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Per chi ritorna a casa

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Messaggio  yo Mer Mar 28, 2012 6:06 pm

Da una citazione di Maurizio

MauMau ha scritto:la morte di un compagno di cordata, con cui hai condiviso bei momenti,
lascia sempre un segno. Anche se a fare gli alpinisti si diventa
fatalisti. Forse perchè perdi troppi compagni, amici, conoscenti in
montagna. Non perchè pensi, come si dice di solito, che son morti
facendo ciò che gli piaceva. Ma perchè è come un legame di sangue che
c'è tra noi alpinisti, il sapere che oggi è toccato a lui e domani
potrebbe essere la tua ora. Non c'è niente da toccarsi per scaramanzia,
ogni alpinista lo sa e ci pensa. Ognuno pensa che potrebbe toccare a lui
domani, che si è salvato una, due dieci volte ma potrebbe non essere
sempre così. Tra gli alpinisti non c'è pietà, se non per chi rimane a
casa con il dolore del proprio caro che non torna. Lo so, chi non va in
montagna non ci comprende. Ma d'altra parte l'alpinismo è
incomprensibile per sua stessa natura.

Ecco, io vorrei parlare di questo, di quelli che rimangono a casa, vivi, devastati dal dolore, per la perdita di un amico, di un compagno o di qualcuno con cui sono stati condivisi tanti momenti fatti di vita vera. E neppure perdita, o morte di questi, ma anche solo incidenti, dove sai che chi ha subito l'incidente rimarrà segnato molto più di te. E allora come si convive con tutto questo? Tu, l'altro. Come si convive con il dolore? Si convive pensando che "caduto dal cavallo risali in sella"? E così che si fa? Mi piacerebbe ascoltare le vostre esperienze.


Ultima modifica di yo il Gio Mar 29, 2012 2:32 pm - modificato 1 volta.
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Messaggio  espo Mer Mar 28, 2012 6:36 pm

io credo che non ci sia una grossa differenza da questo punto di vista fra morire in montagna o morire in un altro modo, specie se traumatico, per chi rimane, che sia a casa o che sia vicino ed assieme alla persona morta. l'immaginario collettivo identifica l'andare in montagna come inutile ed altre cose come utili e indispensabili. questo oltre ad essere falso in assoluto non cambia minimamente la percezione di vuoto e di dolore che si ha quando una persona che conosci, vicina o lontana che sia muore. l'essere umano non riesce a concepire la morte. ci si assuefa, ci si abitua. si diventa cinici. son tutte cose che si fanno per sopravvivere e andar avanti. la morte è qualcosa che nella sua semplicità è inspiegabile perchè non la conosciamo e possiamo solo fare supposizioni su di essa.
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Messaggio  A_admin Mer Mar 28, 2012 7:11 pm

espo ha scritto:io credo che non ci sia una grossa differenza da questo punto di vista fra morire in montagna o morire in un altro modo, specie se traumatico, per chi rimane, che sia a casa o che sia vicino ed assieme alla persona morta. l'immaginario collettivo identifica l'andare in montagna come inutile ed altre cose come utili e indispensabili. questo oltre ad essere falso in assoluto non cambia minimamente la percezione di vuoto e di dolore che si ha quando una persona che conosci, vicina o lontana che sia muore. l'essere umano non riesce a concepire la morte. ci si assuefa, ci si abitua. si diventa cinici. son tutte cose che si fanno per sopravvivere e andar avanti. la morte è qualcosa che nella sua semplicità è inspiegabile perchè non la conosciamo e possiamo solo fare supposizioni su di essa.
quoto.
Mio padre è morto più o meno alla mia età per un infarto e io convivo da sempre con l'idea che per dannata familiarità avrei fatto la stessa prematura fine, senza romantici distacchi, sagge disposizioni...
Il dolore che la sua morte improvvisa ha lasciato è stato devastante e traumatico... penso di aver rimosso tutto tanto da non riuscire neanche adesso a parlarne senza restare coinvolto e sono passati 25 anni. I suoi pennelli sono rimasti così come li aveva lasciati la sera prima per molto tempo ancora sul cavalletto... ma che fosse morto facendo ciò che gli piaceva, che è una frase abusata e trita, è proprio quello che mi rammarico non poter dire di lui, forse un po' mi avrebbe consolato.
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Messaggio  yo Mer Mar 28, 2012 7:30 pm

