they pulled me in. I knew I was safe.


After talking to the people involved in the rescue operation, I got a better understanding of what had happened to us:

A part of the glacier close to the summit of Ortles broke off which rarely happens. It caused an avalanche consisting to 90% of pure ice, roughly 60x200 meters in dimension, which swept the whole north face except for the uppermost part.
We were hit by the avalanche at 7:35am at an altitude of about 3200 meters. The rescue team found us at the foot of the north face between 2400 and 2500 meters.
It took me 20 minutes to free myself and make the phone call; I talked to the Swiss Mountain Rescue at 7:57am. The helicopter picked me up at 8:20am, only 20 minutes after I talked to the Italian Rescue Service.
Nora, Jaime and Lorenzo were completely buried by the avalanche but found quickly due to their gear which was scattered around them.
I was found at the very bottom and to the very left of the avalanche. All of my friends were located at the top right, indicating that I went down first and maybe took a different way down. They might have been able to withstand the avalanche a bit longer since they could hack their ice tools into pure ice whereas I was standing on snow. Whatever the reason, this probably saved my life.

Lorenzo was hit by a large mass of ice which crushed his rib cage. He died immediately.

Jaime suffered severe head injuries but was probably alive when he was buried by the ice. Due to the injuries, he was certainly unconscious. He did not suffer.

I suffered from a lung contusion and a minor fracture of the spleen. Both have healed fine and will most likely be without consequence. My right shoulder was dislocated and the inner and cruciate ligaments of my right knee are torn. The cuts on my head and the haematomas in my eyes are slowly disappearing. I didn’t suffer from any severe injuries.

I was lucky. "

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Messaggio  buzz Gio Apr 05, 2012 3:17 pm

drammatico.
fa venire molti pensieri. da tenersi per se.
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Messaggio  Beldar Gio Apr 05, 2012 3:22 pm

c'è poco da scrivere in un post pubblico, almeno per me, son d'accordo con Buzz; grazie per averlo postato
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Messaggio  yo Gio Apr 05, 2012 4:10 pm

superpjimmy ha scritto:

Credo che una copia di questo possa essere inviata alla redazione di Repubblica per spingerli a pubblicare una smentita all'infame articolo che insinuava che fossero state le due cordate stesse a smuovere la valanga dalla parete.

Cosa ne pensate?



Penso che Repubblica non meriti un articolo del genere, deve ancora nascere un editoriale degno di un così alto livello Alpinistico.

grazie Jimmy, erano giorni (ma forse più notti, o mattine) che aspettavo questo articolo.
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Messaggio  Paolin Gio Apr 05, 2012 4:17 pm

yo ha scritto:
superpjimmy ha scritto:

Credo che una copia di questo possa essere inviata alla redazione di Repubblica per spingerli a pubblicare una smentita all'infame articolo che insinuava che fossero state le due cordate stesse a smuovere la valanga dalla parete.

Cosa ne pensate?



Penso che Repubblica non meriti un articolo del genere, deve ancora nascere un editoriale degno di un così alto livello Alpinistico.

grazie Jimmy, erano giorni (ma forse più notti, o mattine) che aspettavo questo articolo.

sono d'accordo. Anch'io non manderei niente, sarebbe tempo perso e la possibilita' che l'articolo venga manipolato per creare ulteriore scalpore troppo alta.

Grazie Jimmy per lo scritto anche se, devo dire, e' deciamente terrificante....
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Messaggio  Mr.Orange Gio Apr 05, 2012 4:32 pm

ho provato ha leggere ma il mio inglese è veramente scarso.
spero che anche se non viene inviato a repubblica venga tradotto..
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Messaggio  JB Gio Apr 05, 2012 5:01 pm

Mr.Orange ha scritto:ho provato ha leggere ma il mio inglese è veramente scarso.
spero che anche se non viene inviato a repubblica venga tradotto..

copialo sul traduttore di google

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Messaggio  faxalo Gio Apr 05, 2012 6:47 pm

JB ha scritto:
Mr.Orange ha scritto:ho provato ha leggere ma il mio inglese è veramente scarso.
spero che anche se non viene inviato a repubblica venga tradotto..

copialo sul traduttore di google

D.
ho provato prima, a parte alcuni errori madornali si capisce bene tutto il senso del racconto, che tristezza, terribile quando racconta di aver guardato negli occhi Nora....... Sad
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Messaggio  giggio Gio Apr 05, 2012 6:50 pm

Riporto la traduzione che ha fatto mandella, l'utente che ha postato l'articolo originale sugli altri forum.

