Un pensiero per Ivan
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Re: Un pensiero per Ivan
ma cosa è successo?
schen- Messaggi : 715
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Re: Un pensiero per Ivan
Non conosco dettagli, ma temo che il senso del messaggio sia purtroppo chiaro...
E mi associo al pensiero di caio
E mi associo al pensiero di caio
Batman- Messaggi : 367
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Re: Un pensiero per Ivan
anche a me piacerebbe sapere che è successo, dato che in rete non si trova nulla Conosco Ivan e in rubrica non ho il telefono di Annelise per chiedere...
Re: Un pensiero per Ivan
Annelise l'ha sentita Luisa.. pare sia stato trovato nella sua auto, a Piantonetto.. non so che dire, non so ancora bene cosa sia accaduto. E' tristissimo.
schen- Messaggi : 715
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Re: Un pensiero per Ivan
questo quello che ho scritto questa mattina
"Quando ho saputo che ieri Ivan Negro ci ha lasciati, non ho potuto fare a meno di concludere che era una persona a cui volevo bene, pur senza averla mai frequentata. Ci incontravamo ogni tanto in qualche occasione, come l’anno scorso al meeting in Orco. Un ciao, ciao, quattro battute, un sorriso, come se ci vedessimo da sempre. Perché a volte tra gli alpinisti basta un semplice gesto perché qualcosa cambi nella vita. Certe giornate in montagna sono scivolate via dalla memoria, altre te le ricordi bene come fossero ieri, forse perché ti hanno segnato, forse perché hai conosciuto persone speciali.
Era la primavera dell’84 e con un amico eravamo andati a tentare la prima ripetizione della via “O sole Mio” al Gran Capucin, che era stata appena aperta da Michel Piola la settimana prima. E noi volevamo fortemente essere i primi a farlo. C’era ancora molta neve ed avevamo portato gli sci. Raggiunto l’attacco li avevamo lasciati alla base e risalito il pendio di ghiaccio sino all’attacco. Non avevamo nessuna relazione – avevamo fatto tutto in gran segreto per arrivare prima degli altri - e, a naso, cominciai a salire per diedri e fessure di IV e V grado dove pensavo fosse la via. Ma non trovavo traccia di passaggio ed inoltre faceva veramente molto freddo, perché eravamo ancora all’ombra del Trident., incastrati nel couloir Mi ricordo che arrampicavo con i guanti, ma non avevo guanti tecnici, ma semplici e grossolane moffole fatte all’uncinetto da mia nonna. Misi un nut in una fessura, risalii una lastra, ma quando ne acchiappai il bordo superiore questa si mosse. In un attimo realizzai che stavo cadendo e non ce l’avrei fatta più a recuperare. Il masso stava cadendo con me e vidi nettamente sfilarsi il nut che avevo messo, alla base della lastra. Gridai terrorizzato, ma dopo 7/8 metri di volo ero appeso ad una sola corda, l’altra si era tranciata intorno ad uno spuntone. Sembravo tutto intero, anche se dolorante. Mi guardai le mani, le mie moffole erano completamente consumate e avevo il pollice con un grande ematoma viola.
Ci calammo sino alla base e poi agli sci. Il mio compagno era piuttosto seccato di dover rinunciare e così ad un certo punto mi disse con tono determinato “Ti spiace se io torno per il ghiacciaio a Chamonix? Almeno mi faccio la discesa e non perdo la giornata”. Ero costernato così gli dissi di andare, avrei ripreso la funivia e ci saremmo rivisti a Courmayeur. Cominciai a risalire da solo il ghiacciaio, lentamente, perché ero un po’ tutto rotto dal volo. Non c’era nessuno ma prima del Col Flambeaux incontrai due alpinisti. Li salutai frettolosamente ma uno dei due, una donna, si girò. “Maurizio!” Era Annelise, in compagnia di un uomo dagli occhi chiari che non conoscevo. Con Annelise mi ero scambiato qualche lettera perché l’ammiravo ed ero molto attratto ed incuriosito dalle brave alpiniste ma, mi sembra di ricordare, non la conoscevo di persona. Imbarazzato, feci per sganciarmi e proseguire, ma loro mi chiesero dove andassi tutto solo. Allora raccontai loro l’accaduto e come il mio compagno fosse sceso per conto suo a Chamonix.
“Puoi scendere con noi dal Toula”, disse quell’uomo, “noi solo non ti lasciamo”. A quei tempi ero molto timido e cercai di rifiutare il loro invito, ma alla fine fui costretto ad accettare. Scendemmo dal ghiacciaio con gli sci, più di 2000 metri di discesa, che però non mi gustai molto. Ricordo che furono molto gentili con me, come se mi conoscessero da sempre. Una volta a Courmayeur, mi accompagnarono dai carabinieri per denunciare l’incidente ed aspettare il mio amico. I carabinieri mi fecero un sacco di domande e non volevano credere alla mia versione dell’incidente. Più tardi, fui accompagnato all’ospedale di Aosta, dove medicarono le mie ferite.