Scusate, anche se non sembra ovvio per voi, e anche se quoto espo, questo tema per me rappresenta l'altra faccia dell'Alpinismo. Mi sono messa anche il problema se aver messo il topic nella sezione giusta. A me sinceramente sembra la sezione giusta perchè offre, per chi lo desidera, parlare della Montagna, e anche degli aspetti del rischio della Montagna.
Per carità, la morte è sempre quella, definitiva, ma io non avevo intenzione di parlare della morte. La mia intenzione è parlare della vita. Se preferite di quanto calcoliate il rischio in ciò che fate. Di quando avete cominciato a scalare, delle vostre prime insicurezze e incertezze. Non ne avete? Gli Alpinisti sono tutti supereroi dal cuore tenero e la mente di ferro?
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Messaggio  biemme Mer Mar 28, 2012 7:34 pm

sono molto vicino al pensiero di maurizio

chi va in montagna, almeno una volta, ma direi molto più spesso, riflette sulla possibilità di non tornare a casa, e certamente altrettanto fanno (anche e ancor più se completamente digiuni della materia) i nostri cari ogni volta che rimangono a casa o giù a valle ad aspettarci o ci vedono partire

ora che la morte sia l'evento più naturale e inevitabile che esista al mondo ma rimanga nel contempo il mistero più ignoto e sia perciò da tutti chi più chi meno rimossa di default, è un dato di fatto, però secondo me, pur vivendo stesso identico dolore la moglie o il miglior amico di un alpinista che non è tornato e quella/quello del tranquillissimo padre di famiglia investito dal bus sotto casa o morto d'infarto in bagno, beh nel primo caso è statisticamente (impossibile generalizzare) più possibile che il dramma e il dolore dell'assenza vengano elaborati in modo non dico più sereno, ma forse meno devastante che non nel secondo.

del resto alcune pubblicazioni e testimonianze lasciateci da stretti congiunti direttamente toccati dal problema, anche di recente, sembrerebbero (condizionale d'obbligo) testimoniarlo. non ne sono certo convinto, ma ho questa impressione.
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Messaggio  espo Mer Mar 28, 2012 7:35 pm

yo ha scritto:Scusate, anche se non sembra ovvio per voi, e anche se quoto espo, questo tema per me rappresenta l'altra faccia dell'Alpinismo. Mi sono messa anche il problema se aver messo il topic nella sezione giusta. A me sinceramente sembra la sezione giusta perchè offre, per chi lo desidera, parlare della Montagna, e anche degli aspetti del rischio della Montagna.
Per carità, la morte è sempre quella, definitiva, ma io non avevo intenzione di parlare della morte. La mia intenzione è parlare della vita. Se preferite di quanto calcoliate il rischio in ciò che fate. Di quando avete cominciato a scalare, delle vostre prime insicurezze e incertezze. Non ne avete? Gli Alpinisti sono tutti supereroi dal cuore tenero e la mente di ferro?

questo post è in contrasto con quello che hai scritto sopra. o meglio la domanda è diversa. qua chiedi info su cosa prova chi fa. prima su come vive la morte di qualcuno conosciuto chi aspetta a casa e quindi non fa........
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Messaggio  yo Mer Mar 28, 2012 7:47 pm

espo ha scritto:

questo post è in contrasto con quello che hai scritto sopra. o meglio la domanda è diversa. qua chiedi info su cosa prova chi fa. prima su come vive la morte di qualcuno conosciuto chi aspetta a casa e quindi non fa........