Resoconto di una tragedia
Marian Dreher
04-aprile-2012
Parete Nord dell’Ortles, 25 marzo 2012
Alle 3:15 del mattino, la mia sveglia suona e come al solito Jaime chiede ”Solo 5 minuti in piu ́”. Dopo aver, per l’ennesima volta, deciso che l’alpinismo e ́ uno sport stupido, usciamo dai sacchi a pelo, indossiamo i vestiti di cui avremo bisogno durante la salita e cominciamo a riscaldare un po’ di neve fusa che abbiamo tenuto da
parte il giorno precedente. Faccio un passo fuori dal rifugio Tabaretta per dare un’occhiata alle condizioni; in quel momento vedo i fasci di luce di due frontali molto piu ́ a valle del rifugio. Le condizioni sembrano essere perfette, e ́ una notte fredda e con il cielo sereno e tutto e ́ solidamente ghiacciato. Rientro nel rifugio e dico a Jaime che Nora e Lorenzo sono gia ́ sui pendii nevosi al di sopra del bosco; poco dopo Jaime riceve un sms da Nora in cui gli dice che anche loro mi hanno visto.
Dopo un caffe ́ e una veloce colazione, indossiamo l’imbrago e mettiamo nello zaino cibo, acqua, corde ed attrezzatura varia. Alle 4:06 lasciamo il rifugio per cominciare il traverso che porta verso la nord dell’Ortles lungo i pendii rocciosi della Punta Tabaretta (Tabarettaspitze). A quel punto, Nora e Lorenzo hanno considerevolmente
guadagnato terreno e stanno per raggiungerci ai piedi della parete Nord.
Il traverso ci conduce attraverso ripidi pendii nevosi ma sembra essere abbastanza facile e lineare. Sono io a tracciare, spesso sprofondando nella neve fino all’ altezza del bacino. Volendo raggiungere la base della parete nord il prima possibile, mi muovo molto velocemente e spesso mi trovo piu ́ di 200 metri davanti a Jaime. Ad intervalli regolari mi fermo ad aspettarlo per discutere con lui sul percorso da seguire.
Verso le 5:30 raggiungiamo il fondo del cono di valanga a circa 2500 metri di altitudine. Comincio a salire in linea retta; da qui in avanti il pendio diventa man mano piu ́ ripido. Jaime segue i miei passi ad una distanza di circa 50 metri. A questo unto Nora e Lorenzo sono ancora un po’ al di sotto di noi e non sembra che possano
raggiungerci a breve. Poiche ́ stanno spostandosi un po’ troppo verso Ovest, Jaime grida loro di salire in linea retta, seguendo il bagliore delle nostre frontali.
Io e Jaime continuiamo a salire rapidamente il fondo del couloir, finche ́ non raggiungiamo la prima strozzatura a circa 2900 metri di altitudine. Mentre saliamo, una piccola caduta di ghiaccio e neve scende dalla cima e passa alla mia sinistra. Per una parete di queste dimensioni e ́ un fatto tutt’altro che inusuale. Urlo “ghiaccio” per avvertire i miei amici che si trovano sotto di me e poi continuo a salire.
Dopo la prima strettoia, la parete nord diventa ancora piu ́ ripida, percio ́ ci fermiamo per estrarre dallo zaino le piccozze e tutto l’equipagiamento necessario. Sapendo che il tratto piu ́ pericoloso della parete Nord dell’Ortles si trova sopra le nostre teste (la parte tra la prima e la seconda strozzatura), mangiamo e beviamo per avere
abbastanza energia per arrampicare rapidamente.
Quando estraggo il mio cibo, Jaime mi dice:
“Dovremo condividere il cibo”
Gli chiedo la ragione di cio ́.
Jaime:“Perche ́ ho dimenticato di mettere il mio nello zaino.”
Io:“Quindi dobbiamo condividere il cibo?”
Jaime:“Esattamente.”
Ci facciamo una risata, richiudiamo gli zaini e proseguiamo. Ora e ́ Jaime ad assumere la testa poiche ́ comincio a sentirmi stanco. Sotto di noi, Nora e Lorenzo hanno trovato le nostre tracce e ci stanno raggiungendo velocemente, seguendo i nostri gradini.
Jaime si trova in testa a circa 3000 metri di altitudine e da quel punto io ricomincio a prendere il comando.
Nora e lorenzo stanno salendo a circa 50 metri di distanza sotto di noi. Mi rendo conto che loro sono gia ́ legati in cordata, mentre Io e Jaime stiamo scalando slegati, cosa che riteniamo essere piu ́ sicura su questo tipo di terreno.
Salgo sul lato sinistro del couloir, in un tratto di misto, tenendomi sempre alla larga dalla rigola centrale del couloir, piu ́ soggetta ad essere percorsa da un’ eventuale valanga. Ogni volta che distanzio abbastanza il resto del gruppo, mi fermo a fare qualche foto o filmato.
Raggiunti i 3100 metri di quota, circa 100 metri al di sotto della seconda strozzatura, Nora e Lorenzo si trovano direttamente sotto di noi e decido che questo e ́ il momento per loro di faticare un po’ e prendere il comando. Gli grido di sorpassarci, e dopo qualche lamentela accettano. Ci fermiamo brevemente per salutarci; Jaime e Nora
cominciano a discutere su chi abbia la frontale piu ́ bella. Dopo aver detto a tutti di parlare meno e scalare di piu ́, Lorenzo prende il comando con Nora che lo segue all’altro capo della corda, quindi Jaime ed infine io. Il terreno diventa ora piu ́ ripido e ghiacciato; ci troviamo circa 30 metri al di sotto della seconda strozzatura.
Li ́ ci saremmo fermati per costruire una sosta e cominciare la parte piu ́ tecnica dell’ascensione. Sopra di noi si trovano 700 metri di ghiaccio, una delle piu ́ grosse pareti di ghiaccio delle Alpi. Ognuno di noi comincia a sentire l’eccitazione.
Lorenzo sta salendo una sottile placca ghiacciata, io seguo gli altri per un po’, poi decido di spostarmi a sinistra dove il ghiaccio e ́ coperto da uno strato di neve dura. Comincio a salire sempre piu ́ velocemente, puntando la barriera rocciosa all’inizio della seconda strozzatura insieme a Lorenzo. Lorenzo, Nora e Jaime stanno scalando in
fila, io invece sto salendo 5 metri alla loro sinistra. Quando io e Nora raggiungiamo piu ́ o meno la stessa altezza, ci fermiamo insieme.
Sopra di noi e un poco verso destra odiamo il tuono del ghiaccio che si rompe. Nuvole coprono la parete sopra di noi, percui non riusciamo a vedere cosa stia accadendo.
Qualcuno urla:
“Il ghiacciaio sta venendo giu ́!”
“Dove sta passando il ghiaccio?”
“Puo ́ darsi che passi alla nostra destra!
Rimaniamo fermi ad ascoltare. Passano forse due secondi.
Il ruggito della valanga cresce velocemente.
”Sta arrivando!“
”In alto! Verso sinistra!“
Cominciamo tutti a muoverci rapidamente verso la strozzatura.
Lorenzo si trova sopra di me, Jaime sotto. Conficchiamo le piccozze nel pendio, questa e ́ la nostra ultima risorsa.
Troppo tardi, do ́ uno sguardo verso destra e vedo la faccia di Nora. Vi colgo tristezza, sconfitta, certezza.
Non c’e ́ tempo per dire nulla. Non credo di essere spaventato in questo momento, ma straordinariamente triste perche ́ mi rendo conto che non vedro ́ mai piu ́ i miei amici. Credo che tutti e quattro abbiamo detto mentalmente ”Addio“.
Il ghiaccio spunta dalle nuvole, muovendosi di qua e di la ́. Mi volto, sento l’impatto della valanga, e il ghiaccio che martella il casco. Resisto solo una frazione di secondo prima di venire strappato via dalla parete e cominciare a cadere.
Continuo a cadere e scivolare per lunghi istanti, dopo verro’ a sapere che sono 800 metri. Mi trovo piu ́ di una volta in caduta libera, colpendo il terreno a piu ́ riprese. Il ghiaccio mi colpisce la faccia, coprendomi completamente, prima di scivolare via. Non sento nulla.
Mi rendo conto che lentamente mi sto per fermare. E ́ il primo momento in cui mi rendo conto che potrebbe esserci una possibilita ́ di sopravvivere. Mi fermo per un secondo e vengo colpito da un grosso blocco di ghiaccio che mi porta vieppiu ́ verso il basso. Poi null’altro che il silenzio.

