Patrick Edlinger
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Re: Patrick Edlinger
ma lungi da me giudicare. In genere tendo a essere indulgente con i campioni in disgrazia, anche quando si tratta di cose considerate più "gravi" del semplice bere. Ad esempio ieri ho sentito delle cose alla radio su Armstrong che mi hanno dato fastidio. Io di lui non so nulla di nulla e da un po' non seguo più il ciclismo, ma mi dà comunque fastidio che prima si sia campioni e poi di colpo delinquenti bastardi. Bisogna vedere, bisognerebbe sapere meglio...
Re: Patrick Edlinger
perchè ho imparato che anche nel mondo dell'alpinismo molto spesso quello che sembra lindo, puro e fighissimo poi non lo è, e viceversa
Re: Patrick Edlinger
Purtroppo la conoscenza delle persone è un fatto del tutto relativo anche a livelli di confidenza elevati.
Senza voler parlare per paradossi o esagerazioni, ultimamente mi sto rendendo conto di quante cose ancora non conosco di me stesso, per il semplice fatto che vicende ultime di vita mi hanno fatto reagire in modi e dire cose che non pensavo.
In relazione a questo, penso che una persona che mi dovesse descrivere, ancorché vicina a me, su certe cose potrebbe sbagliarsi.
Tutto questo per dire che fare delle considerazioni sull'uomo può avere quasi sempre diversi gradi di approssimazione.
A che grado diventa giusto parlarne? La risposta per quanto mi riguarda è tutt'altro che semplice.
Anche perché l'uomo tende, per indole della specie, a giudicare sempre, anche se sa che non ha elementi sufficienti perché il giudizio possa essere ragionevolmente fondato.
Magari tale giudizio se lo tiene per sé, ma l'uomo tende a giudicare e valutare qualsiasi situazione e informazione gli viene data.
Che questo sia giusto o meno, sinceramente non riesco a capirlo, non ho la risposta.
Tornando a Edlinger, in particolare le sue vicende di vita mi fanno una certa impressione se paragonate a quel che dice nell'ultima parte dell'intervista per il Trento Film Festival, la parte in cui parla del condizionamento mentale dell'arrampicata (che paragona all'esecizio dello yoga), della pace interiore, dell'insegnamento dell'arrampicata e della libertà.
Paragonando questi due estremi ti puoi rendere conto come sia complessa la natura umana.
Dentro di me spero sempre di avere una risposta che mi porti a migliorare la mia vita e la mia visione della stessa, ma comprendo che sia quasi impossibile per me trovare risposte di questo tipo.
Certo è che è già parecchio "ingaggiante" aver nella testa queste domande.
Senza voler parlare per paradossi o esagerazioni, ultimamente mi sto rendendo conto di quante cose ancora non conosco di me stesso, per il semplice fatto che vicende ultime di vita mi hanno fatto reagire in modi e dire cose che non pensavo.
In relazione a questo, penso che una persona che mi dovesse descrivere, ancorché vicina a me, su certe cose potrebbe sbagliarsi.
Tutto questo per dire che fare delle considerazioni sull'uomo può avere quasi sempre diversi gradi di approssimazione.
A che grado diventa giusto parlarne? La risposta per quanto mi riguarda è tutt'altro che semplice.
Anche perché l'uomo tende, per indole della specie, a giudicare sempre, anche se sa che non ha elementi sufficienti perché il giudizio possa essere ragionevolmente fondato.
Magari tale giudizio se lo tiene per sé, ma l'uomo tende a giudicare e valutare qualsiasi situazione e informazione gli viene data.
Che questo sia giusto o meno, sinceramente non riesco a capirlo, non ho la risposta.
Tornando a Edlinger, in particolare le sue vicende di vita mi fanno una certa impressione se paragonate a quel che dice nell'ultima parte dell'intervista per il Trento Film Festival, la parte in cui parla del condizionamento mentale dell'arrampicata (che paragona all'esecizio dello yoga), della pace interiore, dell'insegnamento dell'arrampicata e della libertà.