Quel giorno, da Ivan e Annelise, imparai un cosa banale. In montagna esiste prima di tutto l’altruismo, tutto il resto viene dopo. In un ricordo di Ivan pervenutomi ieri sera, leggo che era un “buono”. Ebbene io lo ricordo così, come una persona che della montagna aveva capito i valori più profondi ed aveva saputo trasmetterli anche a giovani ragazzi un po’ egoisti quale ero io in quegli anni. Allegata alla mail, che ne annunciava la scomparsa, c’era questa foto che gentilmente mi hanno concesso di pubblicare. Ritrae Ivan e Annelise oggi, nello stesso esatto punto in cui li incontrai io quel giorno del 1984. Le coincidenze della vita…"
"Quando ho saputo che ieri Ivan Negro ci ha lasciati, non ho potuto fare a meno di concludere che era una persona a cui volevo bene, pur senza averla mai frequentata. Ci incontravamo ogni tanto in qualche occasione, come l’anno scorso al meeting in Orco. Un ciao, ciao, quattro battute, un sorriso, come se ci vedessimo da sempre. Perché a volte tra gli alpinisti basta un semplice gesto perché qualcosa cambi nella vita. Certe giornate in montagna sono scivolate via dalla memoria, altre te le ricordi bene come fossero ieri, forse perché ti hanno segnato, forse perché hai conosciuto persone speciali.
Era la primavera dell’84 e con un amico eravamo andati a tentare la prima ripetizione della via “O sole Mio” al Gran Capucin, che era stata appena aperta da Michel Piola la settimana prima. E noi volevamo fortemente essere i primi a farlo. C’era ancora molta neve ed avevamo portato gli sci. Raggiunto l’attacco li avevamo lasciati alla base e risalito il pendio di ghiaccio sino all’attacco. Non avevamo nessuna relazione – avevamo fatto tutto in gran segreto per arrivare prima degli altri - e, a naso, cominciai a salire per diedri e fessure di IV e V grado dove pensavo fosse la via. Ma non trovavo traccia di passaggio ed inoltre faceva veramente molto freddo, perché eravamo ancora all’ombra del Trident., incastrati nel couloir Mi ricordo che arrampicavo con i guanti, ma non avevo guanti tecnici, ma semplici e grossolane moffole fatte all’uncinetto da mia nonna. Misi un nut in una fessura, risalii una lastra, ma quando ne acchiappai il bordo superiore questa si mosse. In un attimo realizzai che stavo cadendo e non ce l’avrei fatta più a recuperare. Il masso stava cadendo con me e vidi nettamente sfilarsi il nut che avevo messo, alla base della lastra. Gridai terrorizzato, ma dopo 7/8 metri di volo ero appeso ad una sola corda, l’altra si era tranciata intorno ad uno spuntone. Sembravo tutto intero, anche se dolorante. Mi guardai le mani, le mie moffole erano completamente consumate e avevo il pollice con un grande ematoma viola.
Ci calammo sino alla base e poi agli sci. Il mio compagno era piuttosto seccato di dover rinunciare e così ad un certo punto mi disse con tono determinato “Ti spiace se io torno per il ghiacciaio a Chamonix? Almeno mi faccio la discesa e non perdo la giornata”. Ero costernato così gli dissi di andare, avrei ripreso la funivia e ci saremmo rivisti a Courmayeur. Cominciai a risalire da solo il ghiacciaio, lentamente, perché ero un po’ tutto rotto dal volo. Non c’era nessuno ma prima del Col Flambeaux incontrai due alpinisti. Li salutai frettolosamente ma uno dei due, una donna, si girò. “Maurizio!” Era Annelise, in compagnia di un uomo dagli occhi chiari che non conoscevo. Con Annelise mi ero scambiato qualche lettera perché l’ammiravo ed ero molto attratto ed incuriosito dalle brave alpiniste ma, mi sembra di ricordare, non la conoscevo di persona. Imbarazzato, feci per sganciarmi e proseguire, ma loro mi chiesero dove andassi tutto solo. Allora raccontai loro l’accaduto e come il mio compagno fosse sceso per conto suo a Chamonix.