Sono sdraiato sulla schiena, la mia vista e ́ annebbiata, ma riesco a vedere il cielo. Sto iperventilando e continuo ad urlare ”Questo non doveva succedere!“
Cerco di calmarmi e di respirare regolarmente, ma mi sento soffocare. Qualcosa di liquido gorgoglia nei miei polmoni; mi rendo conto che non puo ́ essere altro che sangue. Sono felice di poter muovere la mia gamba sinistra, almeno non sono paralizzato. Il braccio e la gamba destra non funzionano ma non sento dolore e non do ́ molta importanza alla cosa. Cerco di rialzarmi, ma non ci riesco; mi ci vuole un po’ di tempo per rendermi conto che sono ancora attaccato allo zaino che e ́ somerso nella neve. So che devo aprire le fibbie per liberarmi. Non avendo alcuna sensibilita ́ nelle mani e vedendoci a fatica, mi risulta quasi impossibile farlo. Non riesco ancora a respirare liberamente e ad un certo punto la smetto di provarci, pronto ad arrendermi.
Fortunatamente una voce dentro di me mi dice che sarebbe assolutamente ridicolo morire qui solamente perche ́ non riesco ad aprire le fibbie dello zaino. Levo il sangue che mi copre gli occhi per vederci meglio e ci riprovo.
Dopo un po’ sono libero e posso sedermi. Sputo molto sangue, rotolo via, estraggo lo zaino dalla neve, lo apro e tiro fuori il mio cellulare, ancora funzionante.
Mi ci vuole un’eternita ́ per trovare l’applicazione del Soccorso Alpino Svizzero, tutto e ́ annebbiato e mi e ́ molto difficile riconoscere i simboli sullo schermo. Il sangue gocciola sullo schermo e comincio a domandarmi quanto gravi siano le ferite sulla mia testa.
Attivo l’applicazione e poco dopo il Soccorso Svizzero mi richiama. Spiego loro chi sono e dove mi trovo e cosa e ́ successo ma non riescono a comprendermi. Qualcosa blocca il microfono del mio telefono. Comincio freneticamente a pulirlo con la manica. Sembra funzionare e la donna all’altro capo puo ́ capire cio ́ che le dico. Quando si rende conto che sto chiamando dall’Italia, dice:
”Ma lei si trova in Italia, deve chiamare il Soccorso Alpino Italiano!“
Sono completamente disperato. Comincio ad urlarle che non ce la faccio a farlo un’altra volta e che deve farlo lei per me. Dopo un po’ acconsente ad effettuare la chiamata per me; stavo per impazzire.
Quindi vengo chiamato dal Soccorso Alpino Italiano e devo spiegare ancora cosa e ́ successo. Durante la conversazione veniamo interrotti, il credito del mio cellulare e ́ terminato. Lo fisso per un po’ e poi provo a chiamare il 112, ma il touch screen non risponde piu ́.
Comincio a rendermi conto che ho molto freddo. Il mio casco e ́ pieno di pezzi di ghiaccio, quindi me lo levo. Il ghiaccio ha spinto il berretto e l’imbottitura fuori dal casco. E ́ rimasto solo il guscio esterno. Lo getto via e questo
scivola giu ́ dalla montagna. Quando mi tocco la testa, ritraggo la mano completamente insanguinata. Non me ne importa molto.
Dopo aver rimosso dai vestiti piu ́ ghiaccio possibile, Provo a dare un’occhiata in giro. Vedo solo neve.
Dopo di cio ́ svengo e mi riprendo sentendo il rumore di un elicottero in lontananza. So che stanno arrivando.
Quando li vedo comincio ad agitare il mio braccio sinistro. Improvvisamente l’elicottero arriva al mio fianco, svengo un’altra volta. Vedo molte persone muoversi verso di me; gli consegno il mio zaino e striscio verso l’elicottero. Mi tirano dentro. Ora so di essere in salvo.