Paragonando questi due estremi ti puoi rendere conto come sia complessa la natura umana.
Dentro di me spero sempre di avere una risposta che mi porti a migliorare la mia vita e la mia visione della stessa, ma comprendo che sia quasi impossibile per me trovare risposte di questo tipo.
Certo è che è già parecchio "ingaggiante" aver nella testa queste domande.
nicola- Messaggi : 31
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Re: Patrick Edlinger
buzz ha scritto:
Io quello che ho imparato, è che nelle azioni di tutti gli uomini, che siano personaggi pubblici o meno, che siano miti o degli sconosciuti, la motivazione che sottende l'azione può essere completamente diversa da quella che tu tendi ad immaginare.
Perché nell'atto dell'immaginare, operi un trasfert: metti te stesso al posto di quella persona. Pensi quale potrebbe essere la motivazione che ti ha portato a quell'azione e se la ritieni plausibile la cuci addosso a quello.
Ma potrebbe essere totalmente sbagliata.
questo io la trovo una cosa molto interessante.
Mi è capitato negli ultimi tempi di vedere interviste in televisione o assistere a conferenze di persone che conoscevo personalmente. Sentendole ho pensato "ma lui non è così!! E' tutto il contrario!!" Oppure: ma chissà che idea si fa la gente di lui sentendo queste cose! Il che non vuol dire che il suddetto personaggio lo faccia apposta, a sembrare quello che non è, o sia un ipocrita. Oppure, per le cose che scrive Nicola, potrei essere io a non aver capito nulla di lui. Sta di fatto che la cosa mi ha fatto riflettere e in generale prendere le distanze dall'immagine pubblica di certi personaggi
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Re: Patrick Edlinger
Tra l'altro ho riguardato ora gli spezzoni de "la grande cordata" in cui c'è Edlinger.
Alla parte in cui si riprendono sorridenti sulla cima della ovest di lavaredo ho dovuto stoppare, mi venivano le lacrime.
Per un attimo ho pensato: che Berhault l'abbia voluto con sé di proposito Edlinger, come tentativo "terapeutico" ?
Alla parte in cui si riprendono sorridenti sulla cima della ovest di lavaredo ho dovuto stoppare, mi venivano le lacrime.
Per un attimo ho pensato: che Berhault l'abbia voluto con sé di proposito Edlinger, come tentativo "terapeutico" ?
nicola- Messaggi : 31
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Re: Patrick Edlinger
questa frase mi ha colpito. e molyo...se vuoi aggiungere altro mi piacerebbe lo facessi.MauMau ha scritto:sarà. ma è proprio quello che io non riesco a fare. ricordare solo la sua bellezza. Un uomo è un uomo, non è solo la sua immagine patinata. L'8c, il film, il campione di cui andare fieri. Ha fatto, ha detto, ha vinto... tutte queste cose appartengono ad un tempo effimero. Tutto il resto, che viene dopo, non interessa. Ma a me si.
Per me Patrik è solo uno delle riviste di quando nelle riviste guardavo la montagna facile e non le cose estreme. Non mi interessava, non capivo...capivo le cime più alte innevate, le grandi pareti i grandi spazi. Ma sicuramente mi sbaglio, forse lui era anche questo, solo che io lo ignoro, anche se a me oggi lo ricordo solo come l'immagine di un forte climber. Forse il più forte dei suoi tempi.
Ma come ha detto MauMau, c'e' sempre un dopo. Il mito rimane, questo è certo, e a prescindere di come sia morto. Ma sono corioso del pensiero di MauMau, lo vedo come spunto anche perchè, penso, che anche lui rifletta su questo (mi capita a me, immagino a lui!) di cos'è la vita oltre l'arrampicata, l'alpinismo, la roccia, la neve...