“Puoi scendere con noi dal Toula”, disse quell’uomo, “noi solo non ti lasciamo”. A quei tempi ero molto timido e cercai di rifiutare il loro invito, ma alla fine fui costretto ad accettare. Scendemmo dal ghiacciaio con gli sci, più di 2000 metri di discesa, che però non mi gustai molto. Ricordo che furono molto gentili con me, come se mi conoscessero da sempre. Una volta a Courmayeur, mi accompagnarono dai carabinieri per denunciare l’incidente ed aspettare il mio amico. I carabinieri mi fecero un sacco di domande e non volevano credere alla mia versione dell’incidente. Più tardi, fui accompagnato all’ospedale di Aosta, dove medicarono le mie ferite.
Quel giorno, da Ivan e Annelise, imparai un cosa banale. In montagna esiste prima di tutto l’altruismo, tutto il resto viene dopo. In un ricordo di Ivan pervenutomi ieri sera, leggo che era un “buono”. Ebbene io lo ricordo così, come una persona che della montagna aveva capito i valori più profondi ed aveva saputo trasmetterli anche a giovani ragazzi un po’ egoisti quale ero io in quegli anni. Allegata alla mail, che ne annunciava la scomparsa, c’era questa foto che gentilmente mi hanno concesso di pubblicare. Ritrae Ivan e Annelise oggi, nello stesso esatto punto in cui li incontrai io quel giorno del 1984. Le coincidenze della vita…"
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Re: Un pensiero per Ivan
Grazie Maurizio.
Non so in quali altri network tu abbia scritto queste belle parole e dove si parli della tragedia.. mi pare che Ivan avesse un figlio.. Tommaso?
Un altro spirito devastato come Gianpiero Motti .. o forse c'era altro in lui che lo ha portato a questa scelta .. guardare la foto con Annelise e rivederlo per Entreves quando partiva o rientrava dai suoi su e giù per i ghiacciai del Bianco, proprio come hai descritto tu è un bel ricordo.
Aveva anche lavorato al restauro della Mole a Torino come responsabile dei lavori acrobatici; mi ricordo una sua intervista.
Non so in quali altri network tu abbia scritto queste belle parole e dove si parli della tragedia.. mi pare che Ivan avesse un figlio.. Tommaso?
Un altro spirito devastato come Gianpiero Motti .. o forse c'era altro in lui che lo ha portato a questa scelta .. guardare la foto con Annelise e rivederlo per Entreves quando partiva o rientrava dai suoi su e giù per i ghiacciai del Bianco, proprio come hai descritto tu è un bel ricordo.
Aveva anche lavorato al restauro della Mole a Torino come responsabile dei lavori acrobatici; mi ricordo una sua intervista.
schen- Messaggi : 715
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Beldar- Messaggi : 531
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Re: Un pensiero per Ivan
su facebook mi stanno facendo nero per il racconto ed in particolare per il mio amico. Ma ho voluto scriverlo lo stesso perchè quella era la realtà nostra. Un comportamento del genere può certo sembrare allucinante a chi non fa alpinismo, ma in montagna o un ambiente depurato dalla formalità della vita quotidiana spesso è così. Non riesco a considerare male il mio amico per quel giorno, non so se avrei agito anche io così, ma di certo anche io ero come lui. Spesso preferivo andare da solo, perchè dei compagni mi importava poco. C'ero solo io e la montagna. Oggi, che tante cose son cambiate anche grazie a quelli come Ivan, prendo atto di com'ero, di come si era, senza ipocrisie...
Re: Un pensiero per Ivan
MauMau ha scritto:su facebook mi stanno facendo nero per il racconto ed in particolare per il mio amico. Ma ho voluto scriverlo lo stesso perchè quella era la realtà nostra. Un comportamento del genere può certo sembrare allucinante a chi non fa alpinismo, ma in montagna o un ambiente depurato dalla formalità della vita quotidiana spesso è così. Non riesco a considerare male il mio amico per quel giorno, non so se avrei agito anche io così, ma di certo anche io ero come lui. Spesso preferivo andare da solo, perchè dei compagni mi importava poco. C'ero solo io e la montagna. Oggi, che tante cose son cambiate anche grazie a quelli come Ivan, prendo atto di com'ero, di come si era, senza ipocrisie...
Bello Mau, il racconto di tanti anni fa e anche quello di "come sei cambiato"
Vigorone- Messaggi : 81
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Località : ...una città multietnica ai piedi delle Alpi!
Re: Un pensiero per Ivan
Non conoscevo Ivan Negro. Nemmeno di nome.
Intuisco, dal riferimento a Motti, che si sia tolto la vita.
D'istinto, leggendo il bel ricordo di Maumau, viene da pensare che gli uomini buoni, altruisti, così come appare nel racconto, siano quelli più destinati a soffrire la vita. Che una più alta sensibilità, quella che ti consente la compartecipazione alle altrui sofferenza, da cui l'altruismo, lo slancio verso il prossimo, sia poi la stessa qualità che ti rende più vulnerabile.