Dopo aver parlato con i soccorritori, ho una visione piu ́ chiara di cio ́ che e ́ accaduto: Una parte del ghiacciaio sommitale dell’Ortles si e ́ spezzata; e ́ una cosa che succede raramente. Cio ́ ha causato una valanga formata al 90% da ghiaccio, di dimensioni stimabili intorno ai 60 × 200 metri, che ha spazzato l’intera parete Nord, eccezion fatta per la parte superiore.
Siamo stati colpiti dalla valanga alle 7:35 ad un’altitudine di circa 3200 metri. La squadra di soccorritori ci ha trovati alla base della parete Nord, tra i 2400 e i 2500 metri.
Mi ci sono voluti 20 minuti per liberarmi ed effettuare la chiamata al soccorso; ho parlato con il Soccorso Svizzero alle 7:57. L’elicottero mi ha recuperato alle 8:20, solamente 20 minuti dopo aver parlato con il Soccorso Alpino Italiano.
Nora, Lorenzo e Jaime erano completamente coperti dalla valanga, ma sono stati trovati velocemente perche ́ il loro equipaggiamento era sparso intorno a loro.
Sono stato trovato proprio in fondo e all’estrema sinistra della valanga. Tutti i miei amici invece si trovavano in cima a destra; questo indica che io sono caduto per primo e probabilmente ho preso una direzione verso il basso diversa dalla loro.
Loro potrebbero aver resistito alla valanga qualche istante piu ́ a lungo di me perche ́ hanno potuto piantare le loro piccozze nel ghiaccio vivo, mentre io mi trovavo sulla neve.
Qualunque sia la ragione, questo probabilmente mi ha salvato la vita.
Lorenzo e ́ stato colpito da un enorme blocco di ghiaccio che gli ha sfondato la cassa toracica.
Jaime ha riportato profonde ferite al cranio, ma era probabilmente vivo quando e ́ stato sommerso dal ghiaccio. A causa delle ferite, era sicuramente privo di conoscenza. Non ha sofferto.
Io ho riportato una contusione al polmone e una piccola lesione della milza; entrambe sono guarite bene e molto probabilmente non avranno alcuna conseguenza. Ho la spalla destra lussata e il legamento crociato interno del ginocchio destro e ́ stirato. I tagli sulla mia testa e gli ematomi sui miei occhi stanno lentamente scomparendo.
Non ho riportato alcuna ferita grave.
Sono stato fortunato.
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Messaggio  AndreaVe Gio Apr 05, 2012 8:44 pm