Non cambia, perchè un Alpinista fa quando fa mentre subisce quando è un altro che fa.
Io le ho provate entrambe, per carità, non mi reputo un'Alpinista con la A maiuscola, ma neppure un'alpinista con la a minuscola. Vero è che in Montagna ci sono andata, vero è che qualche frigorifero mi si sia fiondato ad un cm dal cranio o che la corda s'incastrasse o cose del genere (scioccheszze). Ma non avevo mai provato l'altra faccia dell'Alpinismo anche se spesso mi sia domandata cosa si provi. Non cosa si provi qualora morissi (faccina cinica) ma qualora dovessi essere io a restare in vita e un compagno andarsene.
Quindi ripeto, se vi va...
per me è un modo di esorcizzare o scongiurare qualcosa che di misterioso non ha niente.
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Messaggio  espo Mer Mar 28, 2012 7:53 pm

yo ha scritto:
.
per me è un modo di esorcizzare o scongiurare qualcosa che di misterioso non ha niente.

è per tutti un modo per esorcizzare. per trovare l'equazione " a me non tocca" ....
espo
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Messaggio  yo Mer Mar 28, 2012 8:03 pm

espo ha scritto:
è per tutti un modo per esorcizzare. per trovare l'equazione " a me non tocca" ....

Perchè altrimenti si rimane a casa Exclamation

Va bene, lascio questo topic a disposizione per chi rimarrà a casa di lunedì, o martedì o merc-giov-ven ed avrà voglia di parlare del rischio scongiurato o di come abbia affrontato "a me non è toccato".
Sono diventata un pò più cinica pure io, si fa in fretta a quanto pare Sad
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Messaggio  espo Mer Mar 28, 2012 8:06 pm

è diverso per me quello che subisce chi fa, chi non fa ma sa, e chi non sa. alle cose ci si abitua. diventano parte di noi man mano che la nostra espereinza aumenta. le cose belle come le cose brutte. è come allenarsi e fare un grado di +. ogni morto in + diventa una particella. + o meno grande a seconda di quanto ti sia vicino. continui a star male. ma è un male sordo. pian piano diventa una cosa normale. tristemente e devastamente normale.

andando in montagna impari a coesistere con la morte. cominci con quella dei libri di storia. storie traghiche ma successe. poi passi alle storie reali. poi oggi ci sono anche le storie virtuali. che amplificano il tuo mondo ma non solo nelle cazzate e nei raduni.

ognuno poi ha il suo percorso. le sue esperienze. le mie sono cominciate tanto presto. quando ho iniziato ad andar per monti, ancor prima di arrampicare son stati anni bui per l'alpinismo a trieste. alcuni morti in sequenza. quasi che già mentre iniziavo ero già consapevole di questo. poco prima e poco dopo che cominciassi a frequentare l'ambiente. poi un elicottero ha pensato di cadere davanti a me in dolomiti. avevo 15 anni. non avevo mai arrampicato ma ho fatto, circa, il mio primo soccorso.... poi la lista è diventata lunga. tanto lunga. amici, conoscenti, gente che solo frequentava l'ambiente. gente che solo conoscevi di vista e poi via web .... poi quelli che ho tirato giù io... solo a ricordare gli amici non ce la facico a fare una lista esaustiva senza prender nota dei nomi.

l'ho accettato come una cosa naturale. magari con una maniacale ricerca della sicurezza. con la paura dentro di far la stessa fine o di veder le locandine del giornale o i forum il lunedì. a volte sei iper prudente. a volte fai cagate e hai culo. andar per monti è quello che sento di fare. non ho mai pensato di smettere perchè un amico è morto. pian piano le morti son diventate una cosa naturale che colpisce sempre meno. dove meno è cmq tantissimo.
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Messaggio  espo Mer Mar 28, 2012 8:12 pm

yo ha scritto:
espo ha scritto:
è per tutti un modo per esorcizzare. per trovare l'equazione " a me non tocca" ....

Perchè altrimenti si rimane a casa Exclamation

si e spesso ho sentito anche ciacole + o meno velate di esorcizzazioni mediante scarico di colpa su qualcuno ..... brutti discorsi
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Messaggio  yo Mer Mar 28, 2012 8:18 pm

Ci sono persone che ti toccano di più, sarebbe ipocrita dire il contrario. Poi come fare i conti con questo è un altro bel mistero perchè non lo saprai mai finchè non ti tocca radicalmente, o come dice Maurizio, ti segna.
Vai a cercare tutte le cose che ha scritto quella persona per ancorarti ad una ingannevole sua permanenza ma ti accorgi presto che non hai perso il pesciolino rosso che stava sul tuo acquario.
Ecco, e questo dover fare i conti con questa persona che ti lascia misera, completamente scoperta e ancorata a qualcosa che ti riporti il più velocemente in questo mondo. Egoisti? Si, gli Alpinisti sono egoisti. Bisognerebbe scriverci un libro.
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Messaggio  yo Mer Mar 28, 2012 8:21 pm

espo ha scritto:
yo ha scritto:
espo ha scritto:
è per tutti un modo per esorcizzare. per trovare l'equazione " a me non tocca" ....