Frentano- Messaggi : 178
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Re: Patrick Edlinger
non so che dirti Frentano. Ragionare su queste cose è un po' come parlare della vita oltre la morte. Io ho un atteggiamento agnostico verso questi temi, preferisco vivere, poi si vedrà. Ho avuto un grave incidente anni fa in cui sono passato dal pensare a sopravvivere all'immobilità. Ma il tutto è durato solo pochi mesi, poi ho riniziato. Il brutto so, per l'esperienza di alcuni amici, che viene dopo. Quando ti rendi conto che non puoi più essere quel che eri, quando vedi il tuo fisico inflaccidirsi. Noi "sportivi" abbiamo in genere un rapporto particolare con il nostro fisico, senza contare che abbiamo estremamente bisogno di muoverci, di sentirci in forma, di sentirci stanchi. Se tutte queste cose vengono a mancare, specialmente quando hai impostato la vita su questo, allora è dura. A questa devi aggiungere poi che chi è una persona conosciuta, non dico un mito come PE, soffre ancora di più il lato psicologico di non essere più riconosciuto, amato etc. Naturalmente tutti noi non abbiamo mai smesso di amare PE, ma non è questo. Lui probabilmente lo sente diversamente, perchè si instaura un rapporto diretto tra il tuo fisico, quello che sei o sembri essere, ed il riconoscimento che hai. Se ti senti brutto, inadeguato, scarso, allora pensi di non meritare più il successo, quindi ti isoli, ti deprimi, tendi a chiuderti. Ti sembra che tutto quello che hai ricevuto sia immeritato. Oppure vivi sul passato. Ho un amico che è in questa situazione e son cose brutte. Vorresti fare qualcosa ma non sai bene cosa...
buzz- Messaggi : 7223
Data d'iscrizione : 25.11.11
Re: Patrick Edlinger
Tema delicato. Occorre prepararsi. Sapere che succederà. Insomma, "allenarsi" per quando ... non ci si potrà più allenare. Per quando il recinto in cui ci si muove sarà diverso. Soprattutto in Oriente questo si fa. Non è facile, siamo un po' tutti drogati dal "performismo" occidentale, nel lavoro, nello sport, nel milieu sociale. Però è possibile disintossicarsi. Rimanere vivi come e più di prima.
Ospite- Ospite
Re: Patrick Edlinger
Non è semplice spiegare ai giovani chi era Patrick Edlinger. I suoi video su YouTube, visti con gli occhi di oggi, risultano magari lenti e noiosi. Ma per noi che non avevamo altro che quelle videocassette, erano, semplicemente, la rivoluzione. La liberazione dai confini che l'arrampicata e l'alpinismo, fino ad allora, si erano messi da soli. Vedere Le Blond scalare slegato a Buoux, con una naturalezza impressionante, pareti apparentemente lisce, ha significato per noi quello che forse adesso Adam Ondra significa per i ragazzi di oggi: l'abbattimento dei limiti. Ancora più di Wolfgang Gullich, più concentrato sulla massima difficoltà: Patrick era un mago dell' a-vista: si adattava sulla roccia in un modo che non si era mai pensato prima.Rane, lolotte, appigli microscopici valorizzati con una leggerezza inedita. E poi la natura, sempre presente in ogni suo video in ogni sua foto, senza necessità di una cima. Patrick è stato il gesto, non il grado. Anche se per un lungo periodo è stato indubbiamente il più forte del mondo. Ma proprio perché ha rappresentato il gesto è stato indubbiamente il più ispiratore di tutti i tempi. La sua B-side non era facile: scalava con pochi amici sulle falesie di casa, ma non amava le occasioni in cui era contornato da grandi folle, anche quando erano lì per osannarlo. Aveva talvolta comportamenti oltre i limiti dell'irritante, tanto da allontanare più di uno degli sponsor che gli erano rimasti. Ma questo era lo specchio di un disagio interiore, che negli ultimi anni Patrick aveva purtroppo soffocato nelle bottiglie. Ma di lui, francamente, adesso resta solo il meglio: "Arrampicare", il primissimo manuale di allenamento per il nostro sport; anni di uscite di Rock'n'Wall, una delle più belle e rivoluzionarie riviste del settore, che è ancora un piacere riguardare oggi e che conservo con rigore archivistico. Lui ne era direttore, editoriale e artistico. E poi a me resta il bellissimo ricordo di noi due in sosta, congelati, in mezzo alla Cassin alla Ovest di Lavaredo, durante il tour delle Alpi di Patrick Berhault. Ridevamo, gridavamo per scaldarci "Putain de merde!" dal freddo che faceva; Patrick sfregava le tanto invidiate dita e soffiava nelle scarpette esattamente come tutti noi umani. AGD
http://pareti.it/47-editoriale/361-il-mio-ricordo-di-patrick
buzz- Messaggi : 7223
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Re: Patrick Edlinger
ho dovuto mettere gli occhiali per leggerlo, tanto è scritto piccolo, ma ne è valsa la pena. Bravo Agd!