Mamma mia.....
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Messaggio  LucaVi Gio Apr 05, 2012 9:10 pm

Ciao ancora Enzolino che d'un tratto sparisci.
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Messaggio  espo Gio Apr 05, 2012 9:19 pm

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Messaggio  xee Gio Apr 05, 2012 9:28 pm

lui era Enzolino.
Ci ho scherzato, litigato e scherzato di nuovo con lui.
Non ci credo ancora. Enzolino.
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Messaggio  KAZAN1975 Gio Apr 05, 2012 9:32 pm

senza parole.. agghiacciante..
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Messaggio  trek2005 Gio Apr 05, 2012 9:42 pm

sono parole penetranti...fanno male...
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Messaggio  faxalo Gio Apr 05, 2012 10:42 pm

sono parole che mi fan venire voglia di strappare la domanda di ammissione al corso di alpinismo di mio figlio
faxalo
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Messaggio  Ospite Gio Apr 05, 2012 10:46 pm

KAZAN1975 ha scritto:senza parole.. agghiacciante..
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Messaggio  faust Gio Apr 05, 2012 10:49 pm

..fanno terribilmente male queste immagini...
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Messaggio  nicola Ven Apr 06, 2012 10:45 am

Silvio ha scritto:
KAZAN1975 ha scritto:senza parole.. agghiacciante..
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Messaggio  yo Dom Apr 15, 2012 10:16 am

è una giornata uggiosa...oggi...enzolino...
quanti addii ma anche quanti benvenuti

enzolino ha scritto:

Eppure, nella sofferenza e nella morte, succede qualcosa di speciale ...
Sentiamo il cuore di quella persona batterci dentro ...
Sentiamo il suo sguardo nel nostro ...
Sentiamo che una parte di noi muore con loro ...
... e sentiamo che una parte di loro vive dentro di noi ...