Ma in realtà, non lo so. Mi sto solo facendo un'immagine che con tutta probabilità è solo un luogo comune, cercando di dare un senso a un gesto di una persona che non conoscevo, quando di questo gesto il senso non si riesce a darlo nemmeno quando ti accade vicino. Perché nessuno può stare nella testa di chi ha deciso di morire.
Proprio leggendo tempo fa un articolo su Motti, da intraisass, mi ero segnato una frase con cui terminava l'articolo, una frase riportata da Ivan Guerini: nella vita c'è un punto, non importa a che altezza, giunti al quale si decide inconsciamente di cominciare a morire...
me l'ero segnata perché penso sia molto vera.
Proprio perché penso che sia vera ho enorme rispetto per chi riesce a condurre di propria mano i fili del proprio destino.
Intuisco, dal riferimento a Motti, che si sia tolto la vita.
D'istinto, leggendo il bel ricordo di Maumau, viene da pensare che gli uomini buoni, altruisti, così come appare nel racconto, siano quelli più destinati a soffrire la vita. Che una più alta sensibilità, quella che ti consente la compartecipazione alle altrui sofferenza, da cui l'altruismo, lo slancio verso il prossimo, sia poi la stessa qualità che ti rende più vulnerabile.
Ma in realtà, non lo so. Mi sto solo facendo un'immagine che con tutta probabilità è solo un luogo comune, cercando di dare un senso a un gesto di una persona che non conoscevo, quando di questo gesto il senso non si riesce a darlo nemmeno quando ti accade vicino. Perché nessuno può stare nella testa di chi ha deciso di morire.
Proprio leggendo tempo fa un articolo su Motti, da intraisass, mi ero segnato una frase con cui terminava l'articolo, una frase riportata da Ivan Guerini: nella vita c'è un punto, non importa a che altezza, giunti al quale si decide inconsciamente di cominciare a morire...
me l'ero segnata perché penso sia molto vera.
Proprio perché penso che sia vera ho enorme rispetto per chi riesce a condurre di propria mano i fili del proprio destino.
buzz- Messaggi : 7223
Data d'iscrizione : 25.11.11
Re: Un pensiero per Ivan
Su un quotidiano locale canavesano si ipotizza banalmente che Ivan, titolare di un'impresa, avesse problemi di carattere finanziario e che, come purtroppo ormai molti altri già prima di lui, abbia creduto di non farcela, di non avere via di scampo.
Non ho idea se la cosa possa avere un fondamento.
Con un figlio, devi essere proprio disperato per decidere quel gesto.
Forse io, prima di lasciarlo solo, diventerei anche un rapinatore, un assassino, fuggirei in Madagascar.. non so.. O magari sceglierei di fare proprio come lui.
Discorsi da bar.
Non ho idea se la cosa possa avere un fondamento.
Con un figlio, devi essere proprio disperato per decidere quel gesto.
Forse io, prima di lasciarlo solo, diventerei anche un rapinatore, un assassino, fuggirei in Madagascar.. non so.. O magari sceglierei di fare proprio come lui.
Discorsi da bar.
schen- Messaggi : 715
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Età : 59
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Re: Un pensiero per Ivan
Si anche io, ora qui, non lo farei mai, è talmente una cosa fuori dal mondo... però nessun altro era lui li in quel momento... quindi meglio il silenzio, rispettare il dolore di chi decide di andarsene e di chi lascia qui soli
tocci- Messaggi : 857
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Età : 55
Re: Un pensiero per Ivan
Solo per evitare di far creare più problemi e angosce di quelle che si sono create in questi giorni
1) No, Motti non c'entra niente, e ci mancherebbe.
2) Credo sia opportuno evitare di fare, in un forum Internet, speculazioni sui motivi che hanno spinto Ivan a fare quello che ha fatto. Primo, perchè raramente ci acchiappano con la realtà. Secondo, perchè non vengono lette solo da un piccolo gruppo di amici...
Nota a margine: i funerali di Ivan si terranno a Courmayeur questo sabato alle 14.
1) No, Motti non c'entra niente, e ci mancherebbe.
2) Credo sia opportuno evitare di fare, in un forum Internet, speculazioni sui motivi che hanno spinto Ivan a fare quello che ha fatto. Primo, perchè raramente ci acchiappano con la realtà. Secondo, perchè non vengono lette solo da un piccolo gruppo di amici...
Nota a margine: i funerali di Ivan si terranno a Courmayeur questo sabato alle 14.
lucasignorelli- Messaggi : 2
Data d'iscrizione : 27.03.12
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