Re: Patrick Edlinger
questa frase è bellissima
E poi la natura, sempre presente in ogni suo video in ogni sua foto, senza necessità di una cima.
Ospite- Ospite
Re: Patrick Edlinger
Fo3-The Awakening ha scritto:questa frase è bellissimaE poi la natura, sempre presente in ogni suo video in ogni sua foto, senza necessità di una cima.
è bello tutto il pezzo. altrochè. bello da piangere.
c'è dentro il perchè molti di noi - di qualsiasi livello - sono così ammalati di montagna, o di arrampicata, o di Natura.
e bisognerebbe, per una volta ancora, rimuovere certi tabù medievali, come hanno egregiamente scritto buzz e mau nei post precedenti
biemme- Messaggi : 2252
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Re: Patrick Edlinger
per me era stato uno shock vedere Dever di Berhault. Un film che oggi farebbe addormentare, come dice bene Agd, ma per me fu ai tempi un capolavoro
Re: Patrick Edlinger
il fatto è che la tanto vituperata "eleganza", soppiantata nei novanta dall'"efficacità", per noi era veramente un valore. Veder salire cose impossibili senza faticare era a quei tempi il massimo, questo significava l'abbattimento dei limiti di cui parla AGD. Non il numero, come lo si intende oggi. Per noi comuni mortali che si trattasse di 7c o 8a, era lo stesso. Non faceva differenza. Ma è il come lo si faceva che contava. Un imprinting che fatichiamo ancora a toglierci di dosso, e che dobbiamo soprattutto a Berhault ed Edlinger...
Re: Patrick Edlinger
MauMau ha scritto:il fatto è che la tanto vituperata "eleganza", soppiantata nei novanta dall'"efficacità", per noi era veramente un valore. Veder salire cose impossibili senza faticare era a quei tempi il massimo, questo significava l'abbattimento dei limiti di cui parla AGD. Non il numero, come lo si intende oggi. Per noi comuni mortali che si trattasse di 7c o 8a, era lo stesso. Non faceva differenza. Ma è il come lo si faceva che contava. Un imprinting che fatichiamo ancora a toglierci di dosso, e che dobbiamo soprattutto a Berhault ed Edlinger...
la mia passione per l'arrampicata è nata molto dopo Edlinger, quindi non avevo mai visto questi filmati.
Ma cadono a fagiolo, perché proprio qualche giorno fa avevo commentato un filmato su FB girato a RRG, e mi ero permesso di dire che non mi piaceva. Solo lanci e lancetti, movimenti violenti, e tutte le parti di raccordo, quelle più "di movimento" e dinamiche (e di conseguenza eleganti) nel montaggio veniva tagliate o (peggio) accelerate.