Allora ci rendiamo conto che non siamo isole.
Non siamo mondi isolati, ma tante perle connesse da un filo invisibile .."
- Lorenzo Castaldi
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Messaggio  choco Gio Apr 19, 2012 6:02 pm

yo ha scritto:è una giornata uggiosa...oggi...enzolino...
quanti addii ma anche quanti benvenuti

enzolino ha scritto:

Eppure, nella sofferenza e nella morte, succede qualcosa di speciale ...
Sentiamo il cuore di quella persona batterci dentro ...
Sentiamo il suo sguardo nel nostro ...
Sentiamo che una parte di noi muore con loro ...
... e sentiamo che una parte di loro vive dentro di noi ...

Allora ci rendiamo conto che non siamo isole.
Non siamo mondi isolati, ma tante perle connesse da un filo invisibile .."
- Lorenzo Castaldi



simo, sai

questa domenica quando ho saputo in ritardo di lorenzo, dopo il primo momento di shock, dopo aver capito veramente quello che stavo leggendo, dopo essere rimasta per un momento paralizzata, dopo aver lentamente ricominciato a respirare, per mia fortuna ho sorriso, perchè mi ha raggiunta fulminea la prima immagine, il primo ricordo che ho di lorenzo

quella stessa immagine che mi faceva ridacchiare ogni volta che invece lui faceva incacchiare qualcuno sul forum, o te direttamente dal vivo...

l'immagine gioiosa che ho di quando lo conobbi

era un capodanno, a gonone, forse lo stesso in cui faceste lo spigolo nordovest del cusidore. Era notte, , stavo in piazza con gli altri, c'era un gruppo ska che suonava e faceva casino, e noi tipo adolescenti a pogare, esattamente insieme arthurkubokubista e marianoohzurru, e già questo era surreale di per sé... Enzolino - Pagina 4 1690640074

non sapevo che ci fossi anche tu a gonone, come sempre eri errante e senza programmi, qualche giorno prima io ti dissi "guarda che noi siamo a gonone" e tu mi dicesti "non so ale, non so dove sarò, e con chi sarò, ma se capita passo a darti tanti baci..."

mi ricordo che avevo una bottiglia di carignano in mano, saltavo e bevevo e cercavo di far dogana, attanallatissima per non doverla passare e chi avevo vicino! Embarassed

ad un tratto mi sentii afferrare, sollevare e catapultare sulla spalla di qualcuno, e improvvisamente roteare velocissima. non capivo chi fosse, ma in quel momento l'unica mia preoccupazione era non vomitare e non far rovesciare il prezioso nettare degli dei... ero con le gambe all'aria, il culo al cielo stellato e la faccia in giù, e cercavo di capire chi fosse quel piccolo gnometto che rideva, urlava e mi gridava "ciao chocoooooooooooooooooooooooooooooooooo!!!"

ridevo anche io, e gli chiedevo "ma chi seiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii?" senza ricevere risposta, solo veloci vortici prevomitosi e risate

e all'improvviso comparisti tu di fronte a noi, e sghignazzante mi dicesti "ma è lorenzo, no?" Enzolino - Pagina 4 1690640074

e poi tutti giù a terra, a ridere ancora, baciarci e abbracciarci e farci gli auguri per il nuovo anno

e bere il mio vino... Evil or Very Mad Enzolino - Pagina 4 2698994151



te lo ricordi, piccola sciroccata?

Enzolino - Pagina 4 1549959148
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Messaggio  yo Gio Apr 19, 2012 10:48 pm

Smile

certo che lo ricordo chochina
grazie, bellissimo, dovevi rientrare dal Borneo per scrivere questo bellissimo racconto Enzolino - Pagina 4 1549959148
I love you
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