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Cesare Maestri: monologo sulla parete sud-ovest della Marmolada - da westcrack.com

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050612

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Cesare Maestri: monologo sulla parete sud-ovest della Marmolada


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Parete sud-ovest della Marmolada


"Le sette. Le sette del tre ottobre. Già il mio compagno si era allontanato dall' attacco lasciando sul ghiaione due lunghe strisce scure..."
Una normale giornata in montagna se non fosse che erano le sette del tre ottobre 1954 e chi scriveva queste righe era Cesare Maestri colui che molti anni dopo compí la prima salita del Cerro Torre.
Ho sotto le mani una Rivista del CAI del 1955, la prima di una raccolta regalatami da un amico e come primo articolo trovo subito qualcosa d' interessante.
"...mi innalzavo velocemente quasi volessi porre, nel minor tempo possibile, la massima distanza tra me e la ghiaia..."
Scorro subito le pagine della rivista per capire di che via si parla. Niente! Poi mi accorgo di un asterisco sotto il titolo che porta ad una piccola didascalia probabilmente aggiunta dall'editore:
"*Sulla via Soldà-Conforto aperta il 29 - 31 agosto 1936, Cesare Maestri ha compiuto, il 3 - 4 ottobre 1954, l'ascensione solitaria qui descritta."
A quel tempo Maestri era già diventato il Ragno delle Dolomiti e aveva stupito tutti per la sua velocità e per le sue solitarie, aveva 24 anni.
"...Mangio una delle due tavolette di cioccolato e una parte dei due etti e mezzo di zucchero. C'è il sole. mi stendo sulla cengia e riposo..."
Dopo questo riposo, che contrasta non poco con i non-stop ai quali siamo abituati, il Ragno delle Dolomiti riparte e affronta passaggi in artificiale usando le staffe ma senza corda, poi passa alla libera:
"...Qui non si tratta di salire, ma di non cadere...Sento il piacere di arrampicare coi miei soli mezzi. Vorrei urlare al mio compagno che arrampico senza chiodi, e sono libero..."
Considerato che lo dice colui che anni dopo fu giudicato come il profanatore del Torre questa affermazione fa sorridere e mostra un Maestri differente da come fu poi descritto, ma anche autodescritto visto che anche a lui piaceva provocare.
"...Quaranta metri. Due ore e mezzo. Ma le ore non contano, quassù il tempo vale come spazio nel quale possono succedere uno o più di mille fatti..."
Il Ragno delle Dolomiti continua affermando che si muove troppo lentamente ma in verità ormai si trovava a cento metri dalla cima su un facile camino quando improvvisamente si accorge che ormai è buio. Ridiscende per alcuni metri e cerca una cengia dove passare la notte e dopo undici ore di arrampicata si ferma. È bagnato fradicio a causa delle piccole cascate che ha dovuto attraversare e il poco mangiare che ha in tasca è ormai inutilizzabile.
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Cesare Maestri
"...Sono le diciotto del tre ottobre. Infilo i guanti, mi tiro su il capuccio della giacca a vento e..."
E si prepara a passare il primo bivacco solitario in montagna con il cielo che comincia a riempirsi di nuvoloni neri e Maestri comincia seriamente a preoccuparsi.
"...Penso che sia mezzanotte; e se non lo fosse? Se fossero soltanto le nove?...Un rumore continuo. Subito non capisco bene; metto la testa fuori dell'impermeabile: piove...Ricado nel dormiveglia. Fa molto freddo, la pioggia si tramuta in neve. Tutto è diventato bianco..."
Il primo bivacco di Maestri ormai è finito comincia ad albeggiare ma la neve ricopre tutto, quindi decide d'usare la corda che ha con se. E qui viene fuori la forza di volontà che contraddistinse la carriera alpinistica di Maestri.
"...Un difficile passaggio verso destra e le difficoltà dovrebbero essere finite..."
E invece il facile camino finale è incrostato di ghiaccio:
"...userò la tecnica del ghiaccio. Un lavoro estenuante di mazzetta mi attende. Dieci, venti, colpi per ogni scalino..."
Oggi probabilmente pochi sarebbero in grado di uscire in cima in queste condizioni senza l'uso di due picche, ramponi e chiodi da ghiaccio, ma non Maestri che continua, arriva sulle facili rocce terminali ed esce in cima nel bel mezzo della bufera.
"...Quassù non c'è che vento, neve, freddo...No non sono solo. Con me questa notte c'era il mondo. Perchè l'uomo può fuggire o sfuggire, ma non sarà mai solo...Io sono uno, non l'unico..."
Abituati all'ermetismo dei moderni climbers queste considerazioni lasciano intravedere molto di ciò che la montagna voleva dire per quest' uomo, che mai in tutto l' articolo menziona gradi o metri di dislivello.
"...Mi alzo. Raccolgo stancamente la corda e la mia volontà. Il rifugio è lontano; mi avvio verso la salvezza. Mentre sulla cima il vento si rotola sulla neve.
Cesare Maestri
(CAI Sez. SAT - Trento)"
Un ringraziamento speciale a Tito che con il suo regalo ha reso possibile questo articolo.
Alessandro Gasparini
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Alespot

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