A vedere oggi (per la prima volta) i filmati di Edlinger ritrovo quello che (a me) piace dell'arrampicata, e mi ritrovo completamente nel commento di MauMau.
mork- Messaggi : 1446
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Re: Patrick Edlinger
MauMau ha scritto:il fatto è che la tanto vituperata "eleganza", soppiantata nei novanta dall'"efficacità", per noi era veramente un valore. Veder salire cose impossibili senza faticare era a quei tempi il massimo, questo significava l'abbattimento dei limiti di cui parla AGD. Non il numero, come lo si intende oggi. Per noi comuni mortali che si trattasse di 7c o 8a, era lo stesso. Non faceva differenza. Ma è il come lo si faceva che contava. Un imprinting che fatichiamo ancora a toglierci di dosso, e che dobbiamo soprattutto a Berhault ed Edlinger...
fantastico!!!
federica boifava- Messaggi : 373
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Re: Patrick Edlinger
federica boifava ha scritto:MauMau ha scritto:il fatto è che la tanto vituperata "eleganza", soppiantata nei novanta dall'"efficacità", per noi era veramente un valore. Veder salire cose impossibili senza faticare era a quei tempi il massimo, questo significava l'abbattimento dei limiti di cui parla AGD. Non il numero, come lo si intende oggi. Per noi comuni mortali che si trattasse di 7c o 8a, era lo stesso. Non faceva differenza. Ma è il come lo si faceva che contava. Un imprinting che fatichiamo ancora a toglierci di dosso, e che dobbiamo soprattutto a Berhault ed Edlinger...
fantastico!!!
lo provi ancora adesso, vero? Ti capisco, ma non è grave...
Re: Patrick Edlinger
sì, bello il pezzo di AGD
e belli anche i post di questo topic!
Ultima modifica di virgy il Mar Nov 20, 2012 4:12 pm - modificato 1 volta.
virgy- Messaggi : 3250
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Re: Patrick Edlinger
Non avevo mai visto prima di ieri il video in cui viene comparata la salita di Gullich a quella di Edlinger alla gara dell'89. L'ho trovato molto "didattico".
nicola- Messaggi : 31
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Località : Massa
Re: Patrick Edlinger
Si.AGD ha scritto:Patrick è stato il gesto, non il grado
Gullich è "il grado", Edlinger "il gesto".
Eleganza si, ma non fine a se stessa ("Piacere ed efficacia del movimento giusto", cito a memoria una didascalia del "suo" libro).
Azzardo a dire che quello che lo distingueva dagli altri, la sua caratteristica peculiare, era la grandissima flessibilità articolare: schiena, anche, ginocchia, caviglie snodatissime gli permettevano di essere sempre incollato alla roccia.
Nel "suo" libro insiste molto sull'allenamento di questa qualità, che oggi sembra dimenticata (tutti pensano al pan gullich o al boulder).
funkazzista- Messaggi : 430
Data d'iscrizione : 15.03.12
Re: Patrick Edlinger
MauMau ha scritto:il fatto è che la tanto vituperata "eleganza", soppiantata nei novanta dall'"efficacità", per noi era veramente un valore. Veder salire cose impossibili senza faticare era a quei tempi il massimo, questo significava l'abbattimento dei limiti di cui parla AGD. Non il numero, come lo si intende oggi. Per noi comuni mortali che si trattasse di 7c o 8a, era lo stesso. Non faceva differenza. Ma è il come lo si faceva che contava. Un imprinting che fatichiamo ancora a toglierci di dosso, e che dobbiamo soprattutto a Berhault ed Edlinger...
Questo mi ricorda un bellissimo concetto studiato di un testo rinascimentale studiato a scuola: quello della sprezzatura, contrapposta all'affettazione. Si sosteneva che avesse più valore fare una cosa difficile, facendola apparire facile e naturale, piuttosto che farlo mostrando di sforzarsi. Penso che sia lo stesso in questo paragone: Edlinger era la "sprezzatura" e Gullich o quelli venuti dopo "l'affettazione"
gug- Messaggi : 133
Data d'iscrizione : 13.03.12
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