Perchè altrimenti si rimane a casa Exclamation

si e spesso ho sentito anche ciacole + o meno velate di esorcizzazioni mediante scarico di colpa su qualcuno ..... brutti discorsi

bruttissimi! E questo sempre, ma sui casi legati alla Montagna ancora di più, e durano per anni, così come il dolore legato a quel ricordo.
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Messaggio  virgy Mer Mar 28, 2012 8:22 pm

yo ha scritto:Ci sono persone che ti toccano di più, sarebbe ipocrita dire il contrario. Poi come fare i conti con questo è un altro bel mistero perchè non lo saprai mai finchè non ti tocca radicalmente, o come dice Maurizio, ti segna.
Vai a cercare tutte le cose che ha scritto quella persona per ancorarti ad una ingannevole sua permanenza ma ti accorgi presto che non hai perso il pesciolino rosso che stava sul tuo acquario.
Ecco, e questo dover fare i conti con questa persona che ti lascia misera, completamente scoperta e ancorata a qualcosa che ti riporti il più velocemente in questo mondo. Egoisti? Si, gli Alpinisti sono egoisti. Bisognerebbe scriverci un libro.


gli alpinisti sono uomini
hai mai conosciuto uomini non egoisti?
è nella natura umana, yo, essere egoisti

forse gli alpinisti lo sono un pò di più perchè il rischio è più alto ....ma, non so


alpinisti, egoisti....
e...perchè non fatalisti?
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Messaggio  yo Mer Mar 28, 2012 8:29 pm

virgy ha scritto:

gli alpinisti sono uomini
hai mai conosciuto uomini non egoisti?
è nella natura umana, yo, essere egoisti

forse gli alpinisti lo sono un pò di più perchè il rischio è più alto ....ma, non so


alpinisti, egoisti....
e...perchè non fatalisti?

Ti prego lowell, chiamale persone, altrimenti la finiamo che gli Alpinisti sono tutti uomini-egoisti-maschilisti e puzzolenti
Shocked
O forse intendevi proprio dire che gli uomini sono più egoisti?
Saranno veramente così "dei duri"? (provocazione lecita)
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Messaggio  KAZAN1975 Mer Mar 28, 2012 8:31 pm

virgy ha scritto:
yo ha scritto:Ci sono persone che ti toccano di più, sarebbe ipocrita dire il contrario. Poi come fare i conti con questo è un altro bel mistero perchè non lo saprai mai finchè non ti tocca radicalmente, o come dice Maurizio, ti segna.
Vai a cercare tutte le cose che ha scritto quella persona per ancorarti ad una ingannevole sua permanenza ma ti accorgi presto che non hai perso il pesciolino rosso che stava sul tuo acquario.
Ecco, e questo dover fare i conti con questa persona che ti lascia misera, completamente scoperta e ancorata a qualcosa che ti riporti il più velocemente in questo mondo. Egoisti? Si, gli Alpinisti sono egoisti. Bisognerebbe scriverci un libro.


gli alpinisti sono uomini
hai mai conosciuto uomini non egoisti?
è nella natura umana, yo, essere egoisti

forse gli alpinisti lo sono un pò di più perchè il rischio è più alto ....ma, non so


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meno male che io appartengo alla categoria "suini" Cool
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Messaggio  virgy Mer Mar 28, 2012 8:34 pm

yo ha scritto:
virgy ha scritto:

gli alpinisti sono uomini
hai mai conosciuto uomini non egoisti?
è nella natura umana, yo, essere egoisti

forse gli alpinisti lo sono un pò di più perchè il rischio è più alto ....ma, non so


alpinisti, egoisti....
e...perchè non fatalisti?

Ti prego lowell, chiamale persone, altrimenti la finiamo che gli Alpinisti sono tutti uomini-egoisti-maschilisti e puzzolenti
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O forse intendevi proprio dire che gli uomini sono più egoisti?
Saranno veramente così "dei duri"? (provocazione lecita)


per uomini intendo persone
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Messaggio  yo Mer Mar 28, 2012 8:41 pm

mah, io non credo al fatalismo. Si, magari fatalisti poi lo si diventa, oggi a me e domani a te...no, non riesco ad ingoiarla questa cosa. Secondo me è proprio egoismo. Ma non è necessario fare una polemica su questo, l'egoismo non ha solo valore negativo, lo dice pure il Dalai Lama...e se lo dice Lui...
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Messaggio  KAZAN1975 Mer Mar 28, 2012 8:53 pm

yo ha scritto:mah, io non credo al fatalismo. Si, magari fatalisti poi lo si diventa, oggi a me e domani a te...no, non riesco ad ingoiarla questa cosa. Secondo me è proprio egoismo. Ma non è necessario fare una polemica su questo, l'egoismo non ha solo valore negativo, lo dice pure il Dalai Lama...e se lo dice Lui...
io non sono il dalai lama .. ma sono sostanzialmente daccordo con lui nella considerazione del valore assoluto.. il valore negativo lo assume prevalentemente nei sui effetti collaterali
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Messaggio  MauMau Mer Mar 28, 2012 11:27 pm

Yo io ti consiglio di leggere il libro di Anne Lauwert su Claude Barbier. Sebbene io dia l'impressione di essere cinico e freddo (ho perso naturalmente, come tutti gli alpinisti, parecchi compagni in montagna) ciò non mi ha impedito di commuovermi nella lettura di quelle pagine, che rappresentano il punto di vista di una donna che ha perso il suo compagno che ammirava e amava tantissimo e tenta di farsene una ragione. Io però ragiono e continuo a ragionare secondo il mio punto di vista, quello di chi mette a repentaglio la propria vita dando l'impressione di fregarsene dei suoi cari, non da quello di chi sta a casa ad aspettare. E' vero, siamo egoisti, ma se non lo fossimo non partiremmo mai. Non saremmo quello che siamo. Anne si sarebbe innamorata di Claude, se fosse stato un comunissimo poltronaro della domenica? Ho sempre vissuto con insofferenza questa ansia di chi stava a casa, quindi spesso ho preferito non dire dove andavo e cosa facevo. Tanto la quantificazione del rischio è difficile da fare per un alpinista, credo impossibile per chi sta a casa e non lo è. Questi reagisce emotivamente, al fatto che tu parti e alla consapevolezza che tu possa non tornare. Se non sa, sta più tranquillo
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Messaggio  luna Gio Mar 29, 2012 7:50 am

chi rimane a casa spesso spera e prega che il suo caro ritorni da te e dai tuoi figli. ma nello stesso tempo sa che non è lui che decide ma il destino. Il dolore che resta però è sempre troppo grande.
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Messaggio  buzz Gio Mar 29, 2012 8:01 am

Discuto spesso, con la mia compagna, di questo problema. Lei ritiene che quando si hanno figli non si abbia diritto di rischiare la vita.
Si, certo, la vita è a rischio in ogni cosa che facciamo. Usciamo di casa e possiamo essere investiti da un ubriaco che sbanda, o da un cornicione che si rompe. Per non parlare delle malattie.

Lei dice, ma è innegabile che fare alpinismo accresce il rischio.

Io rispondo, si, ma anche fumare, mangiare male, bere. Allora come la mettiamo?
Ogni cosa che facciamo, nella vita, è un consumare il nostro corpo e un avvicinarsi alla sua ineludibile fine. Dove sta il confine fra giusto e sbagliato, nella quantità?

Lei va in moto. Andare in moto non è, statisticamente, un accrescere il proprio margine di rischio? Solo nella zona di Roma muoiono per incidenti di moto una media di 3 persone al giorno. Incredibile eh?! Eppure è così.

Statisticamente la categoria più a rischio nelle casistiche del soccorso alpino mi pare siano i cercatori di funghi. E non quantitativamente, ma percentualmente. Ovvero incidenti per numero di praticanti.

Non si può fare il discorso che l'alpinismo è un'attività inutile. Anche andare in moto per diletto lo è. Anche andare in bici per tenersi in forma. Anche andare a funghi. Non si va certo a funghi per procurarsi il cibo necessario alla propria sopravvivenza.

Eppure l'alpinista che perde la vita in montagna viene anche colpevolizzato post mortem, se aveva figli o una compagna. E invece, stranamente, se aveva solo una madre o un padre o dei fratelli, no?

La vita di un genitore può essere distrutta, dalla morte di un figlio. Non è naturale, sopravvivere ai propri figli, si dice.
Eppure, abbastanza superficialmente, un giovane senza figli è considerato solo, e quindi libero di decidere della sua vita.

Non è così, ovviamente, e non è così mai. Non siamo mai soli del tutto. Lasciamo sempre, anche i peggiori fra noi, qualcuno a piangerci.

Quando è nata mia figlia ricordo di aver provato, nei primi tempi, una notevole contrazione della mia sensazione di libertà di muovermi in montagna. Prima semplicemente non ci pensavo, alle potenziali conseguenze sugli altri di un incidente occorso a me. Da quel momento ho iniziato a pensarci, mi vedevo mia figlia che cresceva e chiedeva perché lei non aveva un padre. L'immagine mentale era insostenibile. Mi condizionava in tutto quello che facevo.

Poi però mi sono abituato. Gli uomini si abituano a tutto.
Piano piano ho imparato a convivere con questa nuova condizione di padre. Sono tornato a non pensare più, se non a freddo, alle conseguenze di un incidente. Allora ho fatto un'assicurazione: almeno quello, ho pensato.

Negli anni poi, le condizioni psicologiche degli individui variano. La condizione di padre può anche passare in secondo piano di fronte a certe traversie della vita. Se sei fortunato e tuo figlio non necessita di particolari attenzioni ovviamente, ovvero se non richiama su di sé tutte le tue energie. Altrimenti, credo, tutto passerebbe in secondo, in terzo piano.
E così, la vita riprende a scorrere e si riaffacciano prepotenti altre necessità.
Possiamo anche chiamarle egoiste, nel senso che sono necessità che abbiamo per noi stessi. Ma è un egoismo sano e utile, credo. A meno che non si voglia, come in certe mistiche orientali, spogliarsi totalmente dalle passioni, dal superfluo, dalla vanità.

Le passioni, come l'alpinismo, ci fanno rivolgere un occhio verso noi stessi. Possono anche riempire il nostro ego delle necessità dell'apparire, colmano degli squilibri, placano delle inquietudini. Ma come possiamo essere perfetti?

Chi è il genitore perfetto? Io credo che dovrebbe essere una persona serena, pienamente consapevole di se stesso, totalmente scevra di passioni, realizzato e privo di frustrazioni, ambizioni, rimorsi, rancori.
Perché queste sono tutte cose che senza rendercene conto rovesciamo sui nostri figli. E li condizioniamo per la vita. Li costruiamo.

Esiste?
Nemmeno per sogno.

Il destino, questa forza cieca e bruta, non esiste nella morte di un alpinista solo nell'attimo in cui cade il seracco.
Esiste fittamente intrecciato nelle vite, sua e di quelli che ha attorno. Se non fosse stato l'uomo che era, l'alpinista, con le sue passioni, le sue inquietudini, i suoi sogni, le sue ambizioni... non avrebbe attirato a sé quella donna che poi gli ha dato un figlio.
Quel figlio è figlio di quel destino, di quelle passioni.
Come quell'alpinista è figlio di genitori che, in un modo o nell'altro, sono stati determinanti, nel formare quell'individuo che cerca in montagna... qualcosa.

Non si può sfuggire alle proprie responsabilità, si dice. E si colpevolizza con questo chi sembra abbia abbandonato il proprio posto accanto a una compagna, crescendo un figlio, per inseguire un sogno.

Ma non si può nemmeno sfuggire al proprio destino. Se la tua vita era stata costruita per inseguire quel sogno.
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Messaggio  virgy Gio Mar 29, 2012 8:26 am

...e non si sfugge al proprio destino, neppure se la vita non è stata costruita per inseguire un sogno.
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Messaggio  MauMau Gio Mar 29, 2012 8:30 am

Buzz ha scritto:
Quando è nata mia figlia ricordo di aver provato, nei primi tempi, una notevole contrazione della mia sensazione di libertà di muovermi in montagna. Prima semplicemente non ci pensavo, alle potenziali conseguenze sugli altri di un incidente occorso a me. Da quel momento ho iniziato a pensarci, mi vedevo mia figlia che cresceva e chiedeva perché lei non aveva un padre. L'immagine mentale era insostenibile. Mi condizionava in tutto quello che facevo.

io questa paura l'ho vissuta al contrario. Non volevo avere figli perchè avevo paura di perderli. Paura che nascessero non sani, paura che si ammalassero, o che morissero giovani. Per me è stato un grande sforzo superare queste paura ed accettare che la vita fosse la loro, non la mia. E' molto difficile razionalizzare un amore come quello che può essere tra genitore e figlio. Forse ci riesce meglio un padre che una madre. Ma se ci riesci, sei già a buon punto per accettare che i tuoi figli facciano poi qualcosa che tu ritieni rischioso, almeno oltre il dovuto. Come dicevo, ho fatto camminare mia figlia sulla cresta tra i breithorn il primo giorno che ha messo i ramponi ed ho dovuto fare una scelta, in pochi secondi. Non è stato facile, mi sono assunto una responsabilità più grande di me, ma l'ho fatto d'istinto. Quando mia figlia ha visto i video di base jumping. Ha detto: "che figata! Mi piacerebbe moltissimo farlo" Alla mia compagna le si è rizzato il pelo :mrgreen: ed ha detto subito, d'istinto: "non se ne parla nemmeno". Io non ho detto niente. Ho paura, ho paura anche io, come tutti. Ma forse quell'accettare sin dall'inizio che fosse la sua vita, prima di mettere quello spermatozoo, che per me è stata una scelta consapevole e ragionata, mi aiuterà ad accettare anche questo, se lei vorrà Wink
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Messaggio  fabri Gio Mar 29, 2012 9:30 am

Buzz ha scritto:.....
Il destino, questa forza cieca e bruta, non esiste nella morte di un alpinista solo nell'attimo in cui cade il seracco.
Esiste fittamente intrecciato nelle vite, sua e di quelli che ha attorno. Se non fosse stato l'uomo che era, l'alpinista, con le sue passioni, le sue inquietudini, i suoi sogni, le sue ambizioni... non avrebbe attirato a sé quella donna che poi gli ha dato un figlio.
Quel figlio è figlio di quel destino, di quelle passioni.
Come quell'alpinista è figlio di genitori che, in un modo o nell'altro, sono stati determinanti, nel formare quell'individuo che cerca in montagna... qualcosa.

Non si può sfuggire alle proprie responsabilità, si dice. E si colpevolizza con questo chi sembra abbia abbandonato il proprio posto accanto a una compagna, crescendo un figlio, per inseguire un sogno.

Ma non si può nemmeno sfuggire al proprio destino. Se la tua vita era stata costruita per inseguire quel sogno.

condivido pienamente....

Mau ha scritto:...Ho sempre vissuto con insofferenza questa ansia di chi stava a casa, quindi spesso ho preferito non dire dove andavo e cosa facevo. Tanto la quantificazione del rischio è difficile da fare per un alpinista, credo impossibile per chi sta a casa e non lo è. Questi reagisce emotivamente, al fatto che tu parti e alla consapevolezza che tu possa non tornare. Se non sa, sta più tranquillo

faccio anche io così, lo faccio anche adesso sia che vada a far cose tranquille che meno..... so che comunque la preoccupazione di chi resta a casa è la stessa....

nel tempo si è radicata anche l'abitudine del "nessuna notizia, nessuna telefonata, nessun orario certo di ritorno" , all'inizio è accaduto che la mancanza di notizie per problemi banali (scordato telefono, ritardo fisiologico etc..) abbia provocato grossi spaventi, inutilmente. E' stata lei a chiedermi questo